lunedì 17 febbraio 2014

INCARICO A RENZI/FUORI LA VECCHIA POLITICA DENTRO IL PROGRAMMA DEL CAMBIAMENTO/RIASSORBIRE NEL PD IL TRAUMA DELLO STRAPPO SU LETTA





APS – Anno XIX ( nuova serie ) n°660 di lunedì 17 febbraio 2014



INCARICO A RENZI /VIA I REPERTI  DELLA VECCHIA POLITICA SUL PIATTO I PUN= TI DEL PROGRAMMA/DA ASSORBIRE NEL PD IL TRAUMA DELLO STRAPPO SU LETTA



Roma,17/02/14 –(Aps) - La decisa accelerazione impressa da Renzi al “cambio di schema” per Palazzo Chigi ,da sintonizzare con la forte iniziativa da lui messa in campo - le tre riforme politiche e costituzionali(l.elettorale,Senato,titolo V) - non ha solo prodotto qualche stupore e qualche incomprensione,se non scetticismo,nei circoli politici e giornalistici.Partito dalla sua ben fondata campagna contro "la vecchia politica",tanti conati della vecchia politica Renzi se li è trovati davanti già al secondo giorno delle consultazioni al Quirinale.Un po’ di esempi?Con Vendola che ha coperto i profondi dissidi all'interno di Sel - fresco di Assemblea nazionale nella Sala dei Frentani a Roma - con il suo deciso niet dinanzi al Capo dello Stato riguardo alla nascita del Renzi 1.Il quale  dovrà implicitamente, viceversa, se vorrà mantenere le promesse delle sue impostazioni dalle primarie sino all’atto conclusivo avverso a metodi e contenuti del Gabinetto delle “ex larghe intese” presieduto da Enrico Letta,caratterizzarsi come governo “più di sinistra”. Ancora,con le ambigue e coperte astuzie "responsabili" ascoltate direttamente dalla bocca nientedimeno che del redivivo Cavaliere nei Palazzi  delle istituzioni.Soprattutto con le contorte,dure parole usate da Alfano in quella stessa occasione,forse per mascherare il proprio delirio di "impotenza" di chi è stretto tra il terrore di essere rigettato rovinosamente tra le fauci del vecchio padrino e l'ambizione o la necessità di rivendicare spazi politici - palesamente opinabili - nella piattaforma del nuovo governo Renzi in formazione.E rivendicare intanto anche spazi di potere, in termini intanto di poltrone ministeriali.Esattamente un lessico ed una concezione di "vecchia politica" che non è solo Renzi ed il Pd che li rinnegano.E’ in primo luogo il Paese,sono gli elettori che lo hanno espresso questo desiderio - sia pure ancora molto confusamente,nelle urne quasi un anno fa
Ma al di là di siffatte “sbavature”,quelle espresse ed inespresse,,chiamiamole così,inevitabili secondo appunto metodi e filosofìa della vecchia politica,della Prima Repubblicanel momento in cui ci si accinge alla fomazione di un nuovo
governo;soprattutto quando ve ne sono chiamate a far parte anche formazioni minori..Anche quest’ultimo elemento un “reperto” che una concezione bipolare(se non bipartitica) – che non ha certo scoperto Renzi -  dovrebbe cancellare, salvo casi eccezionali.
Il punto rilevante dell’accoglienza riservata allo “scarto” di Matteo Renzi ed alla conseguente deliberazione,a grandissima maggioranza, della Direzione Pd di giovedì scorso - che ha portato alla infausta e certamente brusca conclusione dell’esperienza di Enrico Letta a Palazzo Chigi – è tuttavia un altro.Al netto dell’indubbio trauma che lo strappo su Letta ha provocato alla base del Pd,di cui l’ex Premier è stato apprezzato esponente di vertice(viceSegretario unico con Bersani),così come ha disorientato non poco una larga fetta di opinione pubblica,non solo quella più prossima ai democratici;al netto di tutto ciò,il punto è’ la sostanziale distanza ed incomprensione del significato di tale svolta da parte di analisti,osservatori,commentatori con le loro regole, i loro schemi immutabili.E’questo .che ha portato a focalizzare gli avvenimenti di queste ultime settimane esclusivamente quale frutto della velocità,dell’intraprendenza ideativa,od anche del coraggio del giovane sindaco fiorentino,frettolosamente definito da qualche pure autorevole pubblicazione straniera:”demolition man” che ora dobbiamo vedere veramente alla prova. Non si è dato alcun peso alle preoccupazioni,le ansie ed assieme alla voglia determinata di cambiamento,dopo il ventennio, che hanno dominato a tutti i livelli,in questi ultimi tempi,il gruppo dirigente democratico ed anche i  sostenitori ed elettori di quello che nonostante la  deludente prova elettorale politica del febbraio 2013,e gli infortuni che ne conseguirono(l’infruttuoso incarico aBersani,prima,la “misteriosa” bocciatura dei suoi candidati alle votazioni per il Quirinale,poi ) resta il principale partito italiano.E vogliamo aggiungere,oggi – dopo l’infausto affollarsi dei populismi di varia inclinazione -  l’unica risorsa democratica per portare fuori dalle secche della crisi,e dai mali antichi dello Stato che connotano malamente,in generale,la vita pubblica del Paese.In questo senso – scindendo per un momento il Pd dai promettenti profili del suo neo-Segretario e Premier designato – ci pare di poter rilevare un’omissione  decisiva da parte di chi si è
speso nell’arte dell’introspezione politica del delicato passaggio politico attuale.Un omissione o un limite che è del tutto speculare a quello di aver acceso tutti i riflettori sul personaggio Renzi che è indubbiamente oggi l’uomo da copertina.Di non aver tenuto  cioè nel conto un elemento che molto probabilmente potrebbe far premio su tutti gli altri.Il bagaglio di orgoglio,di ambizioni,non sappiamo se smisurate ma certamente legittime,che è dentro  il corpo politico dei democrat,dei suoi dirigenti ,come dei singoli elettori attuali o potenziali,di voler risanare e migliorare l’Italia, secondo i valori o,se si vuole, gli schemi di una grande tradizione di cultura e di politica che appartiene a tutta l’Europa.La socialdemocrazia.     

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