sabato 15 novembre 2014

RECESSIONE CHE NON ARRETRA,SCIOPERO SOCIALE E MALESSERE IN MOLTE PIAZZE D'ITALIA/NEPPURE RENZI ARRETRA CON LE SUE RIFORME/IL DIBATTITO NEL PD SUL CHI DEVE CAMBIARE CANALIZZATO IN UNA SALUTARE DIALETTICA?

APS – Anno XIX ( nuova serie ) n°687 di sabato 15 novembre 2014 RECESSIONE CHE NON ARRETRA,DISAGIO SOCIALE NELLE PIAZZE/LO SFORZO DI RENZI:DARE SBOCCO ALLE SUE RIFORME IMPEGNATIVE MA NECESSARIE Roma,15/11/14 – (Aps)-E’ un dibattito ininterrotto quello che è dato da registrare all’interno od attorno al Pd quando è sembrato che la”irruenza “ del giovane Premier potesse mettere a repentaglio la stessa coesione del partito di cui egli è Segretario(oltrechè ,appunto,attivissimo Premier).Riguarda, da caso a caso,.l’auspicio di un cambio di passo del Leader,o viceversa di un diverso atteggiamento dell’altra componente,quella minoritaria,della” vecchia guardia” che raccoglie come si sa anche molti big democrat ,da Bersani a D’Alema, a tanti altri esponenti ,vecchi e nuovi,di rilievo del Partito.Dibattito ed interrogativi che diventano tanto più incalzanti dinanzi ad occasioni in cui “i due Pd”,come vengono individuati,sono addirittura impegnati in eventi diversi,ed apparentemente contrapposti.Come è accaduto qualche settimana fa con la riunione annuale renziana della Leopolda a Firenze ed,in contemporanea, la riuscita mobilitazione di Cgil e Fiom a piazza San Giovanni a Roma.Chi e come dovrebbe dunque cambiare?La risposta la possiamo riprendere da un bell’editoriale del quotidiano Europa,dedicato alla predetta circostanza: “È da quando è sulla scena, che più o meno ogni giorno – scrive Europa - qualcuno chiede a Matteo Renzi di essere diverso da come è. Per un periodo l’ha fatto anche Europa, quando temeva che gli scossoni che il rottamatore dava al Pd, allora malato, potessero ammazzarlo.Era un pronostico assai diffuso al tempo (sembra un secolo fa, sono appena due anni). Non so se fosse da assimilare alle odierne gufate, in ogni caso era un timore sbagliato. Oggi dire che Renzi abbia guarito il Pd è un eufemismo. E dovrebbe bastare questo a chiudere le polemiche sulla Leopolda: pur senza esporre bandiere del Pd, la verità è che le Leopolde hanno salvato il Pd, fin dalla prima edizione. Prima come incubatrici, poi come vettori del gruppo dirigente che ha portato i democratici a governare l’Italia, a battersi in prima fila in Europa, a divenire oggetto d’attenzione per i progressisti nel mondo.Più che sbagliato, è inutile chiedere a Renzi di cambiare. Qualsiasi istanza di normalizzazione, rivolta con le migliori intenzioni, cadrà nel vuoto. Renzi può cambiare tattica e tempi, anzi è rapidissimo a farlo, ma non cambierà mai prassi operativa. È un po’ come per la Leopolda: tutti si interrogano su come debba per forza cambiare (o sparire) ora che il renzismo è partito, governo, istituzione; Renzi, senza interrogarsi troppo, si siede al solito banco da dj e conduce il solito gioco.Il fatto è che sono gli altri, sostenitori e avversari, che dovrebbero cambiare e non l’hanno fatto.” Ecco,partendo da questa conclusione che si può forse andare nella giusta direzione.Nel senso che un dibattito plurale indirizzato ad individuare una nuova identità riformista calata nel tempo che attraversiamo e che ha cambiato molti dati di fondo della società,del contesto in cui ci muoviamo,in Europa e non solo;tutto questo non solo non è limitativo,può dare bensì maggior forza ad un partito della grande tradizione socialdemocratica europea e che in Italia e nel Vecchio Continente mira oggi a giocare una partita di primo piano. Si vorrà probabilmente obbiettare:ma con tutto quello che sta accadendo non solo sullo scenario italiano(su tante piazze lo “sciopero sociale” che è segnale nuovo di malessere diffuso ed assieme un ottimo investimento per gli imprenditori della violenza,dai Salvini,ai Borghezio -non parliamo dell’usurato showman dei 5Stelle e dei suoi comprimari - ai vecchi e sfiancati burattinai del rigurgito fascista sempre in agguato) il Pd crede ancora di poter governare il quadro d’assieme del Paese percorso da così tante tensioni?La risposta non può essere che sì.Intanto per mancanza della benchè minima alternativa credibile e concretamente spendibile.In secondo luogo,perché il Pd è appunto una grande forza democratica riformista, erede di una collaudata esperienza della cultura politica,di proposta e di governo, socialdemocratica europea,consistentemente premiata dal consenso popolare(quasi il 41%) alle ultime consultazioni di fine maggio per le europee,facendone il principale partito del riformismo democratico(il Partito del socialismo europeo,il Pse).Infine,perché esso è impegnato in un duro ma sin qui vittorioso tentativo di dare all’Italia una cornice di riforme in materia economica,del lavoro,delle istituzioni che dovrebbero farne uno dei paesi che meglio di ogni altro in Europa sta per compiere il grande balzo in avanti,con l’assetto più innovativo in materia politica,economica iastituzionale,come della garanzia dei diritti del cittadino.Passaggi certamente assai impegnativi,ma sin qui positivamente già avviati in sede parlamentare.Portare a compimento l’opera riformatrice del Governo Renzi significherà oltretutto affrontare con più fondate ragioni nella Ue,con la nuova Commissione appena insediata, la partita imperniata sul trinomio riforme-flessibilità-austerity a cui l’Italia resta,come sappiamo,fermamente interessata. Anche in virtù di una siffatta promettente cornice,ben venga dunque il dibattito interno al Pd sul cambiamento,sul chi deve prima cambiare e cosa.Sarà motivo utile a rivitalizzare energie per un interno salutare confronto di cui un grande partito come il Pd ha sempre estremo bisogno.

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