domenica 12 aprile 2015

DAL "TESORETTO" POMO DELLA DISCORDIA PER I POSSIBILI BENEFICIARI,A QUALCHE INCIAMPO "POST-IDEOLOGICO" PER RENZI,TRANSITANDO PER LA NUOVA "UNITA' " ATTESA PER IL 25 APRILE

Sabato,11 aprile 2015 APS – Anno XIX ( nuova serie ) – n°700 di sabato 11 aprile 2015 DALLA “MALEDIZIONE” DEL TESORETTO A QUALCHE INCIAMPO ANCHE IDEOLOGICO PER IL GOVERNO RENZI,TRANSITANDO PER L’UNITA’ Roma,11/04/15 –(Aps) – Dalla maledizione del cosiddetto “tesoretto” che ha perseguitato quasi tutti gli ultimi governi,anche quello di Berlusconi ultimo,e poi di Monti,Letta ed ora di Renzi.Poichè diventa quasi una drammatica sottolineatura del dilemma che investe anche la filosofia,meglio la strategia del governo a guida Pd di Matteo Renzi.Per quale ragione. Perché in questo incredibile “busillis”del nostro quadro della situazione economica in cui i principali indicatori registrano un ritorno al segno positivo - dall’abbassamento dello spread per i nostri titoli di debito pubblico rispetto al bund tedesco,a quello del rapporto euro-dollaro,con tutti i vantaggi che posssono derivarne per il nostro export,ai livelli bassissimi del costo del denaro – mentre non vi sono,viceversa, apprezzabili miglioramenti rispetto agli indici che più direttamente segnalano la crisi industriale,dell’occupazione,delle famiglie,nonostante qualche più promettente segno di ripresa dei consumi,della domanda interna.Questa contraddizione, che speriamo ancora provvisoria e più che altro apparente, non agevola certo un clima di fiducia da parte della maggioranza dell’opinione pubblica.Nonostante il “fervore riformistico” del Governo Renzi che non conosce soste e pare anche invilupparsi in testarde rigidità di scelte e contenuti che finiscono per creare disagio e preoccupazione all’interno stesso del Pd,delle sue minoranze più legate al tradizionale corpo del partito.Tutto ciò finisce per creare a Palazzo Chigi e soprattutto nel suo inquilino una sorta di ansia da prestazione,che finisce per non sempre favorire una linea di consenso nella maggioranza dei cittadini.Eppure Renzi – anche a costo di mettere a rischio il suo grado di fedeltà ad una linea che chiamiamola di sinistra ma che comunque corrisponde al “metodo proprio” di governo della socialdemocrazia europea – ritiene di tenersi in parallelo con le linee ed il gradimento, del consenso appunto,degli italiani.Egli ne è persuaso,come sembra,anche sulla base di talune mosse di governo – intendiamo le riforme con la ormai famosa redistribuzione degli 80 euro al mese in busta paga per tutti i percettori di più bassi livelli di reddito – giudicate,e forse non infondatamente, come la causa di quel prodigioso balzo alle europee del maggio dello scorso anno al quasi 41 per cento per le liste del Pd. Ma qui entriamo in un campo un poco più complicato e che sicuramente richiederebbe qualche spazio in più.Su un argomento che Renzi stesso ha evocato e nei confronti non solo di realtà esterne entrate in campo negli ultimi mesi (la “coalizione sociale” di Landini) ma anche delle correnti di minoranze dello stesso Pd .All’ultima più contrastata Direzione del Pd il Premier-Segretario Renzi fa infatti testualmente dichiarato di non aver alcuna intenzione di lasciare a cicchessia il monopolio della parola “sinistra”.Il che starebbe anche bene se fosse suffragato dai fatti.Se troppo spesso non si cogliesse la sensazione che questo governo nato all’insegna di un “modernismo” che - se non regolato nei suoi fondamenti e nei suoi sbocchi rischia - di offrire trappole e trabocchetti verso la sua evoluzione in operazione trasformistica.Già abbiamo registrato, alla Leopolda e non solo,accenni poco rassicuranti circa un Pd come partito della Nazione.Ma questo che cosa ha a che fare con un partito di chiara impronta socialista o socialdemocratica,di stampo europeo?Sempre premesso che una siffatta sinistra riformatrice non opera mai contro la Nazione.Ci mancherebbe. IL RAPPORTO POLITICA-MAGISTRATURA ESPOSTO ALLE POLEMICHE SULL’EPISODIO DI FOLLE VIOLENZA AL TRIBUNALE DI MILANO Roma,11/04/15 – (Aps) – Come se non mancassero già sufficienti spunti nella quotidianità ,le polemiche Politica-Giustizia hanno trovato nuovi appigli nella vicenda tragica del Tribunale di Milano.Con la morte di un giudice al lavoro nel suo ufficio,di un avvocato e di un altro testimone,oltre ad alcuni feriti, vittime di un folle assalto a mano armata di un già noto imputato.Lasciati soli ed indifesi.sono queste le espressioni da più parti lanciate dagli ambienti giudiziari all’indirizzo della politicas,del Governo.Lo stesso Capo dello Stato,intervenuto nella sua qualità di Presidente del Csm ad una riunione straordinaria di quest’ultimo a Milano,dopo aver espresso piena solidarietà, cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime ed a tutta la classe magistrale,ha posto l’accento sulla necessità di rafforzare la sorveglianza e la difesa delle sedi giudiziarie,peraltro affeidate già attualmente ai Presidenti delle Corti d’appello di ciascun distretto.

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