APS
– Anno XVIII ( nuova serie ) – n°645 di martedì 22 0ttobre 2013
LA PROVA
VERITA’ PER LA RESA DEI CONTI PDL ED ANCHE PER LE ”LARGHE INTESE” (ALL’ITALIANA)
Roma,22/10/13 –(Aps) – E’ arrivata in pratica alla prova
verità la gravosa esperienza di governo che si è voluto caricare sulle spalle
un esponente chiaramente di valore della “scuderìa”democrat – Enrico Letta – e che
il Pd, sia pure senza grandi entusiasmi,anzi, sta spendendo in questa faticosa avventura del governo di servizio o delle
larghe intese,come lo ha voluto definire il Capo dello Stato che ne è poi il
vero ispiratore.
Letta – che del Pd è stato sino ad aprile scorso il numero due,come visegretario al fianco di Pierluigi Bersani - si è sin qui impegnato allo spasimo(ed è ovviamente del tutto intenzionato ad andare avanti almeno almeno sino alla conclusione del semestre italiano della Ue)per difendere il suo governo dai non pochi scossoni,,dicktat,pretese puramente propagandistiche; dalla compresenza cioè di un Pdl sostanzialmente allo sbando,con il suo “padrone- demiurgo” Berlusconi isolato ed indebolito, nonostante il carisma con il quale ha saputo magnetizzare l’anima populistica che alberga,hanoi,,in milioni – più di otto alle ultime consultazioni – di nostri concittadini che in un ventennio hanno rappresentato l’humus che ha alimentato la lucida follìa del Cavaliere.Il governo di Enrico Letta - oltre ad essere stato la ciambella di salvataggio per una Destra allo sbando dopo l’esito de politiche di febbraio – si ritiene ora che abbia favorito in cosiddetto chiarimento interno in questo partito,con la messa all’angolo del “padre-padrone” anche se formalmente rispettato ed ossequiato nei vari “cerchi e gironi” che gli si stringono attorno, togliendogli spesso il respiro.Una difficile navigazioned quindi quella di Letta alla guida del governo di servizio,Ma al servizio di chi ,e speriamo non tanto delle pretese di questo schizzofrenico socio che è il partito del Cavaliere,per quanto esso possa apparire diviso e disarticolato anche sul terreno programmatico,dell’azione di governo.
D’altra parte tutti conosciamo gli antefatti alle cronache di questi giorni.Dopo la condanna
Mediaset,confermata il 2 agosto anche dalla Cassazione,e dopo la procedura di decadenza parlamentare ormai in prossimità del voto conclusivo dell’Aula di Palazzo Madama,la definitiva messa in mora di Berlusconi appare irrevocabile e con essa la fine di un ventennio non esattamente fausto per il Paese.Naturalmente la contrapposizione tra le due linee interne al Pdl(lealisti e governativisti,Fitto e Alfano) con il Cavaliere che prende colpi “rispettosi” da entrambe le parti, costretto ad una difficile quanto patetica mediazione paternalistica che non appartiene agli scenari della politica con la P maiuscola, pone parecchi e decisivi interrogativi circa gli esiti e modalità conclusive della vicenda.Il più prevedibile od auspicabile – per un ritorno ad un embrione di normalità nel nostro sistema politico – dovrebbe essere quello di decretare la fine della Destra ad impronta populistica e demagogica che il Cavaliere vuole ancora fideisticamente mantenere custodita nella sua”scatola magica” del Pdl,anzi Forza Italia E stiamo ovviamente parlando soltanto della facciata di questa spaccatura vera o presunta che sia all’interno della formazione berlusconiana,poiché,come appare evidente, le ambiguità non mancano davvero da parte di quegli esponenti – Alfano in testa – ritenuti i potenziali scissionisti che ad ogni apertura di bocca antepongono puntualmente l’atto di ossequio riverente “al nostro Presidente Berlusconi”, evocandone sempre i nobili intenti e le ragioni supreme.Non abbiamo voglia di scherzarci su,perché è questo uno dei busillis da mettere a fuoco e chiarire.
A nome di chi e chi rappresentano oggi nel Governo delle Larghe Intese i vari Alfano ,Lupi,Quagliariello,Di Girolamo,Lorenzin?Questione tutt’altro che ininfluente nel complesso puzzle dei presupposti e delle finalità dell’anomala maggioranza che regge il Gabinetto Letta.
Dicevamo più avanti della prova verità per Letta ed il suo governo,perché oltre alle minacce e fibrillazioni che quotidianamente li raggiungono, provenienti da Palazzo Grazioli e dintorni ,è sul terreno dell’azione di governo – vedi la legge di stabilità varata nel fine settimana scorsa – che i risultati appaiono modesti,privi di coraggio,come hanno gridato all’unisono le parti sociali (i tre sindacati confederali e la Confindustria) ed anche il Pd, nei pensieri inespressi di molti suoi dirigenti.Si lamenta cioè che la stabilità possa essere pagata ancora dai ceti meno dotati ;né essa servirebbe(ne sarebbe anzi contraddetta) se attuata a danno della crescita da tutti attesa ed invocata.Se all’uscita dalla crisi che perdura ed alla stabilità non venissero chiamati a contribuire – per un elementare principio di equità e di giustizia - tutti coloro che più dispongono e che per paradosso vengono invece risparmiati da proporzionati e sacrosanti sacrifici.
Letta – che del Pd è stato sino ad aprile scorso il numero due,come visegretario al fianco di Pierluigi Bersani - si è sin qui impegnato allo spasimo(ed è ovviamente del tutto intenzionato ad andare avanti almeno almeno sino alla conclusione del semestre italiano della Ue)per difendere il suo governo dai non pochi scossoni,,dicktat,pretese puramente propagandistiche; dalla compresenza cioè di un Pdl sostanzialmente allo sbando,con il suo “padrone- demiurgo” Berlusconi isolato ed indebolito, nonostante il carisma con il quale ha saputo magnetizzare l’anima populistica che alberga,hanoi,,in milioni – più di otto alle ultime consultazioni – di nostri concittadini che in un ventennio hanno rappresentato l’humus che ha alimentato la lucida follìa del Cavaliere.Il governo di Enrico Letta - oltre ad essere stato la ciambella di salvataggio per una Destra allo sbando dopo l’esito de politiche di febbraio – si ritiene ora che abbia favorito in cosiddetto chiarimento interno in questo partito,con la messa all’angolo del “padre-padrone” anche se formalmente rispettato ed ossequiato nei vari “cerchi e gironi” che gli si stringono attorno, togliendogli spesso il respiro.Una difficile navigazioned quindi quella di Letta alla guida del governo di servizio,Ma al servizio di chi ,e speriamo non tanto delle pretese di questo schizzofrenico socio che è il partito del Cavaliere,per quanto esso possa apparire diviso e disarticolato anche sul terreno programmatico,dell’azione di governo.
D’altra parte tutti conosciamo gli antefatti alle cronache di questi giorni.Dopo la condanna
Mediaset,confermata il 2 agosto anche dalla Cassazione,e dopo la procedura di decadenza parlamentare ormai in prossimità del voto conclusivo dell’Aula di Palazzo Madama,la definitiva messa in mora di Berlusconi appare irrevocabile e con essa la fine di un ventennio non esattamente fausto per il Paese.Naturalmente la contrapposizione tra le due linee interne al Pdl(lealisti e governativisti,Fitto e Alfano) con il Cavaliere che prende colpi “rispettosi” da entrambe le parti, costretto ad una difficile quanto patetica mediazione paternalistica che non appartiene agli scenari della politica con la P maiuscola, pone parecchi e decisivi interrogativi circa gli esiti e modalità conclusive della vicenda.Il più prevedibile od auspicabile – per un ritorno ad un embrione di normalità nel nostro sistema politico – dovrebbe essere quello di decretare la fine della Destra ad impronta populistica e demagogica che il Cavaliere vuole ancora fideisticamente mantenere custodita nella sua”scatola magica” del Pdl,anzi Forza Italia E stiamo ovviamente parlando soltanto della facciata di questa spaccatura vera o presunta che sia all’interno della formazione berlusconiana,poiché,come appare evidente, le ambiguità non mancano davvero da parte di quegli esponenti – Alfano in testa – ritenuti i potenziali scissionisti che ad ogni apertura di bocca antepongono puntualmente l’atto di ossequio riverente “al nostro Presidente Berlusconi”, evocandone sempre i nobili intenti e le ragioni supreme.Non abbiamo voglia di scherzarci su,perché è questo uno dei busillis da mettere a fuoco e chiarire.
A nome di chi e chi rappresentano oggi nel Governo delle Larghe Intese i vari Alfano ,Lupi,Quagliariello,Di Girolamo,Lorenzin?Questione tutt’altro che ininfluente nel complesso puzzle dei presupposti e delle finalità dell’anomala maggioranza che regge il Gabinetto Letta.
Dicevamo più avanti della prova verità per Letta ed il suo governo,perché oltre alle minacce e fibrillazioni che quotidianamente li raggiungono, provenienti da Palazzo Grazioli e dintorni ,è sul terreno dell’azione di governo – vedi la legge di stabilità varata nel fine settimana scorsa – che i risultati appaiono modesti,privi di coraggio,come hanno gridato all’unisono le parti sociali (i tre sindacati confederali e la Confindustria) ed anche il Pd, nei pensieri inespressi di molti suoi dirigenti.Si lamenta cioè che la stabilità possa essere pagata ancora dai ceti meno dotati ;né essa servirebbe(ne sarebbe anzi contraddetta) se attuata a danno della crescita da tutti attesa ed invocata.Se all’uscita dalla crisi che perdura ed alla stabilità non venissero chiamati a contribuire – per un elementare principio di equità e di giustizia - tutti coloro che più dispongono e che per paradosso vengono invece risparmiati da proporzionati e sacrosanti sacrifici.