mercoledì 6 luglio 2016

MATTEO RENZI CHE NOIA ! IL PREMIER NELL'ANGOLO / IL 41% DELLE EUROPEE SOLTANTO UN LONTANO E FRASTORNANTE RICORDO


APS – Anno XXI ( nuova serie ) n° 738 di mercoledì 6 luglio 2016

 

LO DICE FERRARA:”MATTEO RENZI,CHE NOIA !/ IL PREMIER NELL’ANGOLO / IL 41 % DELLE EUROPEE RICORDO LONTANO (E FRASTORNANTE)”                  

Roma,06/07/2016 – (Aps) - Idillio a pezzi tra l'ex direttore del Foglio Giuliano Ferrara e Matteo Renzi. Ferrara in un editoriale sul suo ex-giornale spiega che il presidente del Consiglio, dopo la batosta delle elezioni amministrative" "è nell'angolo" e "il ricordo del 40 per cento alle europee sembra lontano".L’ombra della diffidenza d’opinione si allunga sul Royal baby e sui suoi, assediati per mille rivoli dall’incalzante (un già visto ma efficace) iniziativa della magistratura militante, con il conforto di fatti e fatterelli di ordinaria corruzione che sono manipolati per bollare l’esecutivo come espressione di una continuità di nomenclatura bisognosa di un’alternativa radicale pre o antipolitica. Contano certi errori del capo, certe debolezze della corte, la ripresa economica debole, le cose non fatte o non inventate, ma contano anche le cose fatte, i successi, le realizzazioni, i capitoli chiusi e completati, che impauriscono e come sempre incidono sulla fretta di sbarazzarsi di chi fa, e di fotterlo con nuove promesse e nuove mirabilie o fuochi d’artificio.D'altro canto Ferrara riconosce che qualcosa non funziona più nello storytelling renziano.Il discorso pubblico di Renzi è decisamente appannato, molto meno efficace, a due anni dalla sua irresistibile ascesa alla guida del partito e del governo. Lo dimostra la recente direzione-streaming del Pd. Anche per chi ritenga il boy-scout un capo ragionevolmente impegnato in una battaglia non di retroguardia, a confronto con la vanità disperata di tipacci alla D’Alema, con le ricercatezze di tipini alla Cuperlo, e con le mucche vernacolari di tiponi alla Bersani, anche per ceffi come me, dunque, i video, le escogitazioni verbose, certe pose, l’eccesso di appelli, ma soprattutto la reiterazione di tutto questo teatro, ha ormai un solo effetto: la noia.Ferrara si sofferma su questo punto, sull'enfasi retorica posta spesso da Renzi in molti discorsi pubblici e per farlo cita una passaggio de "La Scuola Cattolica" di Edoardo Albinati,(..) a pagina 1.168 dei quaderni del professor Cosmo si legge, a proposito delle retoriche pubbliche in Italia: “… persino nel dire la verità, non si riesce a dirla nuda, così
com’è, non si riesce a non condirla di retorica, e dunque si finisce per essere falsi persino mentre si dice il vero: si falsifica la verità per stare più sicuri che faccia effetto.
Per questo l'ex direttore del Foglio chiede una ripartenza: nuove parole e nuove decisioni.Il discorso in politica quasi sempre riflette un’impasse che al discorso è estranea. Non si capisce bene che cosa, ma certo qualcosa di forte, traumatico, dimostrativo e utile al paese, non nell’ordine difensivo del correntismo di partito, delle mene di legislatura, dei ricatti melodrammatici, tutte cose che ripropongono il passato e mettono nell’angolo il presente, la contemporaneità promettente che Renzi aveva impersonato, qualcosa il capo del Pd e del governo ha da inventarselo, secco, asciutto, e poi da dirlo senza eccessivo accumulo o enfiagione di parole. Economia, crisi europea, società, cultura, giustizia, scontro di civiltà: non è che manchino i temi anche incandescenti per nuove decisioni e nuove parole.
Insomma,dopo la sconsolante Direzione Pd di ieri l’altro – che ha sancito la inscalfibile arroganza del Premier-Leader, intenzionato a resistere ad oltranza(dobbiamo sempre vedere,poiché capriole acrobatiche nessuno può escluderle)unitamente alla collaudata incertezza della cosiddetta sinistra interna – si fa più intensa la suspense,o meglio la preoccupazione,  sull’avvenire di questo partito che era sembrato dover essere l’unica risorsa democratica per il futuro del nostro Paese.

L’ADDIO A MICHEL ROCARD.UN POLITICO, UN SOCIALISTA.PER QUESTO FUORI DAL NOSTRO TEMPO
Roma,06/07/2016 – (Aps) – Da un ricordo di Ilvo Diamanti su “Repubblica”:
Michel Rocard era un leader realista. Moderato. E socialista. In Italia, di socialisti non ce ne sono più. Da tempo. L’unico soggetto politico che conti è il Pd. Un post-partito che riassume post-comunisti e, soprattutto, post-democristiani. Guidato da un post-leader, come Matteo Renzi.Rocard era, ormai, più fuori luogo. Perché privilegiava i tempi lunghi. Lo mostra in modo esemplare questa sua frase (che mi ha segnalato Eric Jozsef). “Le buone cose  hanno bisogno di tempo. Sono lente a nascere. Se piantate un albero non vale la pena di spingere per farlo crescere più in fretta. In politica è la stessa cosa.