giovedì 2 maggio 2013

CONTRO LO SCENARIO DI GOVERNO DISEGNATO DA LETTA I RICATTI DEL CAVALIERE SU IMU E CONVENZIONE PER LE RIFORME/PRIORITA' LEGGE ELETTORALE


APS – Anno XVIII ( nuova serie ) – n°628 di giovedì 2 maggio 2013

Roma,02/05/13 – (Aps) – Uscito dalle Aule parlamentari dopo aver incassato la doppia fiducia di Camera e Senato ma essere stato precocemente già bersaglio - a cavallo dei due voti- del fuoco “amico” di uno dei due principali partners della maggioaranza,ovviamente il Pdl,sul tema che,facile previone, arroventerà subito in partenza il clima politico governativo,è  il primo bel primato conseguito da Letta sul campo.Manco a dirlo, per i pidiellini si batte sul chiodo fisso (cavallo di battaglia della ultima rimonta berlusconiana) della definitiva messa in soffitta dell’Imu (con la sua restituzione ai contribuenti) e la Presidenza,nientedimeno che per il Cavaliere, della Commissione riforme.Entrambe le pretese,del tutto strumrentali non sono state affatto recepite nella piattaforma politica del Gabinetto di” larghe intese” messo assieme con tenacia e metodo dal giovane Presidente del Consiglio, e V.Segretario Pd,Enrico Letta. Ma questa uscita anticipata del Pdl su due temi cruciali dell’alleanza per dar forza alla quale si era chiamati a sfumare,a scolorire diversità e contrasti,non è una novità,non giunge inattesa.Nel senso che si sa la ragione per la quale il Pdl – che, riperiamo, rincorsa o rimonta finale a parte,le elezioni le ha perso di brutto,lasciando sul terreno circa sei milioni e mezzo di voti,arrivando in pratica soltanto terzo al traguardo,dietro Pd e M5S – si è buttato sul carro del Governo appena se ne è aperta la possibilità:larghe intese,o qualsiasi altra diavoleria di ingegneria istituzionale si fosse preserntata.Il Pdl aveva bisogno di risalirvi,di restare a galla  mimetizzarsi, senza perdere il contatto con le sirene incantatrici del suo peggior populismo demagogico che tanto male ha già fatto al Paese.
Ora forse non è abbastanza educato; non si può dire con eccessiva enfasi,ma questa è la verità che mette a nudo la vera direzione di marcia di una Destra berlusconiana miracolata dalla “intuizione” presidenziale,da parte del Capo dello Stato rieletto,di muoversi sul terreno di una formula di emergenza che – in mancanza di alternative praticabili - potesse far fronte alle urigenze economico-sociali,come a quelle politico-istituzionali,sempre nella speranza che non ci si dimentichi o che si butti indietro la riforma della legge elettorale che sempre più chiaramente è la madre di tutte le battaglie per salvare la democrazia nel nostro Paese.
Il punto però è proprio questo.E’veramente l’alternativa al collasso politico la via imboccata del “Governo di servizio”,o più esplicitamente delle “larghe intese” ,trai due partiti che si sono duramente contrapposti in un ventennio di democrazia zoppa ( ancora una volta) nello Stivale, dove si è conosciuto la realtà poco esaltante della Seconda Repubblica ?
Letta nel suo discorso di insediamento è stato bravo, abile nel disegnare un nuovo scenario che si apra direttamente su una Terza  Repubblica,imperniata su una sorta di pilastro centrista in cui convergano i due poli sin qui fronteggiatisi.Ma in quale maniera ? Abbandonando le diversità che li hanno caratterizzati,tagliando le le ali estreme dei due schieramenti,alimentando  una nuova linfa per la democrazia italiana che rinasce assieme al Paese,assieme alla soluzione dei suoi problemi acuti, in un’Europa più armoniosa e solidale.Questo sembrerebbe il futuro al quale accompagnare l’Italia,come delineato da Letta.Con una specie di amnistia per il ventennio passato che ha avuto,ricordiamolo,un’anomalia,quella berlusconiana,che va certo cancellata,ma non attraverso un lavacro al quale salvificamente tutti ci sottoponiamo.Dopo la “mezza vittoria” elettorale del Pd che  ha tolto allo stesso l’arma, al Senato, di poter varare un governo della sinistra riformista – come credo il Paese avrebbe meritato – ed parte il “giallo” dei centouno voti spariti nelle votazioni per Prodi al Quirinale,qualcuno ha voluto evocare lo spettro di Weimar per lo scenario italiano di questi mesi.Un po’ di pessimismo in più ed un po’ di analogie in meno rispetto alla vicenda che segnò drammaticamente il passaggio per la Germania anni ’30 dalla socialdemocrazia ad Hitler ed al nazifascismo ed alla cartastrofe che ne conseguì non solo per i tedeschi.
La considerazione conclusiva su questo ancora poco chiaro avvio del governo di servizio messo assieme da Letta ed incoraggiato da Napolitano torna agli interrogativi sopra accennati.
E’ realistica ed utile la soluzione di governo che si sta tentando? Quando si osserva un Pd in preda - trai suoi militanti oltre che nellas leadership, nell’esteso universo di opinione pubblica che in esso si identifica e lo sorregge - ad una forma di insofferenza acuta per la diversità compressa, le limitazione ai suoi caratteri distintivi,a seri dubbi sulla scelta “obbligata”..E per quanto riguarda il Pdl,lo abbiamo detto sopra: il suo voler apparire  “partito di lotta e di governo”,a modo suo naturalmente.
Ma questa era dunquel’unica alternativa che avevamo davanti dopo i due mesi trascorsi inutilmente dal voto di fine febbraio? Se sì, il Governo di Enrico Letta deve modificare la propria agenda,mettendo in testa a tutto la riforma della Legge elettorale.

 

  

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