venerdì 28 febbraio 2014

TRA FIDUCIA E PREOCCUPAZIONE IL "RENZI 1" VA /APPOGGIO PIENO DEL PD CON QUALCHE MALPANCISMO





APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n° 662 di venerdì 28 febbraio 2014


TRA FIDUCIA E PREOCCUPAZIONE IL“RENZI 1” VA / APPOGGIO PIENO DEL PD CON QUALCHE MALPANCISMO
Roma,28/02/14 – (Aps) – Dopo la formazione della lista dei Ministri – che rispecchia fedelmente l’impostazione e la “filosofia” del nuovo Premier – il nuovo Governo del giovane Sindaco fiorentino,il Renzi 1,come è stato battezzato,ha superato tra aspettative fiducia e qualche incredulità la prova del fuoco del voto parlamentare delle due Camere.Anche se  potrebbe essere l’ultima volta – egli ha detto – a Palazzo Madama rivolto ai un po’ attoniti senatori:per effetto del nuovo disegno della Camera Alta, nella riforma che dovrebbe essere varata a ruota della nuova legge elettorale,quale Camera delle Autonomie. E bisogna subito dire che il neoPremier ha pienamente confermato le aspettative di comportamento,di eloquio decisamente informali (specie in un’ occasione solenne ed impegnativa come la presentazione del Gabinetto e del programma al Parlamento del quale il Premier attuale peraltro non è membro).Insomma,il Renzi Premier è proprio tutto Renzi.
Venendo alla sostanza politica dell’Era Renzi appena cominciata,Renzi continua paicere alla gente,all’opinione pubblica che segue più costruttivamente la vicenda del Paese e del suo Governo,così come pone un obbligo di fiducia e di speranza nella maggior parte dei settori politici,a cominciare da quello cui è più direttamente legato per esserne il Segretario,il Pd.Un Partito che non è rimasto impermeabile al carisma di Renzi,nonostante il trauma recente per la storia della staffetta con Enrico Letta – con relativo sfiduciamento interno – che ha lasciato,qua e là, più o meno intensamente, strascichi e malumori che ancora non sono stati riassorbiti.Del resto la sensazione generale è che il rapporto di Renzi con il suo partito non è destinato ad essere rafforzato,proprio per una conc ezione che egli ha dell’appartenenza partitica e che potrebbe essere non essere rafforzata in prospettiva.Nonostante,lo ripetiamo,si tratti del Partito del quale ha voluto essere Segretario come le primarie delle scorso dicembre hanno confermato quasi plebiscitariamente.Ma questo discorso va tenuto sullo sfondo,altrimenti ci porta lontano dai temi più prossimi,dell’azione di governo di Renzi,verso cui sono concentrate le attese e le aspettative del Pd come di così vasta area area di opinione pubblica e dell’intero arco delle forze politiche responsabili.L’indeterminatezza di taluni obiettivi anche prioritari del programma di Renzi e soprattutto delle strumenti finanziari di copertura di tagli e interventi destano le maggiori perplessità.Si spera con fiducia di poterlo aiutare nel “cambiamento” che si propone.Per il resto,ed oltre la cortina “della responsabilità” messa avanti da quasi tutti i partiti e partitini,della maggioranza come dell’opposizione, è chiaro ed è naturale come debbano intravvedersi i segni della “vecchia politica”,le vecchie furbizie a protezione delle rispettive mosse tattiche.Così Alfano ed il suo Ncd fanno dire a Sacconi al Senato e Cicchitto a Montecitorio come la partecipazione alla all’alleanza con Renzi nasca da un un tentativo di ridisegno del centro-destra di ispirazione neo liberale che è speculare ad analogo tentativo di ristrutturazione in atto nel centrosinistra(!);per non parlare di capitomboli e conversioni di Berlusconi e soci di Forza Italia.     


L’ADESIONE DEL PD AL PARTITO DEL SOCIALISMO EUROPEO A CONGRESSO A ROMA/ AL NAZZARENO IERI ULTIMI BAGLIORI DI POLEMICHE INATTUALI
Roma,28/02/14 – (Aps) – In stretta sincronia con l’apertura del Congresso del Pse a Roma,ieri la Direzione nazionale del Pd  ha sancito formalmente l’adesione dei democrat italiani al Partito del socialismo europeo che ha sede a Bruxelles ed a compl<etamento di un percorso che era già iniziato un paio di anni fa con l’ingresso degtli europarlamentari del Pd nel Gruppo dei socialisti e democratici nel Parlamento di Strasburgo.La medesima denominazione che assume ora ufficialmente il Pse e non solo per corrispondere alla richiesta della delegazione italiana,del Pd.
In mancanza di argomenti a carattere più generale e più roventi dell’attualità – che pure restano sottotraccia – nella Direzione di ieri al Nazzareno non sono mancati spunti polemici tra le due componenti principali del Partito - post-comunisti,e sulla scia quella socialista-socialdemocratica ,e quella cattolica popolare,o post-Dc – rappresentate rispettivamente ,nel garbato confronto polemico di ieri al Nazzareno, da D’Alema e da Fioroni.Al centro della discussione i due ormai un pò logori slogan:” non moriremo socialdemocratici”;”non moriremo democristiani”,che hanno perso entrambi quella parte di verità che negli immediatamente passati potevano ancora conservare.L’intervento di Massimo D’Alema ha introdotto – e non è la prima volta che lo fa – un elemento ulteriore,od una sorta di aggiornamento che valesse a rassicurare quanti come Fioroni e compagni nel Pd hanno ancora di queste preoccupazioni.Vale a dire che  nello stesso Partito del socialismo europeo è attualmente in corso un aggiornamento od un adeguamento alla realtà in trasformazione non solo in campo europeo ma mondiale,per aprire ai nuovi movimenti del progressismo democratico le porte della vecchia casa socialdemocratica europea.Sarà – aggiungiamo noi – anche questa un esigenza giusta,ma da questo a mettere in archivio le esperienze ed i valori che le socialdemocrazie europee rappresentano,concretamente – nonostante la congiuntura poco favorevole come quella quella presente- interpretandole alla guida dei governi di vari paesi del nostro Continente,insomma ce ne passa.Che le culture politiche “novecentesche” vadano rivisitate e calate nelle nuove realtà è anch’esso un argomento giusto che non può stravolgere le radici di una cultura politica attualissima come la socialdemocrazia.

sabato 22 febbraio 2014

CONFORME ALLE ATTESE IL PROFILO DEL GOVERNO RENZI/VECCHIA POLITICA,POPULISMI ED ALTRI INCIAMPI SULLA VIA DEL CAMBIAMENTO


APS  - Anno XIX ( nuova serie ) – n°661 di sabato 22 febbraio 2014


CONFORME ALLE ATTESE IL PROFILO DEL GOVERNO RENZI/LE RESISTENZE DELLA VECCHIA POLITICA E L’ATTESA PER FAR CAMBIARE VERSO  AL PAESE

 

Roma,22/02/14 – (Aps) – Il Governo Renzi formalmente da ieri sera costituito ed attende a partire da lunedi la ratifica del Parlamento. Oltre due ore e mezza di colloquio al Quirinale con il Capo dello Stato  di Matteo  Renzi prima di sciogliere la riserva ed ufficializzare la lista dei ministri.E’ stata questa la più emozionante,per così dire,suspence  provocata dalla vicenda pure non priva di spunti ed aspetti intriganti,dell’incarico di governo al giovane neo-segretario Pd dopo lo sfiduciamento interno di Letta.Eccezion fatta la conferma di tre Ministri Ncd – Alfano,privato tuttavia della qualifica di  Vicepremier (una casella che l’incaricato aveva subito anticipato di non gradire ),più Lorenzin e Lupi – l’attesa lista dei ministri ha poi confermato in buona sostanza tutti gli elementi che  caratterizzavano l’avventura politica del Sindaco fiorentino, anche per quanto riguarda la composizione della compagine  che dovrà  collaborare all’attuazione del programma del cambiamento  che Renzi si propone. Assoluta parità uomo-donna:otto donne (due collocate nelle caselle più importanti di Esteri e Difesa )su sedici ministri,mediamente giovani,come del resto lo è con i suoi 39 anni il nuovo Premier .Tanta voglia di fare per il famoso cambiamento di verso proclamato da Matteo Renzi,per portare la politica italiana e quindi il Paese “fuori dalla palude”.L’impatto dei conti e degli equilibri finanziari, così come  sulla scena europea è sulle spalle del Ministro tecnico Padoan:una nomina salutata con generale favore.Rimane fermo naturalmente l’impegno a far progredire nei tempi stabiliti il programma di riforme politiche e costituzionali,dalla legge elettorale alla riforma del Senato con la fine del bicameralismo per fetto al Titolo V.Tutti punti che Alfano – il maggiore dei mini-alleati del Pd nella coalizione – ha cercato vanamente di mandare indietro,nell’evidente terrore di un eventuale voto anticipato.
Detto tutto ciò non resta  che vedere all’opera la nuova compagine di Matteo Renzi ,con i suoi auspicabili esiti positivi.

Ripercorrendo a ritroso il cammino fatto sin qui dal determinato,volenteroso neo Segretario Pd -  acclamato si può dire a furor di popolo nelle primarie dei democratici dello scorso dicembre – è utile ricordare i passaggi più saignificativi e salienti.
All'interno della faticoso percorso dei giorni scorsi che  il Presidente del Consiglio incaricato Renzi ha dovuto compiere - la ricognizione in tutto l'arco parlamentare delle posizioni delle singole formazioni anche quelle più minuscole sull'agenda del costruendo governo - si evidenzia l'incontro in streaming di Renzi con Beppe Grillo,di cui si è parlato ampiamente dai vari angoli visuali.Diremmo,dinanzi allo show premeditato del comico genovese( fattosi capo politico simil-rivoluzionario ) che siamo arrivati alla prova lampante dello sbocco nichilistico di un populismo esasperato e violento,come mai s’era visto prima.Quello rappresentato appunto dal M5S,come lo abbiamo visto all'opera anche nelle aule parlamentari,he punta solo a distruggere ed a scappare.Per conservarere la rendita di posizione che ne ricavano personaggi  alla Grillo od alla Casaleggio.Con tutta la comprensione e l'amicizia per gli ingenui sostenitori di quel Movimento,dopo le desolanti performance di demagoghi di siffatta portata,bisogna impegnarsi a realizzare anche per loro un'italia migliore e più giusta.Sempre con il massimo  disprezzo per chi li manovra così spudoratamente.Quello svoltosi,sempre nella Sala del Cavaliere a Montecitorio,è stata in certo modo la replica di due incontri precedenti con delegazioni Cinque Stelle,prima con Bersani e poi con Letta,sempre in vista della formazione del governo dopo l’anomalo risultato elettorale del febbraio dello scorso anno,nel corso della lunga crisi.Una replica tuttavia – quella ,ancora in streaming,dei giorni scorsi – che non era in programma,imposta bensì dalla scelta on line dell’ultimora,quindi finalizzata ad enfatizzare ed appesantire le precedenti esperinze.Insomma quando platealmente la politica cede il posto alla demagogia ed alla violenza.
Altra annotazione possiamo dedicarla alla linea di resistenza di Alfano su composizione e programma del governo Renzi .Essa è purtroppo  emblematica di una pretestuosità volta ad affermare la propria visibilità sulla scena in questo passaggio e che altrimenti sarebbe stato davvero difficile garantirsi.Il Nuovo Centro Destra ,terrorizzato dalla tenaglia che gli si potrebbe stringere attorno con un affondo tattico del Cavaliere - spingendo sulla "responsabilizzazione" della sua opposizione – vede ,come già si è detto, come un incubo un ritorno alle urne nel 2015.Due condizioni che potrebbero vanificare l'eroica secessione di Alfano,l'ex-delfino - "senza quid" - del Cavaliere medesimo.

Questo per un verso.Per un altro,la controprova della vistosa anomalìa di sistema che ancora possiamo vantare al momento - in attesa del varo affrancatore dell'Italicum - per la mancanza di un chiara legge maggioritaria.Governa chi vince nelle urne.Senza il penoso minuetto,come quello di questi giorni,dei faticosi accordi tra alleati eterogenei,il più delle volte,mirati a difendere posizioni di piccolo potere,se non la stessa sopravvivenza politica. 

 

lunedì 17 febbraio 2014

INCARICO A RENZI/FUORI LA VECCHIA POLITICA DENTRO IL PROGRAMMA DEL CAMBIAMENTO/RIASSORBIRE NEL PD IL TRAUMA DELLO STRAPPO SU LETTA





APS – Anno XIX ( nuova serie ) n°660 di lunedì 17 febbraio 2014



INCARICO A RENZI /VIA I REPERTI  DELLA VECCHIA POLITICA SUL PIATTO I PUN= TI DEL PROGRAMMA/DA ASSORBIRE NEL PD IL TRAUMA DELLO STRAPPO SU LETTA



Roma,17/02/14 –(Aps) - La decisa accelerazione impressa da Renzi al “cambio di schema” per Palazzo Chigi ,da sintonizzare con la forte iniziativa da lui messa in campo - le tre riforme politiche e costituzionali(l.elettorale,Senato,titolo V) - non ha solo prodotto qualche stupore e qualche incomprensione,se non scetticismo,nei circoli politici e giornalistici.Partito dalla sua ben fondata campagna contro "la vecchia politica",tanti conati della vecchia politica Renzi se li è trovati davanti già al secondo giorno delle consultazioni al Quirinale.Un po’ di esempi?Con Vendola che ha coperto i profondi dissidi all'interno di Sel - fresco di Assemblea nazionale nella Sala dei Frentani a Roma - con il suo deciso niet dinanzi al Capo dello Stato riguardo alla nascita del Renzi 1.Il quale  dovrà implicitamente, viceversa, se vorrà mantenere le promesse delle sue impostazioni dalle primarie sino all’atto conclusivo avverso a metodi e contenuti del Gabinetto delle “ex larghe intese” presieduto da Enrico Letta,caratterizzarsi come governo “più di sinistra”. Ancora,con le ambigue e coperte astuzie "responsabili" ascoltate direttamente dalla bocca nientedimeno che del redivivo Cavaliere nei Palazzi  delle istituzioni.Soprattutto con le contorte,dure parole usate da Alfano in quella stessa occasione,forse per mascherare il proprio delirio di "impotenza" di chi è stretto tra il terrore di essere rigettato rovinosamente tra le fauci del vecchio padrino e l'ambizione o la necessità di rivendicare spazi politici - palesamente opinabili - nella piattaforma del nuovo governo Renzi in formazione.E rivendicare intanto anche spazi di potere, in termini intanto di poltrone ministeriali.Esattamente un lessico ed una concezione di "vecchia politica" che non è solo Renzi ed il Pd che li rinnegano.E’ in primo luogo il Paese,sono gli elettori che lo hanno espresso questo desiderio - sia pure ancora molto confusamente,nelle urne quasi un anno fa
Ma al di là di siffatte “sbavature”,quelle espresse ed inespresse,,chiamiamole così,inevitabili secondo appunto metodi e filosofìa della vecchia politica,della Prima Repubblicanel momento in cui ci si accinge alla fomazione di un nuovo
governo;soprattutto quando ve ne sono chiamate a far parte anche formazioni minori..Anche quest’ultimo elemento un “reperto” che una concezione bipolare(se non bipartitica) – che non ha certo scoperto Renzi -  dovrebbe cancellare, salvo casi eccezionali.
Il punto rilevante dell’accoglienza riservata allo “scarto” di Matteo Renzi ed alla conseguente deliberazione,a grandissima maggioranza, della Direzione Pd di giovedì scorso - che ha portato alla infausta e certamente brusca conclusione dell’esperienza di Enrico Letta a Palazzo Chigi – è tuttavia un altro.Al netto dell’indubbio trauma che lo strappo su Letta ha provocato alla base del Pd,di cui l’ex Premier è stato apprezzato esponente di vertice(viceSegretario unico con Bersani),così come ha disorientato non poco una larga fetta di opinione pubblica,non solo quella più prossima ai democratici;al netto di tutto ciò,il punto è’ la sostanziale distanza ed incomprensione del significato di tale svolta da parte di analisti,osservatori,commentatori con le loro regole, i loro schemi immutabili.E’questo .che ha portato a focalizzare gli avvenimenti di queste ultime settimane esclusivamente quale frutto della velocità,dell’intraprendenza ideativa,od anche del coraggio del giovane sindaco fiorentino,frettolosamente definito da qualche pure autorevole pubblicazione straniera:”demolition man” che ora dobbiamo vedere veramente alla prova. Non si è dato alcun peso alle preoccupazioni,le ansie ed assieme alla voglia determinata di cambiamento,dopo il ventennio, che hanno dominato a tutti i livelli,in questi ultimi tempi,il gruppo dirigente democratico ed anche i  sostenitori ed elettori di quello che nonostante la  deludente prova elettorale politica del febbraio 2013,e gli infortuni che ne conseguirono(l’infruttuoso incarico aBersani,prima,la “misteriosa” bocciatura dei suoi candidati alle votazioni per il Quirinale,poi ) resta il principale partito italiano.E vogliamo aggiungere,oggi – dopo l’infausto affollarsi dei populismi di varia inclinazione -  l’unica risorsa democratica per portare fuori dalle secche della crisi,e dai mali antichi dello Stato che connotano malamente,in generale,la vita pubblica del Paese.In questo senso – scindendo per un momento il Pd dai promettenti profili del suo neo-Segretario e Premier designato – ci pare di poter rilevare un’omissione  decisiva da parte di chi si è
speso nell’arte dell’introspezione politica del delicato passaggio politico attuale.Un omissione o un limite che è del tutto speculare a quello di aver acceso tutti i riflettori sul personaggio Renzi che è indubbiamente oggi l’uomo da copertina.Di non aver tenuto  cioè nel conto un elemento che molto probabilmente potrebbe far premio su tutti gli altri.Il bagaglio di orgoglio,di ambizioni,non sappiamo se smisurate ma certamente legittime,che è dentro  il corpo politico dei democrat,dei suoi dirigenti ,come dei singoli elettori attuali o potenziali,di voler risanare e migliorare l’Italia, secondo i valori o,se si vuole, gli schemi di una grande tradizione di cultura e di politica che appartiene a tutta l’Europa.La socialdemocrazia.     

mercoledì 12 febbraio 2014

SUSPENCE PER LA DIREZIONE PD DI DOMANI/LA TRAVE DI LETTA SULLA CORSA DI RENZI:SERVIRA' ?


APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n°659 di mercoledì 12 febbraio 2014


SUSPENCE SULLA DIREZIONE PD DI DOMANI / LA CONFERENZA STAMPA DI LETTA CHE GETTA UNA TRAVE SULLA “CORSA” DI LETTA

 

Roma,12/02/14 – (Aps) -Il logoramento di Enrico Letta a P.Chigi è frutto di molti fattori oggettivi e soggettivi.La diifficile partenza con le larghe intese ed il suo ingombrante bagaglio:l'Imu,tanto per dire, che ancora si riflette negativamente sugli esiti di governo per quanto riguarda il "puzzle" delle coperture.Il travagliato passaggio tra la condanna definitiva e la decadenza dal laticlavio del Cavaliere,sino all'abbandono del Pdl,la scissione di Alfano e soci restati nel governo,appesantendone tuttavia ulteriormente il cammino connotato da non poche indecisioni e "pasticci".La mancanza - irrecuperata - di una visione,di una strategìa di un governo nato ancora per l'emergenza poco meno di dieci mesi fà e tuttora dinanzi al difficile compito di agganciare la ripresa, con interventi straordinari per uscire dalla crisi delle famiglie come delle imprese.Per offrire ai giovani tante, più numerose opportunità di lavoro.Anche con un piano generale di interventi a carattere assolutamente innovativo - un "esercito della salvezza"(come un amico e collega autorevole suggeriva nei giorni scorsi) dedicato al tentativo di ripristino della salute del territorio in tutto il Paese,secondo una mappatura che gli stessi eventi climatico-metereologici recentissimi e degli anni più recenti hanno già in buona parte disegnato.Ecco,questo un programma da mettere tra le priorità urgenti,assieme magari alla cancellazione delle consolidate inettitudini o furbizie della casta burocratica capace di bloccare centinaia di leggi anche giuste.Parlando di staffetta anche questi sono le risposte che un Premier deve saper dare al Paese con prontezza ed efficacia ed alla crisi che persiste in termini reali,come conferma l’ultimo ritratto dell’Italia curato dall’Istat.Al Nazzareno ,dunque, giovedì il responso.Questi  i ragionamenti che sustanziavano sino a questa mattina la previsione del cambio o staffetta del Pd a Palazzo Chigi.
Questo pomeriggio v’è stato tuttavia il fatto nuovo,anticipato in larga parte dal tono e le conclusioni dell’incontro a P.Chigi tra lo stesso Letta ed il Segretario Pd ormai veleggiante verso il traguardo della guida del Governo.Vale a dire la conferenza stampa nel Presidente del Consiglio nella stessa sede del  Palazzo.A questo punto è da ritenere,ed io stesso lo credo, che al di là del merito della proposta Letta - che sicuramente avrà i suoi elementi di validità - alla vigilia della Direzione Pd al Nazzareno la confusione stia obbiettivamente crescendo sotto il cielo della politica.In un punto nevralgico che corcerne la guida ed i contenuti dell'azione di governo.La testarda difesa da parte di Letta, che forse nessuno aveva messo seriamente in conto,è certo venuta a complicare non poco, quel che sembra,l'orientamente generalizzato per la famosa staffetta, con l'arrivo di Renzi a Palazzo Chigi, ormai condiviso da larga parte del Partito e non solo:Oltre alle minoranze di vario rito che caldeggiano apertamente ormai l'obbiettivo staffetta,ma ancora più esplicitamente lo sostengono gli alleati di governo,da Alfano a Scelta Civica alle altre formazioni minori; e ancora in sottotono ma in crescita gli umori non ostili provenienti anche da Sel.e dalle frange ribelli dei 5 Stelle.L'alzata di scudi di.Letta accresce e non di poco la suspence sulla Direzione Pd di domani.

L’ADESIONE  PD AL PARTITO DEL SOCIALISMO EUROPEO(PSE) /UNA PARTITA FORSE  MINORE CHE AVEVA APPASSIONATO O INTIMIDITO I DEMOCRAT

Roma,12/02/14 –(Aps)- Parallela a quella ben più impegnativa su staffetta si staffetta no Renzi - Letta a Palazzo Chigi,sta per chiudersi un’altra partita,certamente meno coinvolgente,ma che nei primi anni dalla nascita del Partito Democratico aveva creato da un lato aperte ostilità,dall’altro un favore mitigato da certe timidezze che nella componente post-comunista nasceva da una sorta di riflesso condizionato verso ogni testimonianza o reperto che si riferisse all’esperienza  del socialismo riformista.Si tratta della questione, che si è subito posta,dell’adesione al Pse assieme a quello dei Gruppo socialista al Parlamento di Strasburgo, alla cui denominazione da parte italiana si riuscì ad ottenere una modifica dell’etichetta:dei “socialisti e democratici”:Ora ed in vista dell’appuntamento elettorale per l’Europa e del corposo ordine del giorno che incombe sulla Ue per una rivisitazione dei canoni (crescita non soltanto austerity) che improntano la filosofìa comunitaria,lo stesso problema si pone per il Partito del socialismo europeo nel quale sino ad ora il Pd aveva avuto uno speciale statuto di membro associato.A questa anomalia statutaria si porrà termine a cominciare dalla riunione della prossima settimana a Bruxelles, dove fervono i preparativi anche dei socialisti per l’appuntamento  elettorale per i Paesi Ue:A cominciare del simbolo dell’adesione al Gruppo politico delle singole liste di candidati che dovrebbe cominciare dal prossimo maggio sulle schede di votazione.Insomma,sta per chiudersi una partita forse mai veramente giocata tra le due principali componenti  Pd – post comunisti e post popolari – che ora  cesseranno i lamenti tante volte ascoltati:”non moriremo mai socialdemocratici”;ovvero “non moriremo mai democristiani”. 

 

mercoledì 5 febbraio 2014

DIREZIONE PD/VALORIZZARE ASSIEME RIFORME POLITICO-COSTITUZIONALI ED AZIONE DI GOVERNO







APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n°658 di mercoledì 5 febbraio 2014

DIREZIONE PD/UNA RIFLESSIONE SERIA SUL RUOLINO DI MARCIA DEI DEMOCRATICI/ RIFORME E GOVERNO  PRIORITA’ ASSOLUTE


Roma,05/02/14 – (Aps) -L’attenzione continua a rimanere concentrata sull’offensiva populista degli ultimi giorni che è esplosa,ad opera del M5S ed anche della Lega nelle aule parlamentari, mentre sono attesi severi provvedimento disciplinari, da parte della Presidenza della Camera, per oltre una quarantina di deputati grillini più attivamente coinvolti negli episodi di violenza che sono stati giudicati,nella loro evidenza,come finalizzat a bloccare i lavori del Parlamento.Offensiva esportata nella giornata di ieri martedì sinanco a Strasburgo nell’aula del Parlamento europeo durante il discorso puntuale e vigoroso del nostro Capo dello Stato,in visita alle sedi  della Ue.Delle motivazioni di una tale escalation si è detto con sufficiente ampiezza circa la stretta dell’impotenza ed inconsistenza politica che stringe al collo suddetti movimenti – tanto da far titolare sull’argomento alcuni organi di stampa: su “l’orlo di una crisi di nervi” – combinati al bisogno disperato di visibilità, in vista soprattutto della campagna elettorale per le europee.
Venendo al punto centrale del quadro politico ,non si può non notare la relativa euforia – parallela al procedere dell’iter parlamentare della proposta di legge elettorale maggioritaria firmata da Renzi – che anima il cerchio magico di Berlusconi,oltre naturalmente al Cavaliere medesimo soddisfatto per aver un’altra opportunità di una sua  exit strategy,attorno ai propositi di aprire un “cantiere” per la possibile  costruzione anche  in Italia un Partito del Ppe, specie dopo l’annuncio di Casini di ritornare all’ovile del centro-destra,facendo così da apripista a tutti gli altri spezzoni irrequieti del mini-centrismo.In altre parole,Berlusconi intravede una possibile uscita dal suo isolamento politico e non solo per il “misurato”contributo forzista al varo della nuova legge elettorale, ma per i frutti che in termini di voti potrebbe trarne .Speranze forse illusorie,ma,nel conto non bisogna trascurare alcun elemento.  



Per tutte queste ragioni  erano inevitabili qualche dubbio, perplessità o forse anche qualche ripensamento che nel Pd sembrano affiorare al momento che il"renzellum" sia avvia ad affrontare,dal giorno 11,la discussione in Aula.
L'assalto grillino al Parlamento ha sollevato trai suoi effetti anche l'abbozzo di una sorta di fronte od arco antigrillino (chi non ricorda l'arco costituzionale" di non antichissima memoria ? ) in cui il Cavaliere è stato prontissimo e felice di infilarvisi.Ma tutto ciò è pericoloso per la piena visibilità della proposta riformatrice di Renzi e del Pd,e perché crea confusione sulla reale e profonda distanza che deve rimanere, per tutte le ragioni,politiche e morali che conosciamo e che separano verticalmente i due fronti antagonisti.Al di là dell'intesa necessaria a portare in porto il pacchetto delle tre riforme istituzionali.In merito alle quali - a cominciare dalla legge elettorale - non servono timori o dubbi,ma soltanto determinazione a salvaguardare l'alternanza sì del maggioritario, anche e soprattutto le legittime aspirazioni della sinistra riformista a non mancare l’obbiettivo alle prossime politiche di sancire il passaggio dell’Italia nel novero dei Paesi “normali”:,governati cioè per un’intera legislatura dal vincente dalle urne.
Diventa importante in questa cornice la riunione di domani al Nazzareno della Direzione del Pd,alla quale dovrebbe partecipare lo spesso Premier Letta.Questa seconda riunione dell’era Renzi dovrebbe dovrebbe rappresentare il punto di ripartenza dell'azione del Partito,sul piano del governo come su quello politico-parlamentare.Nel primo caso sono giuste le aspettative del premier di vedersi aiutato in un rilancio dell'azione di governo,soprattuttro di un suo suo rafforzamento, dotato di una visione strategica apprezzabile dai cittadini.La famosa mossa,o svolta che dia il segno della volontà dei democratici di incidere a sostegno della ripresa ancora troppo timida,dell'occupazione,soprattutto giovanile:anche prima dei più ampi e più generali progetti, quali il "job Act" di più stretta impronta renziana .L'altro terreno è quello delle riforme.La legge elettorale che,come  ricordavamo, entra da lunedì 11 a Montecitorio nel vivo della discussione generale e poi dell'approvazione,e le due riforme costituzionali della trasformazione del Senato e Titolo V.della Costituzione.Un pacchetto, questo delle  riforme che deve restare ben unito nel suo assieme,e procedere di buona lena,come del resto è nei patti con l'altro contraente,il Cavaliere.Il quale ultimo,mimetizzandosi come esponente,da un lato,del fronte antigrillino,dall’altro, di quello della semplificazione attraverso il meccanismo di voto maggioritarion e bipolare,cerca di rivendicare a se il valore della iniziativa riformatrice che il Pd si è giustamente intestata.Per questo l'attenzione di Renzi e di tutte le componenti della Direzione democratica deve essere.puntato al perseguimento degli obiettivi del pacchetto delle riforme,rivendicandone con orgoglio il merito.Al tempo stesso valorizzare e dare  impulso all’azione di governo,dai cui risultati in definitiva l’elettore trarrà il suo giudizio per premiare o punire l’azione dei democrat.

sabato 1 febbraio 2014

LA VIOLENZA GRILLINA IN PARLAMENTO/PROVA DEL FALLIMENTO POLITICO DEL M5S

APS – Anno XIX ( nuova serie )- n°657 di sabato 1° febbraio 2014

LA VIOLENZA GRILLINA IN PARLAMENTO/UN CORPO ESTRANEO FUORI DEL SISTEMA E DELLA COSTITUZIONE INCAPACE DI CONFRONTARSI                                                                                                                                  
Roma,01/02/14 – (Aps) –Siamo passati nel giro di pochi giorni dalle ansie ed incertezze attorno al difficile impegnativo cammino della legge elettorale nel pacchetto Pd delle tre riforme – con Senato e Titolo V – all’incredulità dinanzi alla violenza squadristica dei manipoli di 5S esplosa questa settimana nelle aule parlamentari,a Montecitorio.Dalla scriteriata,abbastanza ridicola iniziativa d’impeachment del Capo dello Stato,alla stessa minaccia per la Presidente della Camera Boldrini,all’aggressione sessista alle deputate democrat con l’irruzione nella Commissione Giustizia per inerromperne i lavori e con lo stesso tentativo  alla Commissione Affari Costituzionali;oltree agli atti di vera e propria aggressione fisica compiuti nell’Aula stessa del Palazzo.
Ma a chi aveva osservato in questi ultimi quasi dodici mesi  il manifestarsi in tutta la sua consistente dimensione il fenomeno grillino - nato dalla speculazione sul disagio di una larga fascia della popolazione meno protetta,soprattutto dei giovani(raggiungendo la ragguardevole proporzione di quasi un quarto dell’elettorato recatosi alle urne) - non poteva non trascurare poi quello che ne è l’elemento base,o costitutivo. Come via via,cioè, il partito di Grillo e Casaleggio andava confermandosi quale forza del tutto incapace di dialogare con le altre forze politiche,inidonea a portare proposte costruttive, da confrontare o migliorare con gli altri,all’interno del sistema certamente emendabile ma che ci viene in eredità dai Padri costituenti,dalla Resistenza,dall’antifascismo, ispirato alla cultura liberaldemocratica dell’Occidente.Ma l’ex-comico Grillo ed il suo altrettanto incredibile “guru” Casaleggio avevano tutt’altri obbiettivi.Destabilizzare per rompere, per “scassare”( una parola venuta quasi di moda,la usa,inutilmente,anche il sindaco “rivelazione” di Napoli,De Magistris)  per  dare illusioni e finte soluzioni non tanto ai giovani arruolati dalla strada per portarli in Parlamento,ed ormai ripetitori soltanto di slogan e frustre parole d’ordine,quanto a quella parte di giovani e meno giovani che la crisi economica sociale e spesso dei valori fondanti di una comunità come quella nostra nazionale, la vive,è vero,sulla propria pelle.
Insomma lo spettacolo indecoroso ed allucinante dei giorni scorsi alla Camera,non del tutto nuovo pur rappresentando un’inammissibile escalation,poiché oltrepassava pericolosamente le regole democratiche basilari, della dialettica politico-parlamentare,anche la più aspra non era in realtà imprevedibile.Sulla base delle riflessioni che pure erano state fatte,ed in maniera anche approndita da molti analisti ed osservatori
era evidente che sarebbe presto arrivato il punto di confronto o di verirtà in grado di rivelare in maniera finalmente chiara la totale incapacità dei grillini a compiere atti politici costruttivi,nell’interesse del Paese,oltre la più facile messa in scena di gesti puramente e teatralmente demagogici,portati nei giorni scorsi nelle aule parlamentari,all’estrema manifestazione di violenza ,anche fisica,oltre che verbale.

Ed il punto verità per il Movimento 5S evidenzia:il loro estraneamento rispetto al faticoso sforzo di far arrivare in porto la proposta Renzi.Una iniziativa dirimente  che il si è intestata (sia pure con l’adesione controversa del “pregiudicato” Berlusconi) per tentare di rianimare, di restituire respiro al sistema, alla  nostra democrazia da troppo tempo bloccata.Bloccata dai populismi ed altri fattori politici(fattore K ,fattore B) che ne hannostacolato il funzionamento e quindi la crescita.Ecco dunque che il cerchio forse -ce lo auguriamo - sta per chiudersi: anche attorno al “grillismo” ed alla sua furba ,disperata,eversiva demagogìa


MA DIETRO L’ANTIGRILLISMO NON SI ANNEBBINO  LE DISTINZIONI TRA I POLI


Roma,01/02/14 –(Aps)-Il collegamento tra l'avvio del cammino parlamentare a Montecitorio della proposta Pd di legge elettorale - con la sua impronta maggioritaria di rafforzamento della governabilità - e l'offensiva combinata di violenza e demagogia,mai viste nellea stesse aule parlamentari sono la prova provata del fallimento della finta rivoluzione di Cinque Stelle.Dela loro chiara inidoneità a stare in politica.Ad utilizzare i mezzi democratici che la Costituzione ed i Regolamenti mettono a disposizione delle opposizioni.Se la prova generale dello squadrismo grillino consacra il flop della loro finta "rivoluzione",dobbiamo però annotare che lo sforzo del Pd e della sinistra riformista - per dare impulso e vitalità al sistema democratico ed alla Costituzione - rischia di subire un danno di visibilità.Non vorremmo che la comune indignazione verso lo sfascismo M5S portasse alla creazione di una sorta di “arco antigrillino” fuori della storia,che annebbia tutto,anche le essenziali distinzioni ed identità..Non è proprio quello che serve.Soprattutto perchèi rischia di fare confusione tra forze contrapposte,tra diverse sensibilità ed ispirazioni.