martedì 10 novembre 2015

FASSINA CANDIDATO A ROMA ANCHE CON I 5 STELLE?; NUOVA CHIMICA DI ALLEANZE A SINISTRA,OVVERO RIMESCOLAMENTO IN VISTA PER RIPORTARE IN GIOCO UNA "GAUCHE PLURIELLE"?.


  Roma,10/11/15 – (Aps) – Da una nota dell’HuffingtonPost  riportiamo con il beneficio d’inventario le indiscrezioni che seguono.Nascono a proposito della nuova chimica delle alleanze che a sinistra potrebbero essere innescate a seguito della nascita della nuova formazione parlamentare - nata sabato scorso al Quirino – dopo la mini scissione nel Pd ,di non molti parlamentari per la verità,e che tuttavia con Sel danno vita ad un gruppo che è 31 deputati a Montecitorio e di oltre dieci senatori a Palazzo Madama.Non precludo la possibilità di sostenere un candidato del Movimento 5stelle a Roma se sul piano programmatico è più compatibile con la nostra idea di sviluppo di una città (una metropoli come Roma). Vogliamo stare sui programmi". Stefano Fassina, tra i fondatori di Sinistra Italiana, ospite lunedì ad Agorà su Raitre, non esclude l'ipotesi di appoggiare un esponente grillino nella campagna elettorale per il sindaco della Capitale. E, a proposito di una sua candidatura a sinistra ha aggiunto: "Sceglieremo insieme quale è la figura migliore". "Salvini e Berlusconi sono i nostri principali avversari e ieri a Bologna dovrebbe essersi capito perché. Noi vogliamo portare al voto un pezzo largo di popolo democratico che in questo anno e mezzo è stato abbandonato dal Pd", sottolinea ad Agorà.A proposito di una sua candidatura al Campidoglio, Fassina aggiunge: "A Roma ci sono dei problemi molto profondi da affrontare: la drammatica conclusione della Giunta Marino, per responsabilità principale del Pd che non ha consentito neanche una discussione in Consiglio comunale, lascia aperte questioni strategiche. Roma deve ritrovare una vocazione economica: non può più andare avanti coi motori della spesa pubblica o dell'edilizia espansiva. Quindi, insieme a tanti altri stiamo lavorando affinché possa esserci un programma adeguato e a tempo debito parleremo anche delle candidature. Sto pensando di dare una mano a costruire questo percorso, poi sceglieremo insieme quale è la figura migliore che può interpretare il progetto di svolta a Roma. Non si tratta di cominciare dall'alto. Abbiamo visto che anche se trovi un candidato forte che vince le Primarie, se poi non c'è un progetto, una classe dirigente, una squadra, alla fine di sgonfia. Vorrei dire che io non sono stato nominato. A Roma ho fatto le Primarie e col Pd ho preso quasi dodicimila preferenze", conclude.Sarcastico il primo commento di Matteo Orfini, presidente del Pd e ormai ex commissario dem a Rom.”
E’ chiaro che si tratta di prospettive tutte da verificare,intanto nella loro intrinseca sostanza politica.Che influenza potrebbe avere nel Pd una simile situazione che potrebbe ripetersi in teoria anche da altre parti,anche in altre città metropolitane?Che tipo di evoluzione presupporrebbe una siffatta novità che vedrebbe quale elemento coagulante soggetti politici di tutt’altra caratura riformista,gradualista,del tutto distante dalle impostazioni massimaliste ed ondivaghe dei grillini che hanno ispirato sino ad oggi la propria presenza politica a principi poco conciliaboli tra di loro,sia in Parlamento che nel Paese:Anche se negli ultimi tempi essi hanno intrapreso una via forse meno incoerente, e forse anche di maggiore riconoscibilità.Ma la strada è ancora lunga verso un approdo che sia veramente chiarificatore sulle reali intenzioni che si prefigge il Movimento 5S,con Grillo che fa intravedere propositi di abbandono che allo stato dei fatti sembrano tuttavia poco credibili..
Ci siamo però forse incamminati lungo una via che appare che rimane tuttavia secondaria,nonostante la crescita dei consensi che i sondaggi attribuiscono alle liste patrocinate dall’ex-comico genovese.Il discorso centrale rimane evidentemente quello della identità del Pd,quale perno di una rinascita del sistema Italia in termini politico-istituzionali,come in generale ogni ritocco alla un po’ arcaica società civile e della produzione e distribuzione della ricchezza,tanto da ridare al nostro Paese i numeri e le potenzialità che merita in campo europeo e non solo.Ebbene questa identità si è innegabilmente offuscata,dietro una impostazione delle riforme che Renzi sta attuando improntandole più a quel minaccioso “Partito della Nazione” - che era stato individuato ante-litteram nei veri scopi del Patto del Nazzareno – contraddicendo a tutti i valori del solidarismo ed equità propri del new labour in tutte le sue compatibili accezioni con un moderno welfare:certo anche con i suoi necessari costi – piuttosto che ai tradizionali aggiornati principì della socialdemocrazia europea.

domenica 8 novembre 2015

LA NASCITA DI "SINISTRA ITALIANA",COL CONCORSO DETERMINANTE DI UNA MINISCISSIONE PD,DA FORZA AI MALUMORI ANCHE AI PIANI ALTI DEL NAZZARENO.IL PENSIERO SENZA VELI DI BERSANI


APS – Anno XX ( nuova serie ) – n°717 di sabato 7 novembre 2015

IL GIUDIZIO DI BERSANI SUL BATTESIMO A ROMA DI “SINISTRA ITALIANA”:IL CENTROSINISTRA SI FA,CON L’ULIVO,NEL PD/IL GOVERNO VI SI DEVE ISPIRARE
MA LA DOMANDA DI SINISTRA NEL PAESE E’UN FATTO CONSISTENTE, REALE


Roma,07/11/15 –(Aps) Alla vigilia di un evento quale sicuramente è stata la nascita di “sinistra italiana” avvenuta questa mattina Roma al teatro Quirino e che sembra abbia propagato un’onda di malcontento e di avversione verso la politica di Renzi installatori plebiscitariamente al Nazzareno e immediatamente dopo a P.Chigi,sono un ghiotto argomento i malumori manifestatisi anche ad ad alto livello nel partito del riformismo socialista ed oggi accusato senza peli sulla lingua difare una politica alla Berlusconi,cioè di destra.Anche il pensiero,certo non tenero, di P.L.Bersani sul premier e sul suo Governo,il leader del partito-ditta,come viene affettuosamente definito il Pd da lui rimesso in carreggiata dopo la brutta batosta elettorale del 2008,è stato affidato ad un intervista di G.De Marchis su Repubblica:”copia Berlusconi, l'abolizione della Tasi è contro la Costituzione, il Pd isolato e inconsistente,Insofferenza palpabile. Se ne sono anche andati via Fassina e D'Attorre, bersaniani puri”. Potrebbe essere l'avvisaglia di qualcosa di più grosso,invece premette Bersani, non è così. "Se io resto nel Pd non lo faccio perché ho una nostalgica passionaccia per la ditta, per motivi sentimentali. Lo faccio perché senza il Pd il centrosinistra non esiste perciò mi chiedo come fanno altri a pensare di costruirlo fuori dal Pd. La mia idea d'Italia sta qui. E se gli elettori abbandoneranno il partito, temo sia più facile che finiscano nelle braccia di Grillo piuttosto che in quelle di una sinistra che non è nel Pd". Il "suo" Pd è ulivista, di centrosinistra, civico, diverso dal partito pigliatutto che sembra avere in mente il segretario. "Dare un profilo al partito è importantissimo. Lui




pensa di rafforzarsi pescando qua e là, per me è il contrario. Più sei senza identità, più il tuo consenso è contendibile. Penso per esempio all'idea della Lorenzin: a Roma un bel patto trasversale dal Pd a Forza Italia intorno a Marchini. La via maestra per la vittoria dei 5stelle". Della manovra dice che non è il male assoluto. Ci sono cose "positive" e altre negative, a cominciare dal "balletto diplomatico e un po' ipocrita sulla sanità pubblica: duecento milioni sono tagli agli sprechi, dodici miliardi in tre anni sono il colpo di grazia, sparirebbe. Davanti alla salute per me non c'è nè ricco nè povero. Se un pensionato viene costretto a pagarsi la risonanza magnetica spende l'equivalente di due Tasi".Il premier però spiega: non condanno il Pd al suicidio, la sinistra deve abbassare le tasse. La minoranza è il partito delle tasse? "La legge di stabilità non si giudica con gli slogan. Chi sa leggere la manovra, dalla Corte dei conti a Bankitalia all'ufficio parlamentare del bilancio, esprime garbatamente una preoccupazione: oggi si fa una scommessa ardita ma dal 2017 può essere rimesso in discussione il percorso di risanamento. Allora, se vogliamo discutere sul serio, esiste un solo modo per mettere in sicurezza i conti: prendere, nel 2016, almeno un pezzo del programma antievasione proposto dal Nens. Solo così, tra clausole di salvaguardia, sovrastima dei tagli e andamento del deficit, proteggi i conti pubblici".La crescita non basta? "La crescita c'è, anche se a livello embrionale. Ma attenti agli slogan, ripeto, e all'ottimismo. Può diventare pericoloso anche a livello elettorale. Non basta dire: ho portato il bel tempo. Sa che fa la gente quando c'è il sole? Esce, si muove, si mette in libertà, va un po' dove gli pare. Proprio quando le cose prendono la piega giusta non è detto che gli elettori votino chi li ha messi in quelle condizioni favorevoli. In Polonia, che ha una crescita molto più alta, è successo proprio questo. Quindi bisogna rafforzare il proprio profilo, un profilo di centrosinistra. E occorre togliere gli impedimenti alla crescita. Si fa con investimenti pubblici e privati, il lavoro viene solo da lì. L'altro aspetto è la disuguaglianza, quella impedisce la crescita vera. In Parlamento, adesso, rafforziamo ciò che c'è di buono e correggiamo ciò che è sbagliato".C'è del buono, quindi?"Sì".E' una notizia. "L'ammortamento al 140 per cento sull'acquisto dei macchinari è un'ottima idea. Così come il ritorno dell'antico ecobonus. Se aggiungiamo qualche altra misura di questo tipo e la incentiviamo per il Sud, aiuteranno molto".A proposito di disuguaglianza, viene introdotto il fondo per la povertà. "Qualche soldino c'è, chi lo nega. Ma il vero contrasto alla povertà si regge su due gambe: welfare universale ovvero pensioni e salute, e fedeltà e progressività fiscali".Si formerà un'asse contro il governo tra la minoranza e i governatori? "Finora ho assistito a un balletto diplomatico mentre sarebbe giusto raccontare alla gente come stanno le cose: già nel 2016, ma ancora di più nel 2017 e nel 2018, i tagli previsti farebbero saltare il sistema sanitario. E' un punto interrogativo grande come una casa e bisogna uscire dall'ipocrisia".Renzi dice che abolendo la Tasi si aiutano i pensionati non i benestanti. Lei invece parla di misura incostituzionale.

 

 

 

 

 Due mondi lontanissimi. "Ho detto che è contro i valori della Costituzione. Ci vuole progressività: un terzo dei contribuenti quella tassa può pagarla a beneficio di altriinterventi fiscali, come l'abolizione delle imposte sulle compravendite. In ogni caso, non mi piacciono certi slogan. Il centrosinistra non dice meno tasse per tutti. Dice meno tasse perché, a chi e per che cosa. Meno tasse per tutti è uno slogan da anarchismo dei ricchi. Meno tasse ok, ma per dare lavoro. E che le paghino tutti. Non puoi rubare il salario come cantava Pierangelo Bertoli, però non puoi nemmeno rubare agli altri italiani non pagando le imposte".Renzi l'ha sfidata sul contante: vedremo se cambia qualcosa con il tetto a 1000 o a 3000 euro."Il tetto a 3000 euro facilita l'evasione a valle. Mi sembra quasi un insulto all'intelligenza spiegare che non è normale girare con 3000 euro in tasca. Chi lo fa o evade o ricicla. Dice Renzi: ma facciamo le banche dati. E io devo sentire un premier e un ministro del Tesoro che dicono queste cose? Il nero come fa a finire nella banca dati, su".È una manovra di destra allora? "Nell'insieme questa legge ha dentro degli spunti interessanti. Ma bisogna cautelarsi sulle prospettive e puntare di più su investimenti e riduzione delle disuguaglienze".Voterà la fiducia?"Non c'è bisogno della fiducia. Il Parlamento può migliorare la legge. Speranza e Cuperlo hanno presentato le correzioni necessarie".La minoranza non rischia la sindrome del can che abbaia non morde? In fondo l'uscita di D'Attorre e Fassina si spiega anche così. "Riconosco che la nostra posizione debba essere più netta, più visibile ma credo che l'alternativa noi dobbiamo costruirla nel Pd. Non sarò io, ovviamente. Sarà un altro e vedremo chi. L'alternativa è un Pd che non ammaina la sua bandiera, che non fa il partito della Nazione, che costruisce il centrosinistra ulivista, civico, riformista, moderno. Non sono contento, come invece sembra essere Renzi, del fatto che parecchi escano. In loro c'è un pezzo di forza del Pd. Ma ho anche qualcosa da dire a quelli che se ne vanno"Cosa? "Con Fassina e D'Attorre siamo d'accordo su ciò che serve all'Italia. Non serve un partito neocentrista. Loro escono dicendo che vogliono costruire un nuovo centrosinistra. Ma dove? Senza il Pd il centrosinistra non lo fai più. Se il Pd fosse irrecuperabile, quella prospettiva verrebbe cancellata, punto. E se è così la nostra gente va prima da Grillo che nella sinistra nascente".Un bel viatico per il nuovo soggetto che nasce domani... "Non lo dico con inimicizia, anzi spero che ci ritroveremo. Ma la penso così. E non credo che la sinistra nel Pd sia una ridotta indiana".Se arrivano Verdini e altri forzisti può succedere "Per me è impossibile che il Pd perda la sua missione e cioè i suoi veri punti di forza. Pensare che la destra ti faccia fare il suo mestiere è alla lunga illusorio, velleitario. La destra esiste. Esiste ormai in maniera strutturale anche Grillo. Se non alzi le tue bandiere ti disarmi".

 

 

 

 

venerdì 30 ottobre 2015

MENTRE CRESCONO NEL PD MALUMORI E INSOFFERENZE,UN EQUILIBRATO IN= TERVENTO DELGUARDASIGILLI HA FORSE SPENTO LE SCINTILLE ANM DI BARI

APS - Anno XX ( nuova serie ) - n°716 di sabato 24 ottobre 2015 MENTRE CRESCONO NEL PD MALUMORI E INSOFFERENZE,UN EQUILIBRATO IN= TERVENTO DELGUARDASIGILLI HA FORSE SPENTO LE SCINTILLE ANM DI BARI Roma,24/10/15 – (Aps) - “Le brutte nubi addensatesi sul rapporto politica-giustizia con le parole di Sabelli ieri a Bari sono staste forse diradate dall'intervento del Guardasigilli Orlando questa mattina al Congresso Anm.Questo perchè Il ministro è uno dei più attenti e scrupolosi custodi del principio di reciproca indipendenza tra Esecutivo e Magistratura ed uno dei più attivi garanti,nel Governo,di tali principi.Detto questo,naturalmente è sempre tutta da costruire una relazione ottimale tra questi due poli.Per la luinga parentesi che ci sta alle spalle del berlusconismo derlla sua sua pretesa distorsiva e di impunità,per illungo cammino che resta ancora da fare nel campo della Giustizia in Italia.Ma forse da Bari oggi sono arrivati segnali di incoraggiamento ad andare avanti e migliorare lo stato delle cose,come si è potuto ascoltare dalle parole del Guardasigilli.”Abbiamo riportato,virgolerttato,il giudizio espresso da Antonio Ciampaglia – sul suo blog – a conclusione della seconda giornata dei lavori del congresso dei magistrati italiani nel capoluogo pugliese.Vero è che domani domenica è atteso dal palco del Teatro Petruzzelli anche l’intervento di un altro esponente di governo.Della Ministro Boschi che rappresenta la più fedele immagine del Presidente del Consiglio Renzi, in visita inimportanti Paesi dell’America latina.Proprio per queste ragioni è verosimile che le parole di Maria Elena Boschi non debbano alterare il profilo ministeriaie che si è sforzato oggi disegnare – con la sua conosciuta precisione e coerenza – il Ministro della Giustizia Orlando.Il fatto è che l’inatteso “siparietto” apertosi, quasi nella distrazione generale,all’Assise dell’Associazione nazionale Magistrati,è frutto di due fattori.Uno appartiene,come suole anche dirsi,ad una orgogliosa,forse anche puntigliosa, rivendicazione di una prerogativa della classe magistrale che all’ombra della male interpretata “supplenza” svolta in molte occasioni che – l’esempio più eclatante è per tutti Mani Pulite - si ripetono dai magistrati giudicanti ed inquirenti a fronte di un vistoso ritardo se non di una “latitanza” degli organi dello Stato:purtroppo quelli politici in testa a tutti gli altri.Questa,checchè se ne dica,è la linfa che alimenta il senso di superiorità,di distanza, davanti ai provvedimenti legislativi che vanno a toccare in qualche maniera o per qualche aspetto,il “modus operandi” dei magistrati medesimi.Dalla responsabilità civile dei giudici,ai più disadorni aspetti delle ferie giudicate,e non senza fondamento, eccessive della “categoria”(quarantacinque giorn!) sino a tutti gli aspetti normativi veri e propri della Giustizia italiana che va ammodernata alla luce dei proincipoi di civiltà giuridica di cui rivendichiamo poi perentori la primogenitura,e che va corretta ed emendata dalle troppe manomissioni esercitatevi dai governi del centro destra berlusconiano all’insegna del motto “tutti impuniti,tutti liberi.e giuù con prescrizioni brevi anzi brevissime,stabilite su misura per sfuggire ai rigori della legge,quando questa veniva a che a fare- ed accadeva non di rado con esponenti di primo piano di quei governi,e giù continuando.Uno dei compiti che dovrebbe essere assolto – in maniera completa e tempi possibilmente brevi – è proprio questo “repulisti” della normativa messa ispirata “ad personam “ ed a tutta la vecchia classe politica che avesse avuto necessità di servirsene.Ecco,nascono da qui molti punti di frizione tra Governo,Parlamento e Magistratura, la quale quando può lancia qualche segnale ben mirato all’indiririzzo del Governo.Giudicato severamente per il ritardo nell’assolvere al suo compito. E veniamo al punto chiave di questo pericoloso bisticcio che riattizza il fuoco sotto la cenere tra politica e giustizia. Il quale a giudizio non tanto dei magistrati nelle loro riunioni, unitarie o correntizie,ma di molti osservatori politici interni ed internazionali,che finiscono per far proprie le riserve su non pochi aspetti del programma di lavoro del Governo e del Partito di Matteo Renzi.Viene chiamata, anche a questo riguardo,in causa l’ispirazione”neo-centrista”del Premier italiano che notoriamente vagheggia una acquisizione dei voti di quello che a suo tempo fu un ricco serbatoio di consensi per il Cavaliere e per il centro-destra,con il che viene spiegato anche il prosieguo degli armeggiamenti attorno a Patti vecchi o nuovi del Nazzareno.Sarebbe questo in altri termini il vero volto del cosiddetto “Partito della Nazione” di cui vagheggia Renzi.Già ma conquistati i voti che già furono del berlusconismo, il “giovane ex-sindaco fiorentino” potrebbe perdere i voti della sinistra.Vale a dire quelli della “ditta” e del grande arcipelago sindacati,apparati scuola e pubblico impiego che sono stati sempre in buona parte lo zoccolo duro del Pd. Che c’entra,dite voi,tutto questo con i magistrati che battono il piedino – anche le mani – contro il governo,con il revisionismo di destra di marca blairiana,con le sconosciute “terze vie” di cui si blatera inutilmente da anni .C’entra,c’entra.Poichè tutto si tiene;anche quando a prima vista non c’entrerebbe!

mercoledì 14 ottobre 2015

LA MATTINA DEL GIORNO DOPO/IL TITOLO DI UNA CANZONETTA DOLCIASTRA BUONO ANCHE PER LA NOSTRA EPOCA?NO:LA DIFFICOLTA' A FOTOGRAFARE LA CONTRADDITTORIA REALTA' DEL PAESE

mercoledì 14 ottobre 2015 LA MATTINA DEL GIORNO DOPO Roma,14/10/15 – Sembra un titolo da canzonetta,e può anche esserlo.Certo si presta poco a fotografare la situazione attuale che dopo lo “storico” voto del Senato sulla propria decisiva autoriforma, mostra per intero l’Italia nelle sue luci ed ombre.Renzi ha ragione,dal suo punto di vista, di esultare per l’ambito traguardo raggiunto.Di aver portato cioè a conclusione la prima fase,decisiva - che ha scritto finalmente le regole di questa riforma,seppure un po’ pasticcita per la vertità e pure veramente attesa dagli italiani.Non sappiamo se desiderata altrettanto - ma sospettiamo di no - dal ceto politico tradizionale che si è dovuto piegare alla pesante novità.In compenso questo passaggio parlamentare a Palazzo Madama ha potuto far anche registrare la tenuta dell’armistizio un po’ fragile all’interno del Pd e che temiamo possa riproporsi nelle sue coflittualità, che,come abbiamo avuto modo di osservare,hanno estesi confini, e potrebbero perciò ripresentarsi.in altre prossime occasioni. Insomma:”cornuti e mazziati”,Sarebbe proprio il caso di dirlo,pensando al pendolo delle esaltazioni e dei rancori dopo il voto di ieri del Senato.Se non vi aggiungessimo tuttavia un altro dato.Quello dell’arresto del Vice-Governatore Mantovani(FI) edi altri due altri suoi complici nell’ennesima inchiesta sulla sanità lombarda che vede allo stato indagati una trentina di persone,tutte sospettate di implicazioni in questo altro colossale malaffare che attorno alla salute dei nostri concittadini lombardi si è sviluppato in questi ultimi anni.Del resto non era pensabile che Roma potesse detenere tutto per se lingombrante primato di Mafia Capitale,attorno al quale ha cominciato a ruotare più vorticosamente il già precipitoso tracoloo della sindacatura di Ignazio Marino.Sino ai recentissimi episodi del suo viaggio da “imbucato” – come si è scoperto, nessuno lo aveva invitato – al seguito di Papa Francesco negli Usa;e con lo scandalo degli scontrini “dubbi” nelle spese di rappresentanza, con la carta di credito con la Lupa capitolina in possesso del suddetto sindaco Marino.Ecco,se questi episodi – Senato riformato e nuova pessima immagine dell’Italia delle autonomie ( sotto la Madonnina come sotto il Cupolone !) – potessero sovrapporsi a somma zero,bè potremmo tirare un sospiro di sollievo.Ma invece. QUANDO A TORINO C’ERA LA FIAT/L’ESPERIENZA OPERAISTA NELLA STORIA DELL’ITALIA POSTFASCISTA/ UN VOLUME ED UN RICORDO DI ADALBERTO MINUCCI NELL’INCONTRO DELLA FONDAZIONE OPERAIA, AAMOD Roma,14/10/15 –(Aps)- A Roma, in un incontro promosso dalla Fondazione per il Movimento Operaio Democratico – tenuto questa sera presso la sede della Fondazione stessa in via Ostiense 106 – è stata ricordata l’opera di giornalista e politico sempre impegnato in prima linea(Unità,Rinascita,Avvenimenti;,le sue inchieste sull’universo Fiat con tutto quello che rappresentavano i fatti ed i fermenti politici cui il mondo della grande fabbrica torinese diede vita;la sua esperienza di dirigente di vertice nel Pci,prima alla Stampa e Propaganda,poi alla Cultura,membro della Segreteria di Botteghe Oscure dove fu chiamato dallo stesso Berlinguer.Parlamentare per più legislature,Adalberto Minucci ha portato e diffuso le doti del suo sapere politico,accompagnate dalla grande apertura umana che sapeva manifestare con tutti i suoi numerosi interlocutori.Un vasto e significativo percorso insomma,che i partecipanti all’incontro – Diego Novelli,Alfiero Grandi,Vincenzo Vita,coordinati da Paolo Cioli – hanno esaurientemente posto in evidenza.La manifestazione si è avvalsa anche del contributo delle immagini del documentario di A.Ceste,con una interessante testimonianza di Emilio Pugno,sindacalista Fiom e parlamentare.Il volume dedicato ad Adalberto Minucci – edito da Editori Riuniti –ha il titolo di per se eloquente,”Quando a Torino c’era la FIAT”..

domenica 4 ottobre 2015

SCONTRO A PALAZZO MADAMA SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE( SENATO) /CAMBIANO GLI SCHIERAMENTI,S'ACCRESCE LA CONFUSIONE,NONOSTANTE IL FRAGILE ARMISTIZIO INTERNO NEL PD

APS – Anno XX ( nuova serie ) –n°714 di mercoledì 30 settrembre 2015 LA BATTAGLIA IN CORSO PER LA RIFORMA COSTITUZIONALE:IL SENATO/ CAMBIANO LE ALLEANZE MA,NONOSTANTE IL FRAGILE ARMISTIZIO INTERNO NEL PD,CRESCE LA CONFUSIONE. Roma,30/09/15 –(Aps) –Al centro della giostra a Palazzo Madama è sempre il Presidente Grasso che, da uomo prudente, misurato qual è, finisce per essere il bersaglio di tutti gli strali polemici delle opposizioni – Cinque Stelle,Lega Sel in primo luogo –e delle spinte e pressioni di Palazzo Chigi e della maggioranza.Su di Lui infatti vengono esercitate le loro esplicite sollecitazioni,come già accaduto assai di recente dinanzi ad altri contrastati esami di provvedimenti da parte delle due Camere.Proprio nel loro pieno esercizio,in questo momento, di quel bicameralismo che si intende eliminare nelle procedure di legislazione,ovvero di ridurre drasticamente.E’ proprio questo del resto l’oggetto dell’art.1 della riforma del Senato che verosimilmente domani aprirà l’infocato confronto sul testo dell’importante modifica dell’ordinamento costituzionale. A Grasso si guarda perciò per tutte le decisioni rimesse ai poteri e responsabilità del Presidente della nostra Camera Alta che – se tutto andrà in porto secondo gli incontenibili voleri del Premier – starebbe vivendo proprio in queste settimane uno dei suoi ultimi momenti di “massima gloria”.E non c’è dubbio che la fine bicameralismo – a parte le smanie e le insofferenze del Premier e Segretario Pd – è oggettivamente un traguardo di progresso e modernità per le nostre massime istituzioni.Diverso il discorso sul metodo piuttosto confuso se non pasticciato secondo il quale Renzi ha sin qui proceduto.Prima all’ombra del discusso patto del Nazzareno con Berlusconi – che era sembrato subito un azzardo, troppo arrischiato.La scelta di Mattarella per il Colle – riconosciuta a Renzi come forse la migliore mossa azzeccata dall’exSindaco fiorentino, dalla sua tuttora recente apparizione nel firmamento politico nostrano – aveva avuto come diretta conseguenza la disdetta del patto stesso ad opera di Berlusconi,che cercava e cerca – forse inutilmente ed anche un po’ ormai stancamente – la via per fermare la continua emorragia dei resti di Forza Italia – Poi,l’incoraggiamento, da parte sempre di Renzi,alla costruzione di una una cerchia di alleati nuovi (ed anche d’antan:.vedi Verdini ed il suo gruppo in Parlamento) che però attizza malumori e sospetti in chi nel Pd sta seguendo con crescente timore i “concludenti” passi di Renzi verso quel “Partito della nazione”,il suo distacco od indifferenza verso il Pd e la classe politica che lo ha guidato e rappresentato in tutti questi anni.Insomma ,anche la recente Direzione democrat ha lasciato perplessi i più,non solo gli esponenti della cosiddetta “minoranza dem”,ma anche quell’area dialogante della ditta che non ha voluto sinora frapporre ostacoli all’iniziativa seppure alquanto spericolata del Prermier.Tirando le somme la conclusione è insomma sempre la stessa.Il distacco di Renzi e del suo programma riformista da una impostazione di sinistra.La rottura anche vivace con il mondo sindacale in generale,la scuola,il pubblico impiego e così via, che sono stati da sempre il punto di riferimento del Pd e delle sue antiche radici riformiste,nelle varie accezioni dell’aggregato democrat..Si chiami post-comunista,o socialista,cattolico democratico,con tutti i distinguo che si vogliano e che condividiamo circa il superamento dell’ideologismo.Ma non confondiamo le carte in tavola.La socialdemocrazia di piena impronta europea, che accetta le ragioni di un mercato regolamentato,inquadrato in una dimensione rigorosamente sociale,che non snobba(né butta alle ortiche) le forme consolidate di welfare,soprattutto per chi ha meno,per gli esclusi,non può abbracciare la tesi del “partito buono per tutti”,che non ha più suoi valori specifici,che non ha un suo popolo.Sappiano, Renzi e compagni, che questi sono limiti invalicabili.Tutto questo non è affatto tornare ad un socialismo d’antan(che neppure ha fatto sempre ottime prove) ,alla vecchia “ditta” con le eroiche compagne in cucina alle feste dell’Unità.I tempi,certo,sono cambiati.Ma non così tanto,da giustificare” tutta un’altra storia”.Che poi forse neppure ci appartiene.

mercoledì 23 settembre 2015

MA A CHI O A COSA SERVONO LE MEZZE RIFORME DI RENZI ?

APS – Anno XX (nuova serie) – n°713 di venerdì 18 settembre 2015 MA LE MEZZE RIFORME DI RENZI A CHI O A COSA SERVONO? Roma,18/09/15 –(Aps) - Nel suo blog della scorsa settimana,Antonio Ciampaglia scriveva:“ma insomma le “mezze-riforme” di Renzi - pasticciate oltre il lecito,promozionate a piè spinto in tutte le occasioni e pure più - a quale logica rispondono ? A porre fine ai 70 anni - ed ancor prima,in fasce o quasi - di attesa che ci hanno accompagnato sino ad oggi,direttamente dalla nascita della Repubblica ?Sarebbe bello se fosse vero,ma è soltanto una favola cui non credono neppure i più patiti supporter dell'ex-sindaco fiorentino.Lenta od inefficace che sia ,o tutte e due assieme,l’immane carico di dissesto che si può oggi vedere nello stato di fatto oltre che normativo del Paese-Italia,catastrofico fin che si vuole, non si può neppure addebitare a tutta la classe politica italiana,dell’intero arco costituzionale(questa volta si può dire).Sulla riforma del Senato, sul famoso art.2. sull'elettività indiretta con cui si vorrebbe spezzare le gambe non già al bicameralismo - su questo saremmo tutti d'accordo! - ne tappare la bocca ai tanti falsi profeti dell'antipolitica,ma semplicemente eliminare un altro contrappeso all'assai incerto equilibrio istituzionale che si sta disegnando dopo il varo della legge elettorale "maggioritaria" dell'Italicum E tutto il resto del programma riformatore di Renzi ?Con la Rai rimessa sotto l'ombrello dell'abominevole legge Gasparri , con il Jobs Act,con l'eliminazione della tassa sulla casa per tutti ,modesti lavoratori e ricchi possidenti con maxi case di prestigio nel cuore delle grandi città.Una vera distorsione della filosofìa non solo socialdemocratica di sgravare il lavoro, non il patrimonio.E potremmo come è ovvio continuare con l'elenco.L'annotazione è sempre la stessa.Manca una logica di corretta articolazione statuale nel rispetto pieno, integrale della democrazia.Men che mai troveremmo una logica di sinistra,di ispirazione socialdemocratica.Bè,quello è troppo,Andiamo!” Bisogna onestamente convenire che un tale giudizio,contenuto sinteticamente nel post citato, non fa una grinza; può essere semplicemente integrato dal rimanente elenco delle “sofferenze” che nonostante le riforme o riformine di Renzi affliggono tutt’ora il “Paese do’ sole”(anche troppo se combinato ai dissesti idrogeologici che ne conseguono spesso!).E’ vero anche – e possiamo concordare su questo con Renzi:il Premier non ci chiami gufi,per cortesìa ! – che oggi abbiamo però l’opportunità di godere di segnali ancora timidi di una “ripresina” che pure c’è, che avviene da noi come in parecchi altri Stati dell’eurozona.La differenza che da noi sono accompagnati da una piccola tempesta,di tensioni sociali,il pubblico impiego,la scuola con il mondo dei sindacati(di cui è giusto ridiscutere il ruolo,gli ambiti di intervento perché non diventino un partito politico come ha indotto in un primo momento a pensare la cosiddetta”coalizione sociale” di Landini) di cui dalle altre parti non v’è traccia se non a livello disputa politico-culturale forse.Certo il futuro è poi gravido di incognite. Detto di Renzi e del suo stupefacente Partito – che a molti di noi un po’ interessa,che ne dite? – tutto il male ed anche tutto il bene possibile,resta un interrogativo grosso quanto una casa,come si dice,o quanto un grattacielo.Che ha significato l’irruzione di Matteo Renzi sulla nostra scena politica e quali concrete prospettive comporta per il nostro Paese che aspira giustamente anche a crescere di peso in Europa,nel Mediterraneo,sulla scena internazionale?Anche perché in fondo gli italiani non sono peggio degli altri.Un bel dibattito per i Congressi democrat avvenire,per le Leopolde e non solo.Sugli interrogativi che ha portato il renzismo in tutte le sue accezioni,di metodo e di sostanza.Occorre proprio parlarne:bene,approfonditamente,una volta per tutte.

lunedì 14 settembre 2015

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Pagina Web dell’agenzia Aps,commenti politici,che si stampa ininterrottamente da 20 anni.Osservatorio attento dei fatti e della evoluzione della politica.Nella presente era “post-ideologica”essa può apparire in controtendenza rispetto a mode superficialmente innovative.Anche verso la cultura politica occidentale(dalla liberaldemocrazia alla socialdemocrazia)ovvero verso il crescente fronte del progressismo nei continenti emergenti.Promotore ne è Antonio CIAMPAGLIA: giornalista Rai di”lungo corso”,ultimo direttore del Gr3;già Vicario di Rai international,notista politico,con prolungata esperienza nei Gr eTg. Politologo ed editorialista,senjor della Stampa parlamentare,presiede il Centro Studi Iespe.

sabato 8 agosto 2015

L'INFATIC ABILE MARCIA DEL PREMIER MATTEO RENZI / VERSO QUALE TRAGUARDO ?

APS – Anno XX ( nuova serie ) – n°712 di venerdì 31 luglio 2015 L’INFATICABILE MARCIA DI MATTEO RENZI / VERSO QUALE TRAGUARDO ? Roma,31/07/15 – (Aps) – L’infaticabile marcia del condottiero del Governo ed anche del Partito Pd, Matteo Renzi prosegue imperterrita per quel che riguarda la determinazione del duce supremo,anche se ostacoli, e neppure piccoli,non mancano davvero ,ad impreziosire il cammino politico-parlamentare dei singoli provvedimenti,E’ proprio di quest’oggi l’episodio che ha fatto mancare il supporto della maggioranza governativa dalla quale si era sfilata la pattuglia dei dissenzienti dem unitisi alle opposizioni,con il risultato di modificare in una parte essenziale il ddl sulla Rai.Ma Renzi,come dicevamo,marcia dritto sulla sua strada,con l’ausilio di soccorritori vecchi e nuovi,pronti a sorreggere il programma sempre traballante,e contraddittorio,delle cisiddette riforme di sistema.Le quali ogni giorno di più mostrano il fianco alle critiche anche le più moderate di chi ben altro si sarebbe aspettato da questo maldestro e pasticciato ruformismo renziano. Rinviato,come ormai ufficialmente conclamato,alla ripresa di settembre delle due assemblee legislative,le cosiddette riforme costituzionali – cui è assimilata la legge dell’Italicum che in molti dentro e fuori della maggioranza hanno una gran voglia di rimetterci le mani per eliminare almeno le più vistose discrasie che i testi,frettolosamente assemblati nei precedenti passaggi parlamentari,mettono in buona evidenza.Ma la legge del “tutto si tiene” offre una rete di salvataggio che il Presidente del Consiglio mette assieme giorno per giorno,non esclusa un’altra regola aurea per proteggere il suo cammino.E’quella di “inventarsi un nemico al giorno”,dietro la quale il nostro si mette al riparo anche in queste sfarfugliate missioni all’estero.Da quella – capitata oltremnodo inopportuna,come abbiamo già avuto modo di osservare,nella sua impostazione ecumenica,diciamo così – nel tormentato scacchiere israelo-palestinese,con le due visite “pastorali” a Tel Aviv e Gerusalemme,proprio all’indomani dello storico accordo di Vienna sulla "pax iraniana" che ha fatto partire in quarta il leader israeliano Netanyau,con la sua “offensiva contro” che svilupperà dalle prossime settimane negli Usa,a cominciare dall’Onu per finire proprio nei circoli più influenti statunitensi.Insomma con la deliberata intenzione di condizionare Obama in questa sua vittoriosa missione sullo scascchiere internazionale. Tornando ai fatti politici interni ed alla deliberata speranza del Premier Renzi di non arretrare nel suo programma di riforme di impostazione “centrista” – il Partito della Nazione resta sempre la sua massima aspirazione.Anche se ogni giorno di più cresono gli ostacoli sul terrenp interno,nel Pd ed in campo parlamentare,nonostante la nascita della pattuglia parlamentare dei “nenciniani” continui ad alimentare la "fiducia" per una ripresa del Patto del Nazzareno,congeniale al suo disegno centrista.Questo non toglie tuttavia che, pallottoliere alla mano, un po’ di conti bisognerà farli per l’impegnativo passaggio al Senato,rinviato a settembre,del contrastato ddl costituzionale che riforma in senso non elettivo la nostra Camera Alta.Ma è veramente questo che chiede la Ditta – la quale continua a mandare segnali di forti malumori – e con essa larghi settori parlamentari,anche quelli che in soccorso di Renzi erano più meno sempre prontamente arrivati?

venerdì 24 luglio 2015

LA "STORICA"INTESA DI VIENNA SULLA FINE DELLE SANZIONI ED IL BLOCCO NUCLEARE PER 10 ANNI A TEHERAN PUO' CREARE LE PREMESSE DI UNA PIU' SALDA STABILIZZAZIONE NEL M.O.?

VENERDI 24 LUGLIO 2015 APS – Anno XX ( nuova serie ) – n° 711 di giovedì 23 luglio 2013 L’INTESA STORICA DI VIENNA SULLA FINE DELLE SANZIONI ED IL BLOCCO NUCLEARE PER 10 ANNI A TEHERAN DEVONO FAVORIRE UNA FASE NUOVA IN M.O. Roma,23/07/15 – (Aps) –La missione israelo-palestinese del nostro Presidente del Consglio,Matteo Renzi,all’indomani dello “storico” accordo di Vienna dei giorni scorsi - e della preannunciata campagna demolitoria,che sta scaldando i motori prima del suo atteso avvio,da parte del Leader israelita,Netanyau,potrebbe forse aprire – e speriamo davvero di no - nuovi motivi di instabilità nel panorama assai preoccupante del vicino Oriente.Il quale rimane caratterizzato da profondi motivi di insicurezza,da fibrillazioni che si originano dagli scompensi sempre accentuati tra regioni a sviluppo avanzato ed aree in preda a sanguinosi capovolgimenti,come avviene sul quadrante medio-orienatale con le nuove più temibili forme della violenza jhadista,del Califfato nero dell’Isis- su una base che appare più diffusa,militante, e partecipata, che ha preso ancora più rozzamente il posto della micidiale potenza di fuoco del quaedismo di Bin Laden e dei suoi luogotenenti.Basta ricordare la terribile strage dell’11 settembre 2001 a New York e nelle altre città simbolo degli Usa. E’vero che Putin e la Federazione russa a tutt’oggi da lui saldamente guidata appaiono più che altro alla ric erca di un nuovo punto di equilibrio per la strategìa del Cremlino nel più complesso ed articolato gioco sulla scacchiera mondiale.E’ vero che continuano – ed oggi più di ieri – ad intrecciarsi le ragioni dell’espansione economica e commerciale con quelle del dominio politico strategico sullo scenario internazionale.come sembra altrettanto vero che forse la Russia post-sovietica è obbligata ad ammorbidire almeno in prospettiva la propria linea delle relazioni con l’Occidente.La recentissima intesa commerciale-nucleare (graduale riduzione delle sanzioni,blocco decennale nella produzione di uranio arricchito da parte del’Iran) dei partners ovest-europei con Teheran rappresenta senza dubbio una svolta significativa nei rapporti con l’importante cerniera persiana, nei confronti di tutto il Medio-Oriente in permanente fibrillazione. Un capitolo a se rappresenta lo sblocco - dopo svariati decenni - delle relazioni tra Cuba e gli Usa ed il cui merito va iscritto indubbamente in questa assai intensa e proficua fase finale del doppio mandato del Presidente americano Obama alla Casa Bianca.Dopo le non poche delusioni e gli ostacoli non tutti ben preventivati dinanzi ai quali, un po’ inaspettatamente, si è si è trovato in questi ultimi anni il primo Presidente nero degli Stati Uniti Il bilancio complessivo di questo suo doppio mandato va ancora più compiutamente annotato. Certo è sin da ora che l’opera di Obama alla White Home potrà rappresentare il fondamento su cui quella parte (prevalente) del popolo yanchee animato da ambizioni di progresso,e non solo per la grande Nazione americana,potrà costruirvi sopra la piattaforma di una nuova più estesa partnership destinata a guidare il mondo globale di domani.Con il contributo decisivo – chissà – del nostro Continente.Sempre che sappia intendere e realizzare per tempo le ragioni del futuro comune.
APS - Anno XX ( nuova serie ) – n°710 di venerdì 17 luglio 2015 L’EUROPA DEL QUASI GREXIT OVVERO DELLA SUA MASSIMA FRAGILITA’ISTITU= ZIONALE/DIFFICILE ORMAI L’IPOTESI DI UNA RIFONDAZIONE POLITICA DELL’UE Roma,17/07/15 – (Aps) – Non è che non si fosse a conoscenza della crisi greca,di tutti indistintamenti i suoi parametri, largamente al di sotto dei livelli minimi di recuperabilità.Tutti sapevano, a Bruxelles e non solo, che per non cadere definitivamente nel buco nero del default c’erano poche vie da percorrere che non fossero quelle della solidarietà verso la ipercelebrata Atene e la luce della tradizione multimillenaria che da essa ancora promana.Una solidarietà che magari si fosse discostata quel tanto o quel poco che bastava dalle regole contabili dell’ austerity cui sono state ancorate, occhiutamente, le sorti dell’Europa e della sua crescita.La vera vittima di questa inclinazione “rigoristica” che ha trovato nella locomotiva Germania ed in altri intransigenti Paesi del Nord dell’Unione i paladini più risoluti.E’ un discorso – questo della contrapposizione non conciliabile tra crescita ed austerity,tra rigore dei conti e necessità di agganciare al treno dello sviluppo anche quei vagoni più o troppo sbuffanti,come è appunto la Grecia oggi. Aldilà dei dati tecnici – che nessuno vuole evidentemente ignorare anche nel momento in cui se ne chiede una valutazione un tantino più generosa – la crisi greca,l’avventura di Syriza guidata da Tsipras - che nessuno è riuscito veramente a comprendere all’interno del quadro di riferimento politico sociale della penisola ellenica,referendum compreso - è stata la cartina di tornasole di un punto delicato di svolta di questa Ue che vediamo sempre più diversa dagli ideali dei Padri fondatori. Non è tanto,ma è anche quello,il destino della piccola Grecia nell’ambito europeo comunitario.Certo è che attorno al passato weck-end hanno preso corpo immagini e fantasmi che avremmo voluto non vedere nell’Europa delTerzo Millennio:L’egoismo degli Stati – quelli più forti e che stanno dettando legge alla traballante costruzione a ventotto Stati, quanti attualmente compongono la Ue – che ha preso il sopravvento su ogni altro principio di comprensione e solidarietà che la Grecia di un Tsipras disperato e frastornato veniva a chiederci.Per fortuna l’Italia è stata con la Francia uno dei pochi Paesi Ue che ha dato ascolto a questa richiesta di aiuto che ci veniva da Atene.E’ forse servita soltanto ad evitare il peggio,vale a dire anche la burla dell’”uscita a termine” dall’Euro.Come lo scolaretto somaro costretto per punizione a star dietro la lavagna.Tutto questo non può appartenere ad un’Europa che vuole essere comunitaria,solidale;che vuole parlare con una sola voce sulla scena internazionale.Allora bisognerà considerare che il capitolo Grecia ha aperto uno squarcio allarmante sul futuro del Vecchio Continente,,sul sogno o l’ambizione che molti continuano a coltivare di farne una incarnazione all’altezza dei compiti che all’Europa sono richiesti all’alba di questo Millennio. “ROMA 643111”:TITOLO-ENIGMA DEL VOLUME DI LAVOLPE(DirettoreTG2,etc)?NO: PERCHE’DISVELA I MOLTI SEGNI POSITIVI DELL’ABORRITA LOTTIZZAZIONE RAI Roma,17/07/15 –(Aps)- Presentazione alla Feltrinelli alla Galleria Colonna – con un panel di presentatori di tutto rispetto:dal Dg Rai Gubitosi,al Preside della Fac.di Comunicazione della Sapienza Morcellini,all’editorialista del Corriere Paolo Franchi, che ha pure moderato l’incontro,sono intervenuti tra gli lo “storico” Dg della Rai dell’era fanfaniana,Ettore Bernabei,vero ideatore della lottizzazione politica alla Rai,perché questa potesse aspirare l’humus dei fermenti nuovi che percorrevano il Paese.Il libro di La Volpe che al di là del titolo apparentemente enigmatico(643111) – credo attribuibile ad una battuta di Bettino Craxi per sintetizzare la formula di ripartizione politica in Rai delle caselle operative più importanti – centra con sicurezza un obbiettivo che è l’assunto del taccuino(“di un giornalista lottizzato”):eccetto casi - davvero non esenti - vistosamente distorcenti,la lottizzazione nella Rai trai partiti di governo od appartenenti alla cosiddetta solidarietà nazionale(rigorosamente nell’arco costituzionale dalla Dc al Pci.al Psi,ai partiti minori Psdi,Pli,Pri) ha rappresentato un fenomeno decisamente positivo.Ha saldato il Paese a quella che è stata – ed in parte lo è ancora –la principale industria culturale nazionale,attraverso un tramite,i partiti,citati dalla Costituzione proprio in questo ruolo di raccordo.A giudicare dal folto e qualificato uditorio alla Feltrinelli, La Volpe ha fatto sicuramente centro rispetto al bersaglio che si era prefisso nel metter assieme il suo Taccuino.Il libro è edito da EiR(Editori internazionali riuniti),pagg199,E14,00.

L'EUROPA DEL QUASI GREXIT OVVERO DELLA SUA MASSIMA FRAGILITA'ISTITUZIONALE/DIFFICILE ED IMPEGNATIVA L'IPOTESI DI UNA RIFONDAZIONE POLITICA DELLA UE

Venerdì 24 luglio 2015 APS – Anno XX ( nuova serie ) – n° 711 di giovedì 23 luglio 2013 L’INTESA STORICA DI VIENNA SULLA FINE DELLE SANZIONI ED IL BLOCCO NUCLEARE PER 10 ANNI A TEHERAN DEVONO FAVORIRE UNA FASE NUOVA IN M.O. Roma,23/07/15 – (Aps) –La missione israelo-palestinese del nostro Presidente del Consglio,Matteo Renzi,all’indomani dello “storico” accordo di Vienna dei giorni scorsi - e della preannunciata campagna demolitoria,che sta scaldando i motori prima del suo atteso avvio,da parte del Leader israelita,Netanyau,potrebbe forse aprire – e speriamo davvero di no - nuovi motivi di instabilità nel panorama assai preoccupante del vicino Oriente.Il quale rimane caratterizzato da profondi motivi di insicurezza,da fibrillazioni che si originano dagli scompensi sempre accentuati tra regioni a sviluppo avanzato ed aree in preda a sanguinosi capovolgimenti,come avviene sul quadrante medio-orienatale con le nuove più temibili forme della violenza jhadista,del Califfato nero dell’Isis- su una base che appare più diffusa,militante, e partecipata, che ha preso ancora più rozzamente il posto della micidiale potenza di fuoco del quaedismo di Bin Laden e dei suoi luogotenenti.Basta ricordare la terribile strage dell’11 settembre 2001 a New York e nelle altre città simbolo degli Usa. E’vero che Putin e la Federazione russa a tutt’oggi da lui saldamente guidata appaiono più che altro alla ric erca di un nuovo punto di equilibrio per la strategìa del Cremlino nel più complesso ed articolato gioco sulla scacchiera mondiale.E’ vero che continuano – ed oggi più di ieri – ad intrecciarsi le ragioni dell’espansione economica e commerciale con quelle del dominio politico strategico sullo scenario internazionale.come sembra altrettanto vero che forse la Russia post-sovietica è obbligata ad ammorbidire almeno in prospettiva la propria linea delle relazioni con l’Occidente.La recentissima intesa commerciale-nucleare (graduale riduzione delle sanzioni,blocco decennale nella produzione di uranio arricchito da parte del’Iran) dei partners ovest-europei con Teheran rappresenta senza dubbio una svolta significativa nei rapporti con l’importante cerniera persiana, nei confronti di tutto il Medio-Oriente in permanente fibrillazione. Un capitolo a se rappresenta lo sblocco - dopo svariati decenni - delle relazioni tra Cuba e gli Usa ed il cui merito va iscritto indubbamente in questa assai intensa e proficua fase finale del doppio mandato del Presidente americano Obama alla Casa Bianca.Dopo le non poche delusioni e gli ostacoli non tutti ben preventivati dinanzi ai quali, un po’ inaspettatamente, si è si è trovato in questi ultimi anni il primo Presidente nero degli Stati Uniti Il bilancio complessivo di questo suo doppio mandato va ancora più compiutamente annotato. Certo è sin da ora che l’opera di Obama alla White Home potrà rappresentare il fondamento su cui quella parte (prevalente) del popolo yanchee animato da ambizioni di progresso,e non solo per la grande Nazione americana,potrà costruirvi sopra la piattaforma di una nuova più estesa partnership destinata a guidare il mondo globale di domani.Con il contributo decisivo – chissà – del nostro Continente.Sempre che sappia intendere e realizzare per tempo le ragioni del futuro comune.

sabato 4 luglio 2015

LA"SUSPENCE" PER IL REFERENDUM GRECO METTE IN QUESTI GIORNI LA SORDINA AGLI ALTRI TEMI INCOMBENTI IN ITALIA ED IN EUROPA/TORNATO IN EDICOLA IL QUOTIDIANO DI GRAMSCI "L'UNITA' :GARANTIRA'LA RIPRESA DI UN DIBATTITO PLURALE NEL PD?/

Sabato 4 luglio 2015 APS – Anno XX ( nuova serie ) – n°709 di venerdì 3 luglio 2015 LA “SUSPENCE” PER IL REFERENDUM GRECO METTE IN QUEST GIORNI LA SORDINA AGLI ALTRI TEMI INCOMBENTI SU ITALIA ED EUROPA. Roma,03/07/15 – (Aps) – Non è un caso di ordinaria amministrazione quello tra Grecia ed Unione Europea che ha trascinato i diciannove paesi dell’eurozona in una prolungata ed estenuante “querelle”,la cui posta assai alta in gioco era:salvare o non salvare il Paese della Polis e della democratia dal fallimento – il famoso default, sentito centinaia di volte in queste settimane – cui i conti ancora assai sballati del neo Premier Tsipras ed un programma di riforme, assai lacunoso se non evasivo, sembravano accompagnarlo.La conclusione non poteva non essere, come accaduto nei giorni scorsi,che la fine di ogni dialogo tra le due parti( i greci contro i diciotto della controparte),che veniva suffragata anche dalla minacciosa arma brandita dal governo di Atene di portare questa domenica alle urne i cittadini ellenici per farli esprimere con un sì od un no,difronte alla linea fissata da Bruxelles. Oggi, alla immediata vigilia del referendum,sembra facile poter dire che – qualunque sia l’esito delle urne che dai sondaggi sembrerebbe attaccato ad un testa a testa serratissimo - anche nel caso di un sì alla Ue che dovesse giungere domenica sera da Atene,i rapporti tra Grecia ed Europa sembrano destinati a restare incollati ad un difficilissimo cammino,pieno di dure prove e sacrifici per i cittadini dell’Ellade. Forse il caso Grecia avrà anche messo più approfonditamente in discussione la linea dell’austerity,del rigore contabile che le burocrazie comunitarie si sono esercitate al applicare ai bilanci ed ai conti finanziari degli Stati membri.Forse però da lunedi qualche verità in più sarà pure emersa sulla direzione di marcia che la Unione degli Stati europei dovrà pure affinare,rivedere.Sempre laddove ne esistano le precondizioni. TORNATA IN EDICOLA L’UNITA’ / FONDATA NEL 1921 DA ANTONIO GRAMSCI POTRA’ OGGI SERVIRE AL PD PER RILANCIARE UN PROFICUO E PLURALE DIBATTITO INTERNO? Roma,04/07/15 – (Aps) – Perché sia il nostro un partito in cui “non sia uno solo a comandare” come è stato ripetuto spesso in questi giorni nel Pd ,e non solo nelle interne polemiche. Dove tuttavia di cose ne sono state dette anche parecchie,ma a difettare sono stati i fatti,le azioni pratiche.In questo senso reprimende più o meno severe sono venute in questi ultimi tempi anche da personaggi autorevoli ma oggi fuori della mischia,come Alfredo Reichlin,non più tardi di pochi giorni fa,alla convention delle minoranze di sinistra.Questa la premessa, per dire che il ritorno nelle edicole del glorioso quotidiano comunista fondato da Antonio Gramsci nel 1921 è stato accolto con generale soddisfazione – e non poteva che essere così – soprattutto da quella vasta fascia del partito che ha un minimo di memoria storica .Per ricordare che L’Unità – assieme a L’Europa che è stato il secondo assai giovane fratello ad affiancarsi alla gloriosa testata gramsciana – è stata in prima linea nel dare linfa e vita all’esperienza dell’Ulivo e successivamente del neonato Pd che ha aperto subito grandi speranze all’avventura del riformismo democratico nel panorama politico italiano.Messo subito da Veltroni nel giusto binarioi del partito “a vocazione maggioritaria” nessuno vorrà dimenticare che il neonato partito della socialdemocrazia italiana di stampo europeo – detto così in qualche senso per semplificare – tocco’ al suo battesimo elettorale del 2008 quasi quota 34 per cento. Il Pd – reduce oggi dal bel insperato traguardo del 41% alle europee di un anno fa,si trova però nel bel mezzo di una fase di difficile passaggio,come hanno ben evidenziato le recentissime elezioni regionali ed amministrative dove i simboli del partito di Renzi hanno trovato inattesi ostacoli e difficoltà in un clima di ripresa dell’astensionismo e dell’antipolitica.Le strutture periferiche hanno palesato quasi ovunque segni di sfibramento,Come controprova della scarsa cura dedicata all’aggiornamento ed alla verifica della vecchia “ditta” che evidentemente meritava proprio una attenzione diversa,anche o soprattutto da Renzi e dai nuovi vertici insediatisi al Nazzareno.Non è mai troppo tardi; se c’è la volontà e l’intelligenza di capire dove e come intervenire.Anche a questo potrebbe servire la nuova Unità appena riapparsa nelle edicole e nei circoli Pd.

domenica 28 giugno 2015

NULLA DI FATTO NEL NEGOZIATO ATENE-BRUXELLES/VERSO IL REFERENDUM SU CONTROPROPOSTA UE,DUBBIO IL CONSENSO A TSYPRAS/CRONACHE DI UN LOGORAMENTO DEL QUADRO POLITICO:RENZI FURBO O INTELLIGENTE?

Lunedì 29 giugno 2015 APS – Anno XIX ( nuova serie ) - n°708 di lunedì 29 giugno 2015 COME PREVISTO,NULLA DI FATTO NEL NEGOZIATO GRECIA- UE/IL REFERENDUM NON CHIUDE UN DISCORSO CHE VA TENUTO APERTO PER ATENE E PER L’UE Roma,29/06/15 – (Aps) -Vigilia,agitata e densa di preoccupazioni per l’ora X che sta per scattare in Grecia dove forse potrà partire alla fine di questa stessa settimana il referendum brandito,come ultima arma di pressione, da Tsipras dinanzi ai suoi interlocutori Ue a Bruxellex ed agli altri componenti della ex-Troika(Fondo Monetario Internazionale,Bce,e la stessa Unione europea),tutti maldisposti ad accogliere le proposte, considerate inaccettabili, del Governo di Atene.Si attendono di ora in ora le notizie dalla capitale greca circa gli effetti sulla assai malferma struttura dell’economia e e della finanza elleniche dopo la rottura determinatasi a Bruxelles.Un esito che purtroppo andava via via prefigurandosi sulla base di un presupposto.Vale a dire la declaratoria di immodificabilità delle proposte ateniesi destinate ad avviare una difficilissima uscita dalla attuale bancarotta.A complicare le cose – per Tsipras,Syriza, ma non solo – ci sono già da ieri le notizie di un consistente orientamento maggioritario dei cittadini ellenici a bocciare il piano di salvataggio governativo,giudicato del tutto insufficiente a Bruxelles e per questa ragione respinto quindi dalla Ue.Se così effettivamente evolvessero le cose ad Atene e dintorni si aprirebbero scenari ulteriormente preoccupanti per l’avvenire del popolo greco che ha già conosciuto una dittattura militare nei lustri passati,cui ha fatto seguito un ritorno assai flebile alla democrazia – nel pieno senso del termine – ed un assetto pubblico-istituzionale che mostrava abbondanti falle da tutte le parti.La fiammata del socialismo di lotta e di governo – che Tsypras ha voluto rappresentare in questi ultimi tempi – ha mostrato subito le pesanti contraddizioni e lacune di una “filosofia” di governo,diciamo così,che usa ignorare mezzi e risorse su cui far leva per possibili riforme.Il Ministro delle finanze di Atene, Varufakis,con tutte le sue eccentricità che ha voluto incarnare, è stato un po’ l’emblema di di questa insufficienza di sistema.Economicamente la Grecia non è certo una grande potenza,anzi,Ma Atene rappresenta storicamente,culturalmente,il simbolo,la culla della democrazia cui l’Europa,l’Occidente hanno continuato a guardare nei secoli.Ed è anche per questo che il discorso sulla Grecia in Europa,nel mondo, non può fermarsi oggi e quì . CRONACHE DI UN LOGIORAMENTO DEL QUADRO POLITICO CHE COINVOLGE LO STESSO PD /IL DIBATTITO:RENZI E’PIU’ FURBO O PIU’ INTELLIGENTE ? Roma,29/06/15 – (Aps) - Cronache di un logoramento del quadro politico.Frutto non solo delle tensioni e degli strappi - che forse si potevano anche evitare o quanto meno limitare - all'interno del Pd.Ma anche ed in prevalenza delle insofferenze di molta parte dell'opinione pubblica su cui Leghisti e M5S si esercitano,senza freni o riguardi, in prove generali di opposizione di piazza.Ovvero di una improbabile ricomposizione di una alternativa di governo priva di tutto fuorché di logori slogan demagogici. Ma non solo.Perchè Interrogarsi,più che semplicemente parlare,sull'intelligenza di Renzi ? Questo il punto di svolta nel dibattito politico in corso.Può non essere poco! Ieri,ieri l’altro, all'Assemblea della minoranza Dem col severo intervento di Reichlin ;cui è seguìto Scalfari con l'intervista a Sky 24.Il dibattito politico in Italia si è spostato dunque sull'intelligenza di Renzi che soccombe alla sua furbizia.E' l'indubbio segno di una svolta che caratterizza il quadro generale in Italia,dove Matteo cerca come al solito.ma parecchio più faticosamente,di portare avanti il suo programma di riforme.Riforme le quali tutte danno la stura a diffusi malcontenti.Dalla scuola - ultima in ordine di tempo,col voto di fiducia di giovedì a Palazzo Madama - al Jobs Act,,all'Italicum,alla Riforma del Senato e via dicendo,il malumore sembra crescere assieme al calo dei consensi che ripetuti sondaggi vanno evidenziando a favore di Renzi e del "suo"Pd.Altro segnale di allarme - per Renzi e per il Paese,anche se il Premier fa la mossa di non darsene pena - è la crescita del dissenso nel Pd.Dove le minoranze, riunite in un'unica assemblea, danno finalmente qualche ancora troppo flebile segnale di riscossa.Insomma,ci sono abbastanza ragioni per cominciare a parlare della intelligenza di Renzi oltre che della sua astuzia e simpatia.Ma non c’è da chiedersi se questo cambio di spartito non sia anche un segnale di allarme per il futuro di quella che un anno e mezzo fa era partita – sia pure con qualche “strasfalcione” istituzionale e di etichetta – come una grande nuova stagione per una socialdermocrazia di stampo europeo che l’Italia non aveva avuto il bene di conoscere se non al governo locale di comuni e comunelli, di Toscana ed Emilia, e poche altre piccole isole amministrative sparse quà e là per lo Stivale,quasi sempre al Nord.E la conferma di questo miracoloso vaticinio era arrivata alla fine di maggio dello scorso,con le elezioni europee.Il Pd sfiorava quota 41%.40,8,per la precisione.E’ stato quello in fondo lo spartiacque che ha diviso in due il corso dell’avventura renziana al Nazzareno ed a Palazzo Chigi.Di Leopolda in Leopolda il modernismo del nuovo Pd renziano ha cominciato a mostrare qualche sbrego o qualcosa di più rispetto alla liturgìa della Ditta,quella di Bersani, del 25% ,con la quale tuttavia – c’è chi osserva – oggi Renzi governa più o meno comodamente.Il fraintendimento centrista(il Partito della Nazione)non poteva e non può portare lontano.E sempre che non si ignori del tutto lo zoccolo duro,del popolo della sinistra,della Ditta,o comunque lo si voglia chiamare.

giovedì 18 giugno 2015

DOPO LE REGIONALI ED I BALLOTTAGGI DI DOMANI IL PD SI PREPARI AD UN'ANALISI MENO UMORALE DEL VOTO E DEI FLUSSI ELETTORALI

APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n° 707 di sabato 13 giugno 2015 DOPO LE REGIONALI E DOPO IL BALLOTTAGGI DI DOMANI IL PD SI PREPARI AD UN’ANALISI MENO UMORALE DEL VOTO E DEI FLUSSI ELETTORALI Roma,13/06/15 – (Aps) – Lo scenario del post-voto regionale ed amministrativo – e nel= l’attesa non priva di preoccupazione dei ballottaggi di domani,Venezia in testa ma non solo – non sembrano aver modificato più di tanto gli umori,diciamo meglio le intenzioni del Premier e Segretario Pd,Matteo Renzi.Lo si è visto alla Direzione notturna del Partito,di lunedì,dedicato all’analisi del voto certo non gran che confortante .”Nessuno può dire che abbiamo perso con sei regioni su otto – ha detto lunedì notte il Premier – confermate”.Vero anche questo,ma ci sarebbe da dire che la Liguria – area simbolo del vessillo rosso della sinistra da lungo tempo piantatovi,con tutti i valori e le immagini legate alla storia recente di quel territorio,dalla Resistenza alla ferma contrapposizione al terrorismo,alle Brigate Rosse – è stata ignominiosamente persa.Compensata,è vero, dalla conquista della Campania dove l’affermazione di De Luca è stata però accompagnata e seguita da una scia di polemiche poco edificanti sulla cosiddetta impresentabilità dei candidati. Specie se poi eletti al massimo scranno regionale,come è appunto avvenuto – al di là del merito delle contestazioni – con l’ex-Sindaco di Salerno,Vincenzo De Luca. Al di là anche degli umori,sono tuttavia le intenzioni del giovane Premier democrat quelle che destano le maggiori preoccupazioni.Manifestatosi un anno e mezzo fa come una cometa abbagliante nel cielo piuttosto cupo e spento dello star system politico italiano,siamo stati sempre sostenitori – entro i limiti possibili – che ad una stella nascente,in un Paese come il nostro così bisognoso di una una netta inversione di rotta rispetto alle pigre,opache anche ambigue cadenze di una liturgìa di goverrno che con il berlusconismo ci aveva portato a sciupare i frutti del boom e della crescita dei decenni precedenti.Sembravano i segnali per far ben sperare per l’Italia.Per questo,nonostante certe “arditezze” in talune non marginali riforme targate Renzi – dal Jobs Act,alle riforme costituzionali(ma il Senato non elettivo portava in nuce una contraddizione),alla legge elettorale,che oltre la mancanza assoluta di preferenze a disposiziodell’elettore,sembrava eccessivamente ritagliata sulle previsioni ottimistiche del confezionatore – nonostante tutto ciò siamo stati inclini al lasciapassare dinanzi alla sua frenesìa del fare e del fare presto.Anche se la “precipitazione” portava magari con sè un po’ di approssimazioni e di in sufficienze in più. Oggi però a sentire da Renzi – come è accaduto nella relazione di lunedì in tarda serata, al Nazzareno – che “i numeri ci sono”;che se “non va bene potete sfiduciarmi”;che se il Renzi2 non va bene,si può tornare al Renzi1 – si resta piuttosto interdett e preoccupati. Occorrerà forse fare un po’ di conti daccapo,assemblando tutti i dati utili,dall’astensionismo,in crescita,alle flessione netta dei consnsi Pd alle europee dello scorso anno,ai costi ed ai perchè del frazionismo della sinistra dem.Rispondendo anche o soprattutto alla domanda se l’ondata nuovistica trascinata da Matteo risponde realmente ad attese e prospettive di una fascia assai alta di elettorato.Quella che ha votato i simboli e le suggestioni di una socialdemocrazia europea che nel nostro Paese avrebbe ancora da compiere un lungo ed impegnativo percorso. LA SINISTRA RIFORMISTA ONORA LE RADICI DEL SUO IMPEGNO POLITICO/L’AN= NIVERSARIO DI MATTEOTTI / TRENT’ANNI DALLA MORTE DI BERLINGUER Romas,13/06/15 – (Aps)-L’assassinio di Giacomo Matteotti – leader socialista che si oppose con coraggio e determinazione al disegno liberticida del fascismo – venne ucciso dagli emissari neri il 24 giugno del 1924.La ricorrenza è stata ricordata anche quest’anno con celebrazioni svoltesi presso le due assemblee parlamentari,con cerimonie cui hanno dato vita le fondazioni che ai martiri ed esponenti del socialismo riformista ispirano la propria azione.Il Capo dello Stato Mattarella ha indirizzato un proprio significativo messaggio.Il senso delle riflessioni espresse dal Presidente della Repubblica ne4ll’anniversario della scomparsa di Matteotti si possono sintetizzare in un concetto ben evidenziato da Mattarella nel suo intervento.Il martire socialista – egli ha detto – non conobbe la democrazia come pratica attuazione nel proprio Paese.Ma a distanza di oltre novant’anni dalla sua morte l’Italia ricorda il sacrificio di Giacomo Matteotti come valore fondante della nascita della democrazia nel nostro Paese.Altrettanto ha fatto la Presidente della Assemblea di Montecitorio,Boldrini,in una cerimonia,presente la nipote del Martire socialista La tragica scomparsa di Enrico Berlinguer – uno dei più amati capi comunisti italiani – avvenne a Padova,a seguito di un malore nel corso di un comizio che stava pronunciando nella città veneta nel 1985.In trent’anni è rimasto vivo e prondo il legame che uni Enrico Berlinguer non solo ai militanti dell’allora partito comunista,ma – si può ben dire – all’intera comunità dei cittadini e di tutto il ceto politico del Paese,dell’intero arco dei partiti antifascisti.Berlinguer è passato alla storia politica del nostro Paese come principale sostenitore della questione morale nella vita pubblica italiana,elevandolo così al ruolo di costruttore di una democrazia da far nascere sul concorso di tutte forze politiche e della società.Legate alla prospettiva di un moderno Stato sociale e diritto che non avesse più avanti a se inciampi ed intrecci nascenti dalla illegalità.La questione morale,appunto,nella vita pubblica italiana.

domenica 7 giugno 2015

UN RISOLUTA BONIFICA A ROMA PER MAFIA CAPITALE//GLI ALTRI INTERROGATIVI CHE INTERPELLANO RENZI ED IL PD DOPO IL POCO BRILLANTE RISULTATO DELLE REGIONALI

Sabato 6 giugno 2015 APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n°706 di sabato 6 giugno 2015 DALLA RISOLUTA BONIFICA DI MAFIA CAPITALE A TUTTI GLI ALTRI INTERROGATIVI CHE INTERPELLANO RENZI ED IL PD DOPO IL NON BRILLANTE ESITO DELLE REGIONALE Roma,06/06/15 – (Aps) – La seconda devastante ondata di “Mafia capitale “ è giunta per tempo,per così dire,a salvare Renzi dall’assedio dei tanti interrogatvi che interpellano l’uomo nuovo del Pd,dopo il deludente – che tale è stato - risultato elettorale regionale di domenica scorsa.II secondo più fragoroso tempo, esploso tre giorni fà,nell’inchiesta del Procuratore di Roma Pignatone sul malaffare diffuso nell’amministrazione locale (Comune e Regione)lascia ormai pochi margini al Partito di Renzi ed ai suoi stessi massimi esponenti nelle istituzioni territoriali (indirettamente chimaati in causa in “Mafia Capitale”) per non far fronte ai propri doveri di risanamento.Nello stile dei rapporti con le centrali della corruzione che svelato ramificazioni insospettabili.Un risamento che potrebbe con molte probabilità arrivare sino ad un commissariamento dello stesso Campidoglio.E’ certasmente quanto di peggio si potesse pensare dinanzi alla ondata demagogica e moralistica del Movimento % Stelle che ha dimostrato,nel voto di domenica scorsa,una capacità pressocchè intatta di di far breccia nei punti più attaccabili.Un ritorno alle urne,a caldo, sulle vicende romane e laziali non potrebbe non favorire le pretese populistiche del Movimento di Grillo. Ma andiamo al punto centrale,al 5 a 2 delle regionali di domenica scorsa, ed al sostanziale arretramento delle liste del Pd che hanno pagato il prezzo dell’usura ed anche delle pigre abitudini delle strutture locali del partito,per di più sottoposte, come in Liguria,all’erosione - - rivelarasi,tardivamente forse,poco contenibile - di una sinistra interna che sotto la guida Cofferati-Civati è riuscita,con una lista alternativa( quella di Pastorino,chiaramente di disturbo) è riuscita a portare via quella fetta di voti che hanno consentito al canidato unitario di Forza Italia e della Destra, alla men peggio consorziate,di portare via la riconquista della Regione alla candidata ufficiale del Pd,Paita.Brutto colpo per la Liguria e per i democrat ,per la sinistra riformista di sempre, che avevano sempre fatto di quella regione un proprio vessillo simbolico.Dalla Resistenza sino al blocco della pericolosa estesione negli anni ’70 della sanguinaria offensiva delle Brigate Rosse.Si ricorderà la barbara uccisione dell’esponente sindacale Rossa. Quando si dice i corpi intermedi,come il sindacato,la funzione essenziale da essi sempre disimpegnata nella necessaria interlocuzione tra le parti sociali,le rappresentanze politiche le istituzioni,come avviene in Europa, in tutti i paesi di avanzata democrazia.In questa nostra più affannata democrazia non possiamo però farci irretire da incerti e sperimentali “nuovismi” poco ortodossi e di cui più prima che poi siu finisce per pagare un prezzo forse troppo salato. Questo per un verso che investe assieme il sociale e l’economia,le relazioni industriali,etc, etc.Ma l’elenco è lungo e non può non comprendere il Jobs Act,con tutte le novità – da sottoporre a seria sperimentazione,quanto meno – in materia di legislazione contrattuale in campo lavoristico e che ha creato le prime non marginali frizioni con le centrali sindacali,Cgil ed Uil in primo luogo.Frizioni propedeutiche al clima di ostilità che si registra oggi tra sindacati e Governo.Senza parlare di riforme istituzionali e legge elettorale che benchè approvate,come l’Italicum, in entrambi i rami del Parlamento non hanno evitato di produrre effetti e reazioni pesanti, come si è visto domenica scorsa in Liguria. In conlusione,è lecito dire che è arrivato per Matteo Renzi il momento di scegliere.Siamo tutti d’accordo,in premessa,che è e resta necessario un impulso nuovo a questa straordinaria risorsa che il Pd rappresenta,per la democrazia italiana,a fronte del lunghi anni di inerzia e di sfregi all’immagine dell’Italia,ad opera di un CentroDestra senza ritegno e senza pudori.Basta però con il nuovismo d’accatto,con il Partito della Nazione buono per tutti gusti,consono semmai ad una idea di grande Centro.Se siamo consapevoli di muoverci,di agire nell’era della globalizzazione,non possiamo ignorare che il riformismo democratico deve avere,il suo popolo,i suoi valori,gli obbiettivi ed i programmi nei quali riconoscersi in ogni momento.Bisogna riconoscere ed ascoltare le voci del pluralismo interno,senza iattanza.Guardare la community del Partito nelle sue articolazioni territoriali;sentire i lamenti della gente,degli amministrati,non consentire che vi si annidino pezzi perversi di un affarismo – e un eufemismo forse – che può arrivare,come è accaduto a Roma,a speculare(un tanto a testa) sui poveri e negletti migranti. Un attenzione sul territorio avrebbe forse evitato il caso Liguria(persa dal Pd) od il caso Campania(conquistata alla Destra) con le coplicazioni e la scarsa limpidezza che tutti conoscono.Chissà,forse anche in Veneto si sarebbe potuto evitare la così dura batosta che è arrivata in testa alla Moretti.

domenica 31 maggio 2015

UNA VIGILIA ELETTORALE AD IMPATTO IMPRESENTABILITA'/TENSIONI E POLEMICHE NEL PD ATTORNO ALLE TARDIVE CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA/UNIFORMARE LA NORMATIVA IN MATERIA ANCHE CON LA SEVERINO

SABATO 30 MAGGIO 2015 APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n° 705 di sabato 30 maggio 2015 UNA VIGILIA ELETTORALE AD IMPATTO DI “IMPRESENTABILITA’”/TENSIONI E POLEMICHE NEL PD ATTORNO ALLE TARDIVE CONCLUSIONI DELLA COMM.AN= TIMAFIA/CORREGGERE ED UNIFORMARE LA NORMATIVA ACHE CON LA SEVERINO Roma,30/05/15 – (Aps) – A poche ore ormai dall’apertura dei seggi per il voto regionale ed amministrativo di numerosi comuni grandi e piccoli che in coinvolgono in totale una popolazione di circa ventidue milioni di cittadini,conviene rispettosamente attendere l’esito degli scrutini.Questi inizieranno nella serata stessa di domani,subitp dopo la chiusura dei seggi alle ventitrè.Eccettuati i comuni della Sicilia dove si è preferito lasciare in vigore ancora per questa consultazione la doppia giornata di votazioni,sino a lunedì alle 15.Soltanto alcune considerazioni da cui non possi amo esimerci e che in ogni caso non influiranno sugli orientamenti degli elettori,ancora il giorno prima della manifestazione del voto. Non c’è alcun dubbio che il clima di questa vigilia appare influenzato da tensioni di questi ultimissimi giorni,non solo per l’obbiettivo contrasto che vede opposti alla maggioranza governativa del Pd e di Renzi gli altri movimenti che anima l’ondata populista ed antieuropea che anche in Italia fa gonfiare le vele di quel genewrico ribellismo che nasce poi dalle conseguenze della crisi economica e da tutte le altre strozzature di antica data del nostro sistema amministrativo pubblico,dei diristti a livello locale come e sdoprattutto in sede nazionale.il dato caratterizzante di questa opposizione – M5S dfi Grillo e la nuova Lega di Salvini,non più secessionista ma con forte impronta nazionalistica e con il preciso distintivo antisolidaristico verso l’ondata immigratoria che il nostro Paese deve fronteggiare.Si può dire quotidianamente,in attesa che il programma di cooperazione europeo,della Ue,su questo terenno si manifesti organicamente.E purtroppo i primi segnali che ci sono arrivati non sono del tutto incoraggianti,a conferma delle preoccupazioni e dei dubbi sulle prospettive dell’unità politica del Vecchio Continente che in tanti appuntamentie scadenze tarda a farsi viva. Ma la scossa più forte che è arrivata sul clima della vigilia elettorale,è stata, come si sa, quella del verdetto – reso noto soltanto all’ora della pausa pranzo di venerdì - della Commisione parlamentare antimafia investita – ope legis – della definizione della lista dei cosiddetti “impresentabili” nelle liste per le Regioni chiamate al voro (Liguria,Veneto,Toscana ,Marche,Umbria,Campania,Puglia),oltre le altre amministrazioni locali da rinnovare.Il caso più eclatante – pur nella consistente pattuglia di nomi segnalati per la loro inidoneita,ben dodici in Campania(nove del centrodestra) e quattro in Puglia – è subito emerso quello del candidato governatore del Pd per la Campania,Vincenzo De Luca.Gli strali che nello tesso Pd si sono immediatamente indirizzati verso la Presidente della Commisione Antimafia suddetta,Rosy Bindi,accusata in sostanza di aver tirato un colpo mancino al Pd stesso ed al suo tentativo di recupero della Regione stessa,dopo l’era Bassolino,non possono tuttavia impedire che vengano approfonditi metodi procedure e sostanza della materia che rende lecita la pronuncia di “impresentabilità”.A far chiarezza su tutta la materia vi concorrono una serie di elementi.Essi vanno da una consonanza con l’altra più famosa legge Severino(quella che ha decretato la decadenza senatoriale di Berlusconi e la sua incandidabilità per un periodo di sei anni ),ad una più precisa determinazione dell’imputazione ovvero della condanna “pronunciata” per un reato qualificante al fine degli obbiettivi e della ratio che ispirano la legge medesima.La concitazione dell’ultima ora hanno creato non poca confusione ed anche un bisticcio che potremmo dire normativo da risolvere e superare in tempi rapidi. Le reazioni che davvero non sono mancate nel Pd – ed in entrambe le direzioni,pro e contro la Bindi,soprattutto - la dicono lunga sul nuovo dibattito che si aprirà trai democrat ed indipendentemente dagli esiti elettorali .Potrebbe anche essere una positiva occasione per ridimensionare certe asprezze nei rapporti interni che hanno già prodotto i primi guasti e che invece potrebbero ancora essere riassorbiti in una proficua ricerca di un dialogo unitario tra le componenti.Facendo anche chiarezze su certe “impazienze rinnovatrici” di cui il Premier-Segretario si è fatto interprete sin dasl primo momento del suo avvento al potere nel Pd,con la vasta consacrazione avuta dalle primarie del dicembre 2013.Tenendo anche bene a mente che non “si sfonda” la centro se non si consolida la fascia elettorale che è lo “zoccolo duro” – i ceti formativi,la scuola e poi il sindacato,unico o plurimo che sia - del riformismo socialista del Pd.Che talvolta,in congiunture di crisi, può anche potuto aver dato al Partito un piccolo 25%;ma che non si è mai distaccato dalla sua connotazione fondativa originaria.

lunedì 18 maggio 2015

INTRALCI E RILANCI NEL CAMMINO DEL GOVERNO RENZI/TRA MUGUGNI E PROTESTE IL RIMBORSO DEI MANCATI ADEGUAMENTI PENSIONISTICI

Lunedì 18 maggio 2015 APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n° 704 di lunedì 18 maggio 2015 TRA INTRALCI E RILANCI IL PERCORSO DEL GOVERNO RENZI. E’ LA VOLTA DEL RIMBORSO,TRAI MUGUGNI, AI PENSIONATI DECRETATO DALLA CORTE COSTITUZIONALE Roma,18/05/15 – (Aps) – Questa è la volta del rimborso ai pensionati delle fasce più deboli, del blocco degli adeguamenti fissati dal governo Monti nel suo primo decreto Salva Italia,che è stato deciso qualche settimana fa dalla Consulta.Per un bilancio come quello del nostro Paese che ha avuto ed ancora ha il suo bel da fare per riportare a livelli accet= tabili dai Trattati europei il rapporto deficit-Pil,la decisione della Corte Costituzionale è piovuta come fulmine a ciel sereno - si fa per dire naturalmente - sulla testa di Renzi e del suo Governo.Matteo Renzi, con la consueta irruenza che lo distingue, sia pure immerso tra le non poche né lievi grane che lo circondano(lo strappo nel Pd che si è materializzato col voto contrario a Montecitorio di ben sessantuno deputati che si sono espressi contro l’Italicum) ha ritenuto di aver trovato la quadra, secondo il gergo introdotto nel linguaggio parlamentare da un esponente che era e rimane non proprio un purista come Bossi .Con l’aggiunta di una scorciatoia non proprio insignificante per il rimborso ai pensionati.Che ,secondo i calcoli fatti dal Premier e dalla sua squadra ministeriale. ammonterebbero a quattro milioni Almeno quelli nelle fasce più deboli di rimborsabili,con un assegno previdenziale lordo sino a 3mila euro mensili.L’operazione rimborso, così limitata a questa fascia di “fortunati”, porta ad un esborso di oltre due miliardi di euro per un rimborso “un tantum” che gira attorno ai cinquecento euro;in casi più ristretti sale attorno o sopra i settecento euro.Ma – fanno notare già da Palazzo Chigi – un rimborso più pieno e generalizzato avrebbe toccato cifre di vero dissesto per il nostro pubblico Erario:circa 18 miliardi di euro,insopportabili in un quadro finanzanziario ispirato al risanamento a breve dei conti dello Stato. Laddove non arrivano i calcoli ragionieristici dei bravi tecnici ministeriali arrivano tuttavia le inquietudini e le rimostranze dei pensionati esclusi; o che si ritengono comunque beffati dall’irrisorietà del “rimborso”.Soprattutto di sindacati e parti politiche che oltretutto sono stati sempre lo “zoccolo duro” dell’elettorato del Pd.Un partito dal quale per la prima volta cominciano a prendere le distanze.Se non a mostrare anche all’interno del Pd la loro insofferenza e contrarietà verso scelte opinabili, che sembrano compiute in nome di una malintesa “modernità” che a sua volta si richiama a Blair,all’ex Cancelliere socialdemo= cratico Schoereder,scomodando anche Clinton e molti altri capi del progressismo mondiale.Il che in tempi di globalizzazione neppure guasterebbe,se non portasse qualche sconquasso anche in ambiti che ai tempi d’oggi sono attraversati da molti dubbi ripensamenti.Come accade nel campo dell’Internazionale socialista che non vive attualmente uno dei suoi momenti più felici.Ne trova in generale motivi di grande soddisfazione nella situazione politica dei principali paesi europei dove – attanagliati dallo psicodramma che è divenuta la prospettiva futura della unità del vecchio Continente – i partiti ispirati alla socialdemocrazia non sembrano godere di grande favore.Vedi i recentissimi esiti del voto nel Regno Unito.In Italia,nonostante lo sconcerto di una partenza troppo “a razzo”,con Renzi era sembrato andar meglio.Ed alle europpe del maggio scorso il Premier e Segretario Pd si era potuto vantare di un “quasi 41%” che era certo un bel risultato,e non solo per l’Italia e non solo per il “campo socialista”,come suol dirsi.Poi è venuta a farsi sempre più strada quell’idea del “Partito della Nazione”, che fa pensare a molte cose,che t’interroga e ti fa capire che forse c’entra poco,molto poco,con la socialdemocrazia di stampo europeo.Che sì,è certo,il Partito della Nazione non ci può, né ci deve interessare.

sabato 9 maggio 2015

LA SCONFITTA LABURISTA E LA CRISI DELLA SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA/MA IL VECCHIO CONTINENTE HA PIU'CHE MAI BISOGNO DELLA SOCIADEMOCRAZIA PER SALVARE IL DESTINO DELLA UE

SABATO 9 MAGGIO 2015 APS - ANNO XIX ( NUOVA SERIE ) - N°703 di SABATO 9 MAGGIO 2015 Roma,09/05/15 - (Aps) - La sconfitta laburista alle elezioni di ieri l'altro giovedì nel Regno Unito segnala una situazione che non concerne soltanto l'appannamento dell'astro socialdemocratico nell'intera Europa.Fatta eccezione per l'exploit italiano alle scorse europee di maggio dello scorso anno - il 41%,un risultato inusitato sino a quel momento per le liste socialiste che fortemente inorgoglì il Premier e Segretario del Pd Matteo Renzi,fresco di insediamento a Palazzo Chihi come al Nazzareno(la sede del Partito) - lo scenario dell'Europa non è gran che incoraggiante per i partiti socialdemocratici e laburisti che non riescono a superare la china.Hanno ovunque o quasi posizioni di primo piano,ma generalmente come principale opposisitore dei governi imperniati sull'altro partito competitore.In altri casi - vedi la Germania della Cancelliera Merkel - sono in governi di coaliazione,come a Berlino,assieme al più forte partito cristiano-cattolico guidato appunto dalla Cancelliera.Abbiamo citato il risultato delle elezioni inglesi di per sé sufficientemente emblematico del trend di equilibrio trai due principali partiti di un bipolarismo che ha sino ad ora ha costituito la regola del gioco.Ma a Londra - e purtroppo non solo oltremanica,ma anche a Parigi come a Roma,e così via;per fortuna non ancora a Berlino - c'erano altri fattori in gioco.Innnzitutto la forte spinta antieuro che ha collocato ormai in ogni caso la Gran Bretagna in una posizione di distanza da Bruxelles.Cameron ed il partito Tory dovranno giocare con molta attenzione la carta del referendum per impedire che esso veramente sancisca l'uscita inglese dalla Ue,prima ancora del non ingresso nell'eurozona.Gli inglesi per vocazione guardano soprattutto e con orgoglio alla loro "relazione speciale"con gli Stati Uniti.Sono stati sempre molto diffidenti del passo e dei litigi della veccia Europa continentale.C'è di più anche in Gran Bretagna un risorgente populismo che ha attecchito assai bene e con il quale non si può evitare di fare i conti.Un quadro complesso che è fatto delle diffuse debolezza della sinistra tradizionale,come in Francia con lo scarso vigore dell'esperienza Hollande,senza trascurare l'Italia.Non sono bastati i vent'anni dell'esperienza mortificante del berlusconismo,perchè arrivato Renzi al potere sono entrate in circolo idee a dir poco strane(il Partito della Nazione:che cosa è,a che ed a chi serve?).Si sono poste anche le premesse di uno strappo assolutamente da evitare.

STA VERAMENTE PER APRIRSI UNA FASE DUE DELL'AVVENTO DI RENZI A PALAZZO CHIGI ED ALLA GUIDA DEL NAZZARENO?FORSE SI SE LUNEDI' ARRIVERA' A MONTECITORIO L'APPROVAZIONE DELL'ITALICUM

Sabato 2 maggio 2015 APS -Anno XIX (nuova serie)- n°702 di sabato 2 maggio 2015 VIGILIA DI ATTESA PER IL VOTO DI LUNEDI'A MONTECITORIO SUL TESTO DEFINITIVO DELL'ITALICUM.E'VEROSIMILE CHE ACCADA NONOSTANTE L'AVENTINO DELLE OPPOSIZIONI ED I MALDIPANCIA IN ESTENSIONE TRA LE MINORANZE PD.IL METODO NEI RAPPORTI INTERNI AL PD PIU' CHE IL MERITO DELLA LEGGE VERO POMO DEL CONFRONTO Romna,02/05/15 -(Aps) - Si profila ormai in tutta la sua durezza e profondità il contrasto tra maggioranza renziana e le minoranze(seppure frastagliate e confuse )di quella che po' senz'altro definirsi la sinistra del Pd.Ed è in contrasto che viene ormai da lontano,da pòoco l'insediamento di Matteo Renzi alla Segreteria del Pd,portatovi sull'onda schiacciante del successo alle primarie che avevano sancito al contempo la sconfitta di Bersani Segretario uscente.Vero "patron" della "ditta" - come egli stesso, con la sua arguzia e bonomia da tutti,amici ed avversari,riconosciutagli, aveva voluto battezzare il partito dei democrat italiani.E' un discorso che nonostante si sia sviluppato nel corso di poco più di quet'ultimo anno,è lungo e complesso e che può riassumer

venerdì 24 aprile 2015

L'UCCISIONE AL CONFINE AFGHANO-PAKISTANO DEL COOPERANTE ITALIANO LO PORTO A META'GENNAIO AD OPERA DI UN DRONE USA.LA GRAVE NOTIZIA DATA SOLO IERI DAL PRESIDENTE AMERICANO OBAMA

Sabato 24 aprile 2015 APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n° 701 di venerdì 24 aprile 2015 UNO SCENARIO INQUIETANTE LA MORTE DEL NOSTRO COOPERANTE LO PORTO A META’GENNAIO SCORSO AD OPERA DI UN DRONE USA E RIVELATA IERI DA OBAMA. Roma,24/04/15 – (Aps) - E’ arrivato come fulmine a ciel sereno,per così dire,l’annuncio contrito di Barak Obama – anche per la lunga distanza di tempo dall’accaduto,dovuta al non semplice accertamento dell’identità delle vittime,e c’era come si sa anche uno statunitense nel compound - sulla morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, avvenuta appunto nel gennaio scorso,ad opera di un drone Usa in missione antiterrostica al confine tra Afghanistan e Pakistan.Da ieri l’attenzione pubblica, non solo in Italia, è incentrata su questo terribile evento che ha visto la fine del nostro cooperante, che al pari di molti altri giovani di tutto il mondo,prestano in condizioni di estremo pericolo la loro preziosa opera umanitaria negli svariati conflitti aperti in tante arie del nostro continente.Questo terribile incidente – emerso soltanto nella giornata di ieri,e con il contorno di circostanze non proprio del tutto convincenti– è intanto un’altra riprova che anche l’azione dei più sofisticati strumenti bellici di ultima generazione non sia esenti da effetti imprevisti, dovuti il più delle volte all’imprecisione se non la negligenza degli altri apparati che li cooperano,Così è stato ai confini dei due paesi che sono notoriamernte la sede provilegiata delle strutture terroristiche quaediste,dei loro programmi di distruzione e di morte.Un brusco richiamo,insomma,alla realtà più urticante,sconvolgente di questi “nuovi conflitti” che scuotono il mondo, quasi sempre al di là ed al di sopra di ogni ragionevole motivazione.Basti pensare che oggi queste assurde barbariche guerre si combattono assai spesso nel nome di Allah,o di Maometto contro gli incolpevole fedeli di Cristo e del suo sacrificio. Eventi terribili dunque che riaccendono immediata reazione e sgomentano l’attenzione dell’opinione pubblica ,con effetti che si saldano a momenti e tensioni legate alle situazioni interne dei singoli Paesi.Così in Italia,dove era tutt’altro che spente il vero e proprio allarme prodotto dall’ultima più seria sciagura nel Mediterraneo,con poco meno di novecento vittime terribilmente inghiottite dai flutti marini,e che si sommano,come nello stesso fine settimana ultimo,alle altre perdite umane che la drammaticità della situazione nel continente africano e nella contigua area mediorientale, producono quotidianamente ormai con gli sbarchi sempre più frequenti nella buona stagione che avanza.Ma soprattutto per la crescente spregiudicata intraprensenza criminale dei cosiddetti scafisti che si attivano senza scrupolo alcuno e con guadagni sempre più altri al trasporto di queste masse disperate di migranti verso le coste italiana.poco importa l’esito della non lunga traversata e la salute dei disperati che si affidano loro, contro prezzi elevatissimi di questi passaggi, di morte non di rado. Un’altra tragedi adel nostro tempo di cui si è occupato proprio ieri un Consiglioi straordinario della Ue,con risultati per il momento modesto e che andrebbero integrati in maniera molto più concreta e sostanziosa.Un terreno,questo,forse per giudicare se l’Europa è una prospettiva con un futuro politica ed etica per giustificare il vecchio sogno unitario dei Padri fondatori della Comunità che ha preso i suoi primi lineamenti,nel dopoguerra,nei primi anni Cinquanta. Sulla ribalta odierna sono giunte le notizie dello smantellamento di una cellula para-quaedista in Sardegna.L’obbiettivo – parliamo del 2010 ed anni seguenti – sarebbe stato il Vaticano e lo stesso Pontefice.Dalla S.Sede si ostenta tuttavia una tranquilla sicurezza.

domenica 12 aprile 2015

DAL "TESORETTO" POMO DELLA DISCORDIA PER I POSSIBILI BENEFICIARI,A QUALCHE INCIAMPO "POST-IDEOLOGICO" PER RENZI,TRANSITANDO PER LA NUOVA "UNITA' " ATTESA PER IL 25 APRILE

Sabato,11 aprile 2015 APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n°700 di sabato 11 aprile 2015 DALLA “MALEDIZIONE” DEL TESORETTO A QUALCHE INCIAMPO ANCHE IDEOLOGICO PER IL GOVERNO RENZI,TRANSITANDO PER L’UNITA’ Roma,11/04/15 –(Aps) – Dalla maledizione del cosiddetto “tesoretto” che ha perseguitato quasi tutti gli ultimi governi,anche quello di Berlusconi ultimo,e poi di Monti,Letta ed ora di Renzi.Poichè diventa quasi una drammatica sottolineatura del dilemma che investe anche la filosofia,meglio la strategia del governo a guida Pd di Matteo Renzi.Per quale ragione. Perché in questo incredibile “busillis”del nostro quadro della situazione economica in cui i principali indicatori registrano un ritorno al segno positivo - dall’abbassamento dello spread per i nostri titoli di debito pubblico rispetto al bund tedesco,a quello del rapporto euro-dollaro,con tutti i vantaggi che posssono derivarne per il nostro export,ai livelli bassissimi del costo del denaro – mentre non vi sono,viceversa, apprezzabili miglioramenti rispetto agli indici che più direttamente segnalano la crisi industriale,dell’occupazione,delle famiglie,nonostante qualche più promettente segno di ripresa dei consumi,della domanda interna.Questa contraddizione, che speriamo ancora provvisoria e più che altro apparente, non agevola certo un clima di fiducia da parte della maggioranza dell’opinione pubblica.Nonostante il “fervore riformistico” del Governo Renzi che non conosce soste e pare anche invilupparsi in testarde rigidità di scelte e contenuti che finiscono per creare disagio e preoccupazione all’interno stesso del Pd,delle sue minoranze più legate al tradizionale corpo del partito.Tutto ciò finisce per creare a Palazzo Chigi e soprattutto nel suo inquilino una sorta di ansia da prestazione,che finisce per non sempre favorire una linea di consenso nella maggioranza dei cittadini.Eppure Renzi – anche a costo di mettere a rischio il suo grado di fedeltà ad una linea che chiamiamola di sinistra ma che comunque corrisponde al “metodo proprio” di governo della socialdemocrazia europea – ritiene di tenersi in parallelo con le linee ed il gradimento, del consenso appunto,degli italiani.Egli ne è persuaso,come sembra,anche sulla base di talune mosse di governo – intendiamo le riforme con la ormai famosa redistribuzione degli 80 euro al mese in busta paga per tutti i percettori di più bassi livelli di reddito – giudicate,e forse non infondatamente, come la causa di quel prodigioso balzo alle europee del maggio dello scorso anno al quasi 41 per cento per le liste del Pd. Ma qui entriamo in un campo un poco più complicato e che sicuramente richiederebbe qualche spazio in più.Su un argomento che Renzi stesso ha evocato e nei confronti non solo di realtà esterne entrate in campo negli ultimi mesi (la “coalizione sociale” di Landini) ma anche delle correnti di minoranze dello stesso Pd .All’ultima più contrastata Direzione del Pd il Premier-Segretario Renzi fa infatti testualmente dichiarato di non aver alcuna intenzione di lasciare a cicchessia il monopolio della parola “sinistra”.Il che starebbe anche bene se fosse suffragato dai fatti.Se troppo spesso non si cogliesse la sensazione che questo governo nato all’insegna di un “modernismo” che - se non regolato nei suoi fondamenti e nei suoi sbocchi rischia - di offrire trappole e trabocchetti verso la sua evoluzione in operazione trasformistica.Già abbiamo registrato, alla Leopolda e non solo,accenni poco rassicuranti circa un Pd come partito della Nazione.Ma questo che cosa ha a che fare con un partito di chiara impronta socialista o socialdemocratica,di stampo europeo?Sempre premesso che una siffatta sinistra riformatrice non opera mai contro la Nazione.Ci mancherebbe. IL RAPPORTO POLITICA-MAGISTRATURA ESPOSTO ALLE POLEMICHE SULL’EPISODIO DI FOLLE VIOLENZA AL TRIBUNALE DI MILANO Roma,11/04/15 – (Aps) – Come se non mancassero già sufficienti spunti nella quotidianità ,le polemiche Politica-Giustizia hanno trovato nuovi appigli nella vicenda tragica del Tribunale di Milano.Con la morte di un giudice al lavoro nel suo ufficio,di un avvocato e di un altro testimone,oltre ad alcuni feriti, vittime di un folle assalto a mano armata di un già noto imputato.Lasciati soli ed indifesi.sono queste le espressioni da più parti lanciate dagli ambienti giudiziari all’indirizzo della politicas,del Governo.Lo stesso Capo dello Stato,intervenuto nella sua qualità di Presidente del Csm ad una riunione straordinaria di quest’ultimo a Milano,dopo aver espresso piena solidarietà, cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime ed a tutta la classe magistrale,ha posto l’accento sulla necessità di rafforzare la sorveglianza e la difesa delle sedi giudiziarie,peraltro affeidate già attualmente ai Presidenti delle Corti d’appello di ciascun distretto.

domenica 29 marzo 2015

INASPETTATAMENTE L'ITALICUM DIVENTA ARGOMENTO DI CONFRONTO APERTO TRA RENZI E LE MINORANZE DEM/LA RIUNIONE AL NAZZARENO DI LUNEDI' APRE LA VIA AD OGNI ESITO

Venerdì 27 marzo 2015 APS – Anno XIX ( nuova serie) – n°699 di venerdì 27 marzo 2015 IL FUTURO RIMPASTO DI GOVERNO,LE FIBRILLAZIONI NCD MA SOPRATTUTTO I RAPPORTI INTERNI NEL PD SU L.ELETTORALE E SUL RESTO Roma,27/03/15 – (Aps) - A nessuno verrebbe mai in mente - se non nel nostro tuttora scompaginato paese - di utilizzare l'esplosione di un bubbone antico di corruzione che da svariati lustri resisteva nel Ministero di Porta Pia per difendere ancora una volta e con più foga piccoli squalificanti interessi di bottega.E' il caso dell'allegra brigata di Alfano & company che non si risparmia "esuberanze" fuori luogo pur di difendere comode poltrone all'ombra dei "sacri principi" Ncd.Quali? Tempi più comodi di prescrizione anche in materia di prescrizione?Tanto per fare un esempio. Eppure l’avventura renziana,come essa viene ormai definita,doveva recare in testa trai suoi scopi prioritari proprio quello di porre definitivamente l’alt all’indecente inammissibile giochino dei veti e dei ricatti dei partiti minori,chiamati a far parte di una coalizione di governo perché il loro piccolo apporto di voti(di seggi) sia stato giudicato necessario al mantenimento della coalizione stessa.Ma con una nuova legge elettorale meglio calibrata – forse non l’Italicum che oggi ci ossessiona ed, anche, ci divide – e mirata allo scopo della governabilità,da porre nettamente al sicuro, e della rappresentatività di tutte le voci di un democrazia plurale come la nostra. Abbiamo preso lo spunto dalle nuove performance del nostro centrodestra in sedicesimo per parlare poi in definitiva di uno dei temi che più appassionano,per così dire,il dibattito politico che investe il Pd e soprattutto i rapporti tra le sue componenti interne,dopo la riunione dello scorso weeck end tenuta a Roma nella sede dell’Acquario e che proprio su questo argomento aveva finito per incentrarsi,sia pure con scarsa chiarezza ed univocità di conclusioni operative.Oggi però siamo quasi alla vigilia – si terrà lunedì promeriggio al Nazzareno – di una riunione straordinaria,chiamamola così,della Direzione Pd inaspettatamente convocata da Renzi,e riservata proprio a questo punto dell’agenda di governo.A parere degli osservatori,dovrebbe trattarsi o della “madre di tutte le battaglie” nei rapporti tra le Renzi ed i suoi oppositori interni;o, meno probabilmente è da credere, dell’ennesimo nulla di fatto,con le divergenze assorbite od ammorbidite.Ma con quali argomenti?C’è chi parla della carta segreta di Renzi che pure,crediamo, dovrebbe tenere ad evitare vere e proprie spaccature nel partito. NEL PERCORSO RICCO ED AFFANNOSO DEL GOVERNO RENZI IL PASSAGGIO DE CISIVO DELLA DIREZIONE DI LUNEDI’ SULLA LEGGE ELETTORALE Roma,27/03/15 – (Aps) – Continua il caravanserraglio della controversa iniziativa di governo.Ogni giorno di più la compagine dell’impavido Premier Renzi appare avviluppata in una agenda sovraccarica di provvedimenti e riforme che a fatica passano lo sbarramento non tanto delle opposizioni – ora ricche anche dell’apporto di una forza Italia orfana del Nazzareno,quanto anche della squadra di Alfano che dopo l’incidente Lupi è impegnatissima soprattutto nel difendere la propria rappresentanza “di peso”,come si soleva dire anche in tempi passati quando le poltrone degli alleati minori nella coalizione venivano ridimensionate o vacillavano – quanto dei maldipancia interni.Il piatto forte della settimana che verrà è – come si dice nella precedente nota – proprio la riunione straordinaria della Direzione del Pd, pare dedicata proprio a quello che è uno dei temi più controversi dell’agenda di governo di Matteo Renzi:la nuova legge elettorale che dovrebbe affrontare alla fine del prossimo mese il round definitivo di approvazione parlamentare.Dopo di che si potrà vedere con chiarezza con quali strumenti a disposizione il Premier potrà affrontare la parte più impegnativa del suo percorso programmatico – sia per il presente che per l’immediato futuro,vale a dire attraverso una prova elettorale che però potrebbe molte cose,in ciascuna delle ipotesi sul tappeto.dal prosieguo del cammino politico programmatico che Renzi – sia alla sua maniera alquanto convulsa e precipitosa e non sempre a beneficio della chiarezza e della coerenza dei singoli provvedimenti o riforme – ha presentato a tappe successive.sia nella ipotesi di uno strappo,di una rottura soprattutto nel proprio partito,il cui sbocco potrebbe essere più prima che poi un ritorno alle urne,con tutti gli scenari che potrebbero aprirsi.Un passaggio insomma,quello dei prossimi giorni,sicuramenre decisivo.

sabato 21 marzo 2015

E'IL CALENDARIO POLITICO-PARLAMENTARE A PROPPRE L?URGENZA DI UNA RIFORMA RAI FINALMENTE DEGNA DI QUESTO NOME/ASPETTATIVE SULLA CONVERGENZA ATTORNO AD UNA GOVERNANCE DUALE

Sabato 21 marzo 2015 APS – Anno XIX ( nuova serie) – n°698 di sabato 21 marzo 2015 NOTE SULLE PROPOSTE DI RIFORMA RAI DIVENTATE URGENTE PER FORZA DI CALENDARIO Roma,21/03/15 – (Aps) – Il quotidiano HuffingtonPost che segue anche il tema riforma Rai con la consueta attenzione offre il suo aiuto. Quel che si aspetta dal governo, qualunque sia la formulazione finale – scrive la nota del giornale on line - è la scelta definitiva del nuovo modello di governance Uno dei principali nodi insoluti che hanno spinto Renzi a rimandare di due giorni la riunione dell'esecutivo. Nei brainstorming tra i tecnici di Palazzo Chigi e gli esperti del partito è stata definitivamente abbandonata l'ipotesi di una fondazione. Soprattutto perché il trasferimento del patrimonio sarebbe un'operazione troppo complessa ed insidiosa per essere conclusa in tempi brevi. Ma sono emerse due soluzioni percorribili: quella che ricalca "le grandi Spa di stato" e il cosiddetto "sistema duale", ispirato al sistema radiotelevisivo tedesco.La prima disegna un'architettura simile a quella esistente. Un Cda che scenderebbe da 9 a 5 membri, un amministratore delegato che sostituirebbe l'attuale figura del direttore generale con poteri assai più ampi di quelli attualmente nella disponibilità di Luigi Gubitosi, una commissione di Vigilanza privata del potere di nomina dei consiglieri ma che rimarrebbe in vita per esercitare le attuali funzioni di indirizzo e controllo.La seconda prevede una Consiglio di sorveglianza e un Consiglio di gestione. Il primo assorbirebbe di fatto le funzioni della Vigilanza. Un organismo più snello, dagli 11 ai 15 membri, con funzioni di indirizzo e controllo e con quella fondamentale di approvazione del bilancio. Questo nominerebbe un Consiglio di gestione guidato dall'amministratore delegato (con analoghe funzioni di quelle di cui sopra) coadiuvato nel suo lavoro da tre/cinque consiglieri.Due modelli differenti, entrambi al vaglio degli uomini del Nazareno. Che spiegano come Renzi - che continua a consultare un pool di esperti consultati in forma privata - preferisca decisamente il primo, ma non abbia affatto chiuso la porta al secondo. TORNA DI ATTUALITA’ LA PROPOSTA DI LEGGE PER LA NUOVA GOVERNANCE RAI.PIU’CONSENSI NEL PD AL MODELLO DUALE,ANCHE DA MINORANZA DEM Roma,21/03/15 – (Aps) - Sempre secondo i giudizi dell’HPost ,in entrambi i casi, rimane da stabilire chi nomina chi. Ed è questo il secondo grande nodo da sciogliere. Perché se ormai è assodato che l'Ad sarà di nomina governativa (come succede in tutte le aziende di stato e come già accade per il Dg, nominato dal Tesoro). Fermo restando il ruolo del Parlamento, che dovrà essere coinvolto nella designazione del Cda o in quella del Consiglio di sorveglianza. Le Camere potrebbero essere coinvolte attraverso i loro presidenti. Esclusa l'ipotesi di un voto delle assemblee, per evitare possibili stalli come succede, per esempio, per i giudici della Consulta. Ma non saranno le uniche a dire la loro. Saranno infatti affiancate dal governo e da quelli che vengono in questa fase definiti "gli stakeholders" del comparto. Una rosa molto ampia, che va dall'Agcom all'Usigrai, passando per la Conferenza Stato-Regioni e per le associazioni di categoria. Nodi che verranno sciolti giovedì. Ma il Cdm sarà solo la prima tappa di una strada densa di incertezze, che accompagnerà il dibattito politico lungo il corso dell'intera primavera. Intanto,sempre sulle ipotesi concernenti il nuovo modello di Rai da fissare in tempi ormai piuttosto brevi in termini legislativi,con una proposta di legge vera propria,sono ormai in circolazione le notizie,appunto, su una proposta di almeno dodici senatori della minoranza dem che ricalca lo schema duale della futura governance Rai,nettamente improntata al modello in vigore in Germania. Il sistema duale all'interno del Pd aveva,come si sa, riscosso più di qualche apprezzamento, anche negli ambienti più vicini al premier. Un successo tale che i dodici hanno presentato un testo che ripercorre alla lettera la strada presa in esame e poi scartata da Palazzo Chigi. Un modello alla tedesca vero e proprio, con 11 membri nella Sorveglianza (3+3 eletti dalle Camere, 2 dai lavoratori, di cui un giornalista, due dal governo e un presidente scelto dai presidenti di Palazzo Madama e Montecitorio) e tre (l'Ad+2) incaricati della gestione.L'iniziativa di Fornaro, Martini, Gotor, Chiti, D'Adda, Gatti, Guerra, Lai, Lo Moro, Manassero, Migliavacca, Pegorer è destinata a essere vista come un pugno in un occhio dal premier. Perché è dal Senato che dovrà partire l'iter della riforma, per via del blitz del duo Gasparri/Matteoli che hanno incardinato in VIII commissione il testo di riforma di Buemi, rendendo, da regolamenti parlamentari, Palazzo Madama la sede d'avvio della discussione del provvedimento.