APS
624 – Anno XVIII ( nuova serie )- n°624 di venerdì 5 aprile 2013
NEBBIE
SULLA “PAUSA DI RIFLESSIONE”/ LO STALLO DEL QUADRO POLITICO
Roma,05/04/13 – (Aps) – Ad una settimana piena dalla
salita al Colle di Pierluigi Bersani,per informare il Capo dello Stato del mancato
raggiungimento dell’obbiettivo di
coagulare uno spettro di risposte ed una base di sostegno al suo programma,il quadro politico del dopo voto resta fermo a sette giorni fà.Con in più solo un parziale diradamento delle nebbie che avevano circondato il passaggio immediatamente successivo cui ha dato vita Napolitano.Una pausa sostanzialmente,dopo il negativo avvio delle consultazioni dei partiti cui aveva dato il suggello, ugualmente sconsolante,il Segretario del Pd –maggiore forza in Parlamento – con la sua ricognizione da Premier con incarico condizionato di formare un governo di inizio legislatura.Una pausa che faceva perno sulla costituzione di due gruppi di “saggi” esponenti qualificati ed esperti riconosciuti nelle materie facenti oggetto dei due gruppi:rispettivamente,per le riforme politico-istituzionali,ivi compresa una nuova legge elettorale in sostituzione del deprecato e paralizzante “Porcellum”;per la materia economico-sociale,vale a dire le misure urgenti e quelle di medio periodo per allentare la grave crisi che che insiste sul nostro apparato produttiva e sulla vita delle famiglie,dei lavoratori,dei giovani come dei pensionati.La messa a punto del Capo dello Stato di quasi una settimana fa,conteneva altri due punti chiave.Smentiva le voci che si erano diffuse,di un possibile abbandono anticipato della Presidenza.Sottolineava in qualche maniera la normalità dei dei tempi non brevi per la formazione del nuovo Governo,chiariva che l’Italia non era priva di guida in quanto il governo tecnico di Monti,seppur dimissionario,era in carica per il disbrigo degli affari correnti,oltre che per provvedimenti urgenti che si rendessero necessari,sul piano interno come su quello europeo e comunitario. Aggiungendo che la imminente elezione di un nuovo Capo delle Stato,nella pienezza dei suoi poteri(compreso eventualmernte lo scioglimento delle Camere) spianava la strada alla soluzione dell’attuale stallo politico.
Insomma le nebbie intorno a questa “pausa” imposta dal Colle erano soltanto parzialmente eleminate,perché rimanevano in piedi,assieme a tutti i dubbi sul come sciogliere la matassa dei veti incrociatii – il Pd, no a larghe intese o patti diretti col Pdl,che invece erano richiesti con insistenza dai “berluscones” assieme alle garanzie sulla nuova figura di Capo dello Stato,il M5S che semplicemente si tira fuori partita – sinanco interrogativi sulla sorte dell’incarico a Bersani,mai formalmente rimesso.A movimentare il quadro in questi ultimi giorni, la rivivescenza delle velleità del Sindaco fiorentino Matteo Renzi,tornato in campo,ed “a gamba tesa”,riproponendo una tesi che si riteneva esclusiva del Cavaliere:larghe intese o ritorno voto! Che è una bella ciliegina sulla torta del Pd.
coagulare uno spettro di risposte ed una base di sostegno al suo programma,il quadro politico del dopo voto resta fermo a sette giorni fà.Con in più solo un parziale diradamento delle nebbie che avevano circondato il passaggio immediatamente successivo cui ha dato vita Napolitano.Una pausa sostanzialmente,dopo il negativo avvio delle consultazioni dei partiti cui aveva dato il suggello, ugualmente sconsolante,il Segretario del Pd –maggiore forza in Parlamento – con la sua ricognizione da Premier con incarico condizionato di formare un governo di inizio legislatura.Una pausa che faceva perno sulla costituzione di due gruppi di “saggi” esponenti qualificati ed esperti riconosciuti nelle materie facenti oggetto dei due gruppi:rispettivamente,per le riforme politico-istituzionali,ivi compresa una nuova legge elettorale in sostituzione del deprecato e paralizzante “Porcellum”;per la materia economico-sociale,vale a dire le misure urgenti e quelle di medio periodo per allentare la grave crisi che che insiste sul nostro apparato produttiva e sulla vita delle famiglie,dei lavoratori,dei giovani come dei pensionati.La messa a punto del Capo dello Stato di quasi una settimana fa,conteneva altri due punti chiave.Smentiva le voci che si erano diffuse,di un possibile abbandono anticipato della Presidenza.Sottolineava in qualche maniera la normalità dei dei tempi non brevi per la formazione del nuovo Governo,chiariva che l’Italia non era priva di guida in quanto il governo tecnico di Monti,seppur dimissionario,era in carica per il disbrigo degli affari correnti,oltre che per provvedimenti urgenti che si rendessero necessari,sul piano interno come su quello europeo e comunitario. Aggiungendo che la imminente elezione di un nuovo Capo delle Stato,nella pienezza dei suoi poteri(compreso eventualmernte lo scioglimento delle Camere) spianava la strada alla soluzione dell’attuale stallo politico.
Insomma le nebbie intorno a questa “pausa” imposta dal Colle erano soltanto parzialmente eleminate,perché rimanevano in piedi,assieme a tutti i dubbi sul come sciogliere la matassa dei veti incrociatii – il Pd, no a larghe intese o patti diretti col Pdl,che invece erano richiesti con insistenza dai “berluscones” assieme alle garanzie sulla nuova figura di Capo dello Stato,il M5S che semplicemente si tira fuori partita – sinanco interrogativi sulla sorte dell’incarico a Bersani,mai formalmente rimesso.A movimentare il quadro in questi ultimi giorni, la rivivescenza delle velleità del Sindaco fiorentino Matteo Renzi,tornato in campo,ed “a gamba tesa”,riproponendo una tesi che si riteneva esclusiva del Cavaliere:larghe intese o ritorno voto! Che è una bella ciliegina sulla torta del Pd.
SCENARI
DELLA CRISI ITALIANA, E NON SOLO / IL MEZZOGIORNO ANCORA IN BELLA EVIDENZA
Roma,05/04/13 – (Aps) - Non siamo più ai primi anni del
900 o dell’immediato dopoguerra,gli anni delle maggiori ondate emigratorie, dei
tanti che in mancanza di lavoro e di
risorse lasciavano l’Italia per l’estero,
o il sud per il nord del paese alla ricerca di migliori condizioni di vita
. I tempi sono fortunatamente molto cambiati. Il
progresso ha fatto passi da gigante ;ciò nonpertanto ci ritroviamo nel pieno di una crisi
profonda, di una feroce recessione che ci fa temere per i vantaggi acquisiti
e, almeno per ora, non ci sono né si vedono a breve segni di soluzione.Anche se a
febbraio scorso, secondo le più recenti
stime forniteci dall’Istat, il tasso di
disoccupazione sembra in calo- dall’11,7% di gennaio è passato all’ 11,06%-siamo sempre di fronte
ad un aumento di 1,5 punti in percentuale dei valori rilevati nello stesso
periodo l’anno scorso.
Nel suo complesso la disoccupazione-uomini e donne-sfiora
i 3 milioni. 647 mila sono i giovani senza lavoro, la maggioranza dei quali-
prevalentemente meridionali-si dichiara
pronta anche ad emigrare mentre un
25% afferma di essere disposto
ad accettare un lavoro anche con paga ridotta.
In linea tendenziale gli scenari di
Prometeia e Union Camere vanno ancora più avanti ed , almeno per
quest’anno, non ci lasciano grandi speranze; anzi,secondo le loro
previsioni, la recessione non sembra
destinata ad arretrare. Rilevano che difficoltà di ripresa si avranno su tutto il territorio
nazionale anche se con qualche leggera
flessione al nord ed al centro mentre,
purtroppo, con nuove pesanti
ripercussioni sull’ormai cronico divario nord-sud.Nel Mezzogiorno e
nelle isole,infatti,sempre secondo i suddetti “scenari”,il tasso di
disoccupazione dovrebbe attestarsi al 17,9%,ossia 6,5 punti percentuali in più
rispetto alla media nazionale che si ritiene possa fermarsi all’11,4%.In testa
alla classifica delle regioni sulle
quali la crisi si farà maggiormente sentire c’è la Calabria per la quale nel 2013 si prevede un tasso di
disoccupazione che raggiungerà il 20,6%.In ordine decrescente seguono la Sicilia con il 19,6%,la Campania
con il 19,3%,la Sardegna con il 17%,laPuglia
con il 16,1% ,ed infine la Basilicata con il 15,6%.
In questo quadro desolante non mancano,tuttavia, aree
relativamente virtuose.Tra queste c’è il
Trentino Alto Adige.
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