lunedì 6 gennaio 2014

I DODICI MESI CHE HANNO VISTO AL PETTINE I NODI PESANTI DEL QUADRO POLITICO


APS – Anno XVIII ( nuova serie) n°653 di lunedì 30 dicembre 2013


I DODICI  MESI  CHE HANNO VISTO AL PETTINE I NODI PESANTI DEL QUADRO POLITICO ITALIANO / ASSIEME ALLA RISCOSSA DEL PD DOPO LA CADUTA


Roma,30/12/13 – (Aps) – Ultime ore di un anno politicamente  molto travagliato.Dodici mesi nel corso dei quali si sono appalesati segnali di oggettivo aggravamento del quadro anche politico generale.A cominciare dall’esito imprevisto delle urne nel mese di febbraio,quando assieme alla disaffezione dalla politica ad opera di una robusta percentuale di astenuti che hanno  disertato le urne,si è manifestata la significativa novità del voto di protesta,o semplicemente antisistema, da parte dei più numerosi del previsto cittadini “grillini”.Con il che è anche mutato il quadro della rappresentanza politica che da bipolare è divenuto tripolare,ma con il convitato di pietra del Movimento 5S che ha trascinato nelle secche il tentativo affidato al Segretario del Pd Bersani di pervenire alla formazione di un governo,sulla base del programma del maggior partito,il Pd appunto,che era riuscito a
 strappare il premio di coalizione,almeno a Montecitorio perché i trucchi del Porcellum fanno cantare al Senato tutt’altra canzone.La anomala tripolarità del quadro politico si riverberava quidi nella immediatamente successiva fase del voto per il nuovo Capo dello Stato che registrava nuovi e poco edificanti colpi di scena con le dandidadature di centro- sinistra,:di Marini prima,soprattutto dopo di Prodi il cui nome veniva misteriosamente impallinato da ben  !05 anonimi grandi elettori del Pd.La rapida involuzione cui si avviava lo scenario politico imponeva a questo punto una soluzione di assoluta garanzia democratica,come la riproposizione del nome di Giorgio Napolitano( presidente uscente per lo spirare del termine del settennato) il quale veniva,rapidamente rieletto a largo suffragio, nonostante tutte le private ragioni come quelle di scelta istituzionale e personale oggettivamente militassero contro un secondo mandato.A premessa della sua rielezione Giorgio Napolitano aveva.fissato con estrema fermezza dignità le condizioni, per così dire, alle quali accedeva alla proposta quasi unanime del Parlamento.Unitamente all’esplicitazione delle conseguenze che ne sarebbero potute derivare – le sue dimissioni in qualsiasi momento – ove fosse venuto meno lo sforzo di solidarietà e collaborazione delle forze che avevano proposto in Parlamento la sua rielezione.
I successivi passaggi sono stati l’incarico ad Enrico Letta per le “larghe Intese”, destinate presto a naufragare tuttavia, sotto l’incalzare degli eventi giudiziari della condanna in tre gradi di giudizio di Berlusconi per frode fiscale,e la conseguente decadenza del medesimo dal seggio senatoriale.La spaccatura del Pdl,tra lealisti(Fitto) e governisti (Alfano):con la rinascita di Forza Italia e l’abbandono dell’alleanza delle “larghe ma malferme intese”,da da parte di Berlusconi.
Il capitolo più significativo dei dodici mesi che si concludono riguarda tuttavia il Pd ed il suo processo di rinnovamento, attraverso il congresso e soprattutto le primarie che ad inizio di dicembre hanno incoronato Renzi nuovo Segretario con un larghissimo consenso.Per il Pd – dopo la mancata vittoria delle politiche di febbraio ed altri episodi rivelatori di un affanno marcato nel respiro di questa che è giustamente considerata la “maggiore risorsa democratica” del Paese – si è aperta una fase impegnativa che va dal fronte del governo a quello del partito.Da qui Renzi intende lanciare gli input di una rinnovata azione del Pd, a largo orizzonte,che possa essere avvertito oltre che dai tre milioni del popolo dei gazebo da tutti i ceti della scala sociale e produttiva,tutti da qualche anno in sensibile sofferenza ed in attesa di segnali concreti di una ripresa stabile del Paese.Le prossime settimane di gennaio misureranno l’ampiezza e la forza di questa iniziativa attesa da parte del nuovo Pd post-primarie.

APS – ( Anno XVII ) – nuova serie - n° 652 di lunedì 23 dicembre 2013



IN PARLAMENTO E NEL PAESE RIBOLLONO ANSIE ACUITE DALLA CRISI,”VERGOGNE” SEDIMENTATE NEL CORSO DEL VENTENNIO/IN PIU’ UN PIZZICO DI LOBBYSMO PER IL “MILLEPROROGHE” DI FINE ANNO

Roma,23/12/13 – (Aps) – Non sappiamo se sia entrata tutta nel titolo di questa nostra nota la materia che ha fatto mostra di sé in questi giorni,nella cronaca malinconica del presente scorcio di vita repubblicana.Non c’ è alcuna contapposizione Renzi – Letta, perché entrambi sono attestati su versanti, forse diversificati, ma dello stesso quadrante politico.
Da un la posizione di governo.l’uno.di partito l’altro,simboleggiano le due interfacce destinate a  confrontarsi e verosimilmente ad integrarsi.
In una sorta di bilancio di fine anno il Presiedente del Consiglio Letta,in una conferenza stampa dedicata,ha voluto evocare il lascito “generazionale”dei quarantenni .Un discorso che s’incrocia subito con quello di Renzi.Sembrerebbe insomma che la bussolla di entrambi possa coincidere nel presente arco di tempo, in questa certo non facile opera di ricostruzione democrat.Intanto la messa a punto, da parte del Neo Segretariio Renzi di una piattaforma di lavoro,che includa il cosiddetto “job Act”.
Che cosa è il “Job Act”?E’un piano risolutivo di sostegno dell’occupazione giovanile,con contratti triennali,fuori dall’art 18.
Altro punto,la bozza elettorale su cui verosimilmente a partire da gennaio si serrerà il confronto con le altre parti politiche.Ferme restando insidie e trabocchetti di chi il risultato di un nuova legge elettorale non l’ho ha certo in cima ai suoi desideri.Se un partito così strutturato,motivato nelle scelte che vuole compiere a beneficio della democrazia politica,in campo sociale ed economico su cui  rimodellare il nostro Paese. Forte dei numeri parlamentari di cui largamente dispone,soprattutto. alla Camera,che il nuovo Pd possa avere difficoltà a giocare la propria partita sembra francamente inverosimile
Diverso forse il discorso circa l’azione di Governo affidata ad Enrico Letta.Per i molti ritardi o detriti accumulatisi in questi anni ne risulta purtroppo inceppata,il più delle volte,come sappiamo, l’azione ministeriale.Abbiamo visto lo scenario di questi ultimi giorni al Senato – dove era da ratificare in ultima lettura la legge di Stabilità- ed alla Camera dove si preparava ad andare in onda il consueto tristissimo spettacolo del Milleproroghe,con le agguerrite Lobby disposte a testuggine:uno spettacolo che non vorremmo più vedere.C’è voluto il provvidenziale “alt” dello Capo dello Stato per riprendere in mano,in estremis le redini del gioco.


 

 

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