sabato 18 febbraio 2017

NON UNA RESA DEI CONTI NEL PD / MA L'INDEROGABILE NECESSITA' DI RIPRISTINARE LA POLITICA PER DARE SENSO E FORZA AL MAGGIOR PARTITO DELLA SINISTRA RIFORMISTA IN EUROPA

APS – Anno XXII ( nuova serie ) – n°764 di sabato 18 febbraio 2017 NON UNA RESA DEI CONTI NEL PD MA UN INDIFFERIBILE RITORNO ALLA POLITICA PER LA MAGGIORE FORZA DELLA SINISTRA RIFORMISTA IN EUROPA Roma,18/02/ 17 – (Aps) - A chi chiede quali siano i miei pensieri in questo momento,la risposta non può che essere una soltanto Agli sbocchi che potranno avere domani,all'Assemblea Pd accortamernte inflazionata nei numeri - un migliaio di componenti,ma questa è solo la cornice! - cui è demandata la risposta ufficiale di Renzi alle istanze delle minoranze di sinistra dichiaratesi pronte alla scissione.Premesso che non si può non essere dell'avviso che prevalgano le ragioni di una seppure un pò tardiva coesione ed unità del Pd,in questo nuovo passaggio impegnativo della vita pubblica del nostro Paese,vi sono alcuni paletti che vanno ancora quì riconfermati. Renzi è bravo,bravissimo;è scaltro oltre il limite che è consentito – per il primissimo ruolo nella politica italiana ricoperto da un giovane e così dinamico dirigente – che è stato espresso dai quadri politici fiorentini e che ha soprattutto al suo attivo un brillante curriculum di amministratore locale.Prima Presidente della Provincia,poi Sindaco dinamico ed assai apprezzato di Firenze.Però probabilmente a questo punto occorrerebbe tracciare una linea.Da quì parte il capitolo politico romano che inizia ad evidenziare,assieme alle luci,molte ombre del giovane Sindaco toscano.Prima competitore di Bersani per la leadership dei democrat,poi di Cuperlo e Civati,poi il Congresso che lo proietta direttamente al centro della ribalta Pd.Così tra un'affolata e "sorprendenre" Leopolda e l'altra - le attrazioni sono sempre le "mirabolanti visioni" dell'intraprendente ex-scout di Pontassieve - arriva il momento del disinvolto e frettoloso cambio di poltrona con Enrico Letta a Palazzo Chigi.Con annessa "foto della campanella" destinata,crediamo, a restare negli annali fotografici di governo.Non vogliamo farla lunga:sta di fatto che da quel febbraio 2014 ad oggi è stato un susseguirsi di rapidissime mosse spiazzanti, anche verso i vertici dei democrat .Ai quali per primi non potevano non sembrare frettolose,immeditate,e non certo di buone maniere - slide illustrative a parte - su non poche o marginali decisioni e provvedimenti del Governo Pd.Il quale,occorre sottolinearlo,andava avanti con molti voti di fiducia,e soprattutto con la "pesante"appendice del partito del Ministro “senza il quid”, Alfano(secondo un’antica definizione del Cavaliere).Unitamente ad altri “volenterosi” si affiancavano in Senato,a sopperire allo sfarinamento progressivo della Forza Italia di Berlusconi (che era rimasto legato a Renzi,sia pure a cadenze alterne, dal Patto del Nazzareno sulle grandi riforme).Una ex corazzata,quella di Forza Italia, che perdeva pezzi,sempre più erosa da passaggi e trasferimenti, con altre casacche,diverse dall’azzurro di fabbrica. Il resto di questi quasi tre anni di avventura renziana a Palazzo Chigi a raccontarli nel dettaglio allungherebbe troppo l’elenco dei provvedimenti controversi,perchè contrastanti con un orizzonte programmatico,con i valori di una sinistra riformista quale il Pd doveva sicuramente continuare ad essere.Un orizzonte che viceversa andava progressivamente allontanandosi.con le riforme pasticciate e frettolose messe assieme dalla squadra di Renzi a Palazzo Chigi.Dall’abolizione,ma sino ad un certo punto,del Senato,del Cnel,dalla destrutturazione delle Province, già abolite,dalJobs Act che rivelava presto la sua incongruità.Portando peraltro con sè l’abolizione dell’art.18, per favorire in qualche misura il licenziamento dei lavoratori,l’abolizione dell’Imu per tutti(creando nuove fasce di privilegio) sino al capolavoro di una legge elettorale - valida per l’unica Camera sopravvissuta ed elettiva,quella dei Deputati – che scompaginava ogni criterio di equilibrio tra governanza e rappresentatività politica della volontà popolare.Di tutto questo ha fatto giustizia il voto referendario del 4 dicembre scorso che con un secco 60 per cento ha reso giustizia alle diffuse perplessità dell’opinione pubblica sul senso,la coerenza, la reale ispirazione di queste riforme orchestrate da Renzi.Trascinandovi anche un Pd in buona sostanza riottoso dinanzi a questo “improprio” riformismo voluto dal Premier.Di li’ è nato il grave stato di crisi di marca renziana,unito ad una sua imperiosa volontà di rivincita.Uno spettacolo che speravamo di risparmiarci.Dall’Assemblea di domani il responso.

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