Roma,10/11/15 – (Aps) – Da una nota dell’HuffingtonPost riportiamo con il beneficio d’inventario
le indiscrezioni che seguono.Nascono a proposito della nuova chimica delle
alleanze che a sinistra potrebbero essere innescate a seguito della nascita
della nuova formazione parlamentare - nata sabato scorso al Quirino – dopo la
mini scissione nel Pd ,di non molti parlamentari per la verità,e che tuttavia
con Sel danno vita ad un gruppo che è 31 deputati a Montecitorio e di oltre
dieci senatori a Palazzo Madama.Non precludo la possibilità di sostenere un
candidato del Movimento 5stelle a Roma se sul piano programmatico è più
compatibile con la nostra idea di sviluppo di una città (una metropoli come
Roma). Vogliamo stare sui programmi". Stefano Fassina, tra i fondatori di
Sinistra Italiana, ospite lunedì ad Agorà su Raitre, non esclude l'ipotesi di
appoggiare un esponente grillino nella campagna elettorale per il sindaco della
Capitale. E, a proposito di una sua candidatura a sinistra ha aggiunto:
"Sceglieremo insieme quale è la figura migliore". "Salvini e
Berlusconi sono i nostri principali avversari e ieri a Bologna dovrebbe essersi
capito perché. Noi vogliamo portare al voto un pezzo largo di popolo
democratico che in questo anno e mezzo è stato abbandonato dal Pd",
sottolinea ad Agorà.A proposito di una sua candidatura al Campidoglio, Fassina
aggiunge: "A Roma ci sono dei problemi molto profondi da affrontare: la
drammatica conclusione della Giunta Marino, per responsabilità principale del
Pd che non ha consentito neanche una discussione in Consiglio comunale, lascia
aperte questioni strategiche. Roma deve ritrovare una vocazione economica: non
può più andare avanti coi motori della spesa pubblica o dell'edilizia
espansiva. Quindi, insieme a tanti altri stiamo lavorando affinché possa
esserci un programma adeguato e a tempo debito parleremo anche delle
candidature. Sto pensando di dare una mano a costruire questo percorso, poi
sceglieremo insieme quale è la figura migliore che può interpretare il progetto
di svolta a Roma. Non si tratta di cominciare dall'alto. Abbiamo visto che
anche se trovi un candidato forte che vince le Primarie, se poi non c'è un
progetto, una classe dirigente, una squadra, alla fine di sgonfia. Vorrei dire
che io non sono stato nominato. A Roma ho fatto le Primarie e col Pd ho preso
quasi dodicimila preferenze", conclude.Sarcastico il primo commento di
Matteo Orfini, presidente del Pd e ormai ex commissario dem a Rom.”
E’ chiaro che si tratta di prospettive tutte da verificare,intanto nella loro intrinseca sostanza politica.Che influenza potrebbe avere nel Pd una simile situazione che potrebbe ripetersi in teoria anche da altre parti,anche in altre città metropolitane?Che tipo di evoluzione presupporrebbe una siffatta novità che vedrebbe quale elemento coagulante soggetti politici di tutt’altra caratura riformista,gradualista,del tutto distante dalle impostazioni massimaliste ed ondivaghe dei grillini che hanno ispirato sino ad oggi la propria presenza politica a principi poco conciliaboli tra di loro,sia in Parlamento che nel Paese:Anche se negli ultimi tempi essi hanno intrapreso una via forse meno incoerente, e forse anche di maggiore riconoscibilità.Ma la strada è ancora lunga verso un approdo che sia veramente chiarificatore sulle reali intenzioni che si prefigge il Movimento 5S,con Grillo che fa intravedere propositi di abbandono che allo stato dei fatti sembrano tuttavia poco credibili..
Ci siamo però forse incamminati lungo una via che appare che rimane tuttavia secondaria,nonostante la crescita dei consensi che i sondaggi attribuiscono alle liste patrocinate dall’ex-comico genovese.Il discorso centrale rimane evidentemente quello della identità del Pd,quale perno di una rinascita del sistema Italia in termini politico-istituzionali,come in generale ogni ritocco alla un po’ arcaica società civile e della produzione e distribuzione della ricchezza,tanto da ridare al nostro Paese i numeri e le potenzialità che merita in campo europeo e non solo.Ebbene questa identità si è innegabilmente offuscata,dietro una impostazione delle riforme che Renzi sta attuando improntandole più a quel minaccioso “Partito della Nazione” - che era stato individuato ante-litteram nei veri scopi del Patto del Nazzareno – contraddicendo a tutti i valori del solidarismo ed equità propri del new labour in tutte le sue compatibili accezioni con un moderno welfare:certo anche con i suoi necessari costi – piuttosto che ai tradizionali aggiornati principì della socialdemocrazia europea.
E’ chiaro che si tratta di prospettive tutte da verificare,intanto nella loro intrinseca sostanza politica.Che influenza potrebbe avere nel Pd una simile situazione che potrebbe ripetersi in teoria anche da altre parti,anche in altre città metropolitane?Che tipo di evoluzione presupporrebbe una siffatta novità che vedrebbe quale elemento coagulante soggetti politici di tutt’altra caratura riformista,gradualista,del tutto distante dalle impostazioni massimaliste ed ondivaghe dei grillini che hanno ispirato sino ad oggi la propria presenza politica a principi poco conciliaboli tra di loro,sia in Parlamento che nel Paese:Anche se negli ultimi tempi essi hanno intrapreso una via forse meno incoerente, e forse anche di maggiore riconoscibilità.Ma la strada è ancora lunga verso un approdo che sia veramente chiarificatore sulle reali intenzioni che si prefigge il Movimento 5S,con Grillo che fa intravedere propositi di abbandono che allo stato dei fatti sembrano tuttavia poco credibili..
Ci siamo però forse incamminati lungo una via che appare che rimane tuttavia secondaria,nonostante la crescita dei consensi che i sondaggi attribuiscono alle liste patrocinate dall’ex-comico genovese.Il discorso centrale rimane evidentemente quello della identità del Pd,quale perno di una rinascita del sistema Italia in termini politico-istituzionali,come in generale ogni ritocco alla un po’ arcaica società civile e della produzione e distribuzione della ricchezza,tanto da ridare al nostro Paese i numeri e le potenzialità che merita in campo europeo e non solo.Ebbene questa identità si è innegabilmente offuscata,dietro una impostazione delle riforme che Renzi sta attuando improntandole più a quel minaccioso “Partito della Nazione” - che era stato individuato ante-litteram nei veri scopi del Patto del Nazzareno – contraddicendo a tutti i valori del solidarismo ed equità propri del new labour in tutte le sue compatibili accezioni con un moderno welfare:certo anche con i suoi necessari costi – piuttosto che ai tradizionali aggiornati principì della socialdemocrazia europea.