giovedì 6 ottobre 2011

NEL QUADRO DI TOTALE CONFUSIONE DELLA MAGGIORANZA ARRIVA LA NUOVA SBERLA CHE DECLASSA L’AFFIDABILITA’ DELL’ITALIA.



Roma,04/10/11 (Aps) – E’ arrivata quasi in apertura di settimana la nuova “pagella nera” sull’affidabilità del nostro Paese in termini di gestione  economica e del deficit da cui è afflitta,unitamente all’affidabilità di governo sul piano politico.Il verdetto questa volta è dell’agenzia di rating Moody’s,dopo l’equivalente giudizio,a settembre inoltrato,da parte di Standard e Poor:L’attesa è tutta rivolta alla ripercussione sui mercati già dalla giornata di domani,anche se non sempre questi sogliono reagire all’unisono con le agenzie internazionali di rating.Ed è questa la speranza cui ci resta aggrapparci.
Certo è che il giudizio sulla nostra solvibilità confermata questa volta da Moody’s rappresenta un’altra severa batosta sulla testa di un governo,quello italiano,in preda alla più allarmante confusione,con un Premier che resta attrratto dalle sue questioni giudiziarie che continuano ad orientare ed in maniera precisa gli impegni e le scelte politico-parlamentari del centroDestra.Prova ne sia il fatto che a Montecitorio l’Assemblea dei Deputati  è impegnata a avarare  nintedimeno che che in siffatti frangenti il disegno di legge sulle intercettazioni che risponde unicamente agli interessi impegnati del Premier impelagato in mille grane giudiziarie in svariate Procure,da Milano,a Napoli,a Roma,a Bari.
D’altro canto che la bocciatura verso il berlusconismo ed il suo leader sia ormai estesissima e condivisa dall’opinione pubblica,dalle parti sociali antagoniste,sindacati e Confindustria – con l’eccezione del solito Marchionne che a suggello del suo distacco dal “quadro italiano” abbandona anche l’organizzazione datoriale massima,per proseguire nella sua avventura americana: e che Iddio ce la mandi buona! – è comprovata da troppi fattori.I quali portano tutti ad un risultato concludente che in qualsiasi paese civile,qualunque parte politica fosse installata al governo,non può non essere il famoso passo indietro che da tempo viene invocato e non solo dall’opposizione politica in Parlamento.

DIBATTITO SEMPRE  APERTO SULL’ECLISSE O RILANCIO DELLA SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA =Roma,04/10/11 ( Aps ) –Per quanto fosse stato sbrigativo e frettoloso il dibattito di una decina di giorni fà al Nazzareno sull’argomento,i promotori dell’iniziativa – Cesare Damiano e la pattuglia laburista del Pd radunata attorno alla rivista Labour&Welfare – forse neppure se l’aspettavano la scia di discussioni  che quell’incontro un po’ superficiale
ha viceversa provocato nell’arcipelago della sinistra riformista che dovrebbe essere perno e base del Pd.
Non sono soltanto gli aderenti a quella componente cattolico-popolare che in più occasioni,nei primi mesi di vita del nuovo partito, ha fatto sentire la propria voce soprattutto per gridare che “che non volevano morire socialdemocratici”,con la preoccupazione crediamo prevalente di carattere formale e nominalistica.oggi altre voci si levano in una direzione o nell’altra.Che fanno purtroppo il paio con i lamenti,con alcuni malpancismi piuttosto diffusi tutt’ora tra i democrats e che ne frenano la capacità di raccogliere per intera la domanda di cambiamento e di governo riformista che sale da larghe fasce,maggioritarie, del Paese.
Il fatto che l’Internazionale Socialista rappresenti un mondo che non c’è più può essere in parte anche vero,perché è il mondo che è cambiato profondamente  a cavallo dei due secoli.Si sono modificate le condizioni di vita in molte aree emergenti del globo ed a ragione sono cambiate anche nella vecchia Europa.Da qui a dire che il modello della socialdemocrazia del vecchio continente è crollato,non è più vincente per lo schieramento riformista,etc,etc, si rischia di gettare via il bambino con l’acqua sporca.Perchè cosa rimane?Modelli socialisti ,classici e tradizionali,che abbiano conseguito risultati in campo politico,economico,sociale sembra arduo sostenerlo.Resterebbero le alleanze progressiste che si stanno facendo strada anzi si stanno imponenendo in quelle vaste aree emergenti, e di nuovo prorompente sviluppo,quali l’India o il Brasile.Ma sono contesti diversi e diversi sono i modelli che vengono sperimentati.Motivo per il quale occorre forse essere più cauti nel dichiarare,almeno nel nostro Continente,la eclisse socialdemocratica.Si tratta semmai appunto di reimpostarne il rilancio.

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