mercoledì 5 dicembre 2012

LE PRIMARIE PD COME USCITA DI SICUREZZA DAL LUNGO TRAMONTO DELLA SECONDA REPUBBLICA

Roma,28/11/12 –(Aps) –E’stato analizzato ampiamente, e sino alla vigilia, la valenza assolutamente nuova – in un momento di allontanamento dei cittadini dalla politica,del manifestarsi in molte forme del sintomo dell’antipolitica di fronte alla casta ai suoi vizi ,privilegi ed inefficienze;dell’irruzione sulla scena di soggetti assolutamente nuovi ed insondabili come quello di Grillo – di un fenomeno come quello delle primarie del Pd. Che ha acceso una luce di speranza in questa notte della democrazia che sembrava attraversassimo.Ed invece le primarie del centro sinistra si son ben presto appalesate come un esercizio prezioso di democrazia rappresentativa e della sua salvezza,per l’impegno e la partecipazione che le hanno caratterizzate,anche con la prova televisiva su Sky-Tg24: con il confronto dei “magnifici cinque” , il segretario del Pd Bersani e gli altri quattro sfidanti tra cui la new-entry,il sindaco Pd di Firenze Matteo Renzi,noto soprattutto per i suoi propositi “rottamatori” all’interno del suo stesso Partito.Di quest’ ultimo aspetto delle primarie si era discusso a lungo, dentro e fuori il perimetro dei democratici,e ci si interrogava sulla reale portata “nuovista” della proposta di Renzi,riconoscendone tuttavia il valore di risorsa,di arricchimento della forza d’impatto dei democrat sulla più vasta platea elettorale Domenica scorsa si è votato,sappiamo il risultato con la prevista affermazione di Pier Luigi Bersani – distante però di più di cinque punti dalla soglia del 50 % che avrebbe potuto subito incoronarlo – e la non altrettanto prevista affermazione del giovane Renzi che ha toccato con legittimo orgoglio quota 35,dichiarando propositi ancor più battaglieri per il ballottaggio di domenica prossima con il Segretario del suo partito..Ed è questo lo snodo del discorso che riparte dall’esito di questo primo turno.Le qualità di Matteo Renzi le conosciamo od abbiamo imparato a conoscerle in questi ultimi mesi mano a mano che progrediva la preparazione al confronto di questi giorni.Non vogliamo ripeterci affermando che – premesso l’apprezzamento per la sua prontezza,il vitalismo dinamica della sua presenza sulla scena politica come l’ha rivelato nel suo instancabile tour elettorale,con i meeting della Leopolda a Firenze,ed anche per le idee di ringiovanimento della classe politica del Pd ed in generale – continua a non piacerci il termine “rottamazione”, come le ineleganti,irriguardose esplicitazioni che sono state fatte.Soprattutto non è ,ovviamente, per nulla convincente l’approssimazione delle già scarne,generiche indicazioni programmatiche (innovare:cosa,chi ?).Risulta soprattutto inaccettabile la dicotomia tra il “loro” ed il “noi” cui il giovane Matteo usa far ricorso parlando del partito,come se fosse affare di altri,che rivela una propria estraneità,un antagonismo frontale,che tradisce uno scarsissimo senso comunitario, di appartenenza rispetto al medesimo Pd.E messo così il discorso promette assai poco di buono.Così come il suo antimontismo ed il suo presidio della sponda moderata dell’elettorato,o di delusi del centro-destra, risultano poco covincenti,contraddittori con i tenui tentativi di rettifica a sinistra il suo profilo di “sfidante”. Insomma è obbiettivamente un pò poco per quello che si attende oggi il Paese dall’alternativa socialdemocratica al potere.

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